Un nuovo tributo a Fabrizio De André. L’omaggio musicale e personale del figlio all’eredità artistica umana e politica di un grande poeta, testimonianza di un rapporto d’amore profondo. Cristiano De André ha riproposto al pubblico italiano, in un Tour durato due anni, il concept album “Storia di un impiegato”, capolavoro quanto mai attuale di De André, scritto nel 1973 con Giuseppe Bentivoglio e Nicola Piovani. Alla base del film “DEANDRÉ#DEANDRÉ Storia di un impiegato” ci sono musica, documenti inediti e la partecipazione esclusiva di Cristiano De André, Dori Ghezzi e Filippo De André.
La regista Roberta Lena – già autrice dello spettacolo/concerto – indaga, attraverso la memoria di Cristiano, il suo rapporto con il padre, fornendo uno sguardo diverso sul grande cantautore e una visione contemporanea di un’opera che rappresenta un’eredità artistica e politica per ognuno di noi.
Vengono svelati le memorie mai confessate, i sentimenti che hanno ispirato la creazione, la comunità di artisti e amici che sono diventati famiglia: i grandi artisti di quel tempo che riempivano la casa di Portobello in Sardegna, dove l’album è stato in parte concepito e che circondavano il bambino Cristiano. Nel film tutte le vicende di Faber, filtrate dalla memoria del figlio, appaiono arricchite, approfondite dal più forte dei legami, fino a diventare un racconto completamente inedito, per contenuti e carica emotiva. Una sorta di biografia, attraverso il rapporto speciale tra padre e figlio, del loro comune sentire, del loro comune pensiero sociale, delle sofferenze condivise, fino ad arrivare a un riconoscimento totale e alla simbiosi, al passaggio di testimone, all’eredità.
“DEANDRÉ#DEANDRÉ Storia di un impiegato”, film documentario prodotto da Intersuoni, Nuvole Production e Nexo Digital, è stato presentato in anteprima come evento speciale nella sezione Fuori Concorso della 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, e approda ora nei cinema italiani solo il25, 26, 27 ottobre 2021.
“Voi non avete fermato il vento gli avete fatto perdere tempo” diceva Fabrizio De André rivolto al potere parlando di cosa era rimasto del ’68. E aggiungeva che la creazione dell’album “Storia di un impiegato” gli aveva fatto compiere la sua più grande rivoluzione: “Già è stato difficile da borghese diventare anarchico, ma il vero lavoro è stato da individualista diventare collettivista”.Per questo, il film esplora il conflitto atavico che è stata la rivoluzione di Fabrizio e che è diventata quella di Cristiano, con uno sguardo ai nuovi movimenti sociali del mondo in quegli anni e a quelli del mondo contemporaneo.
C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa Nexo digital, settembre, ottobre 2021