In mostra tre grandi installazioni inedite della serie Cicli, produzione avviata nel 2020 che prende spunto dalle tradizioni dei canti popolari meridionali. Ogni opera racconta una difficile problematica, presentata attraverso brevi versi intrecciati su tessuti. Gli interventi installativi, realizzati con diversi materiali e tecniche, sono esposti grazie all’impiego di attrezzatura del backstage fotografico, come ombrelli o stativi. L’attenzione è rivolta al medium fotografico, ponte di unione tra il passato e presente: le immagini fotografiche vengono modificate digitalmente, trasferite con acidi su tessuti oppure stampate su carta blueback fatta a striscioline, per essere poi utilizzata per ricamare parole, secondo pattern decorativi di abiti cerimoniali o immagini naturali. I canti selezionati hanno origini e periodi differenti: a intrecciarli il tema comune della violenza: fisica, verbale o psicologica.
A Bologna, Labs Contemporary art presenta “L’acqua le bagna come il vento le calpesta”, personale dell’artista Dario Picariello (Avellino 1991, vive e lavora a Milano). Il primo lavoro, Cinquantaquattro, riprende un canto tradizionale orale nell’Alto Jonio Cosentino per mostrare le difficili condizioni di lavoro dei braccianti nei campi. Il lavoratore, disposto a sottoporsi a dure fatiche pur di non perdere la propria occupazione, unica fonte di sostentamento per tutta la sua famiglia, crea un rapporto di “dipendenza” con il proprietario terriero.
L’opera intitolata Le buone misure riprende i versi di A Partannisa, canto di ragazze nella raccolta delle olive, antichissima canzone popolare siciliana. Un appello di una ragazza che prega la mamma di non mandarla al mulino per non sottostare agli abusi del mugnaio.
La terza installazione mette in scena una relazione amorosa mai consumata e giunta a un capolinea. Echeggiano nell’aria i versi di Strambellate, stornello cantato in prima persona: “non mi mandà più baci per la posta che per la strada perdono il sapore se tu me li voi dare dammegli in bocca così si proverà cos’è l’amore …”
La mostra si conclude con l’esposizione di due fotografie esposte come in una sorta di polittico. Le immagini sono il risultato di un procedimento digitale: la fotografia viene letta da un software non adatto a codificarne il formato digitale originale, producendo un errore, o glitch. L’immagine ottenuta viene stampata a contatto su carta, restituendo apparizioni che si collocano in una spazialità indefinita e vibrante.
Il percorso della mostra è accompagnato da un testo critico di Eugenio Viola, Capo-curatore del Museo de Arte Moderno de Bogotá – MAMBO, Colombia e prossimo curatore del Padiglione Italiano alla Biennale d’Arte del 2022.
C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa Guzman, settembre 2021
L’ACQUA LE BAGNA COME IL VENTO LE CALPESTA
14 settembre – 13 novembre 2021
Labs Contemporary Art
Via Santo Stefano 38, Bologna
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