Women in Abstraction si prefigge di riscrivere la storia dei contributi dati da artiste donne all’astrazione nel XX secolo, fino agli anni ’80 circa, con alcune incursioni nel XIX secolo. Oltre cento artiste sono qui presentate come attrici e co-creatrici, a pieno titolo, del modernismo e della sua eredità. La mostra mette in luce i processi che hanno portato alla loro invisibilità e sottolinea alcune delle pietre miliari che hanno segnato la storia dell’astrattismo, mettendone in discussione i canoni estetici. Molte hanno adottato un’identità non di genere, mentre altre hanno rivendicato un’arte “femminile”. L’esposizione, aperta a varie forme espressive, abbraccia la danza, le arti decorative, la fotografia e il cinema e presenta un dialogo a più voci che travalica i confini occidentali. L’allestimento è organizzato dal Centre Pompidou di Parigi in collaborazione con il Museo Guggenheim di Bilbao, dove è visitabile dal 22 ottobre 2021 al 27 febbraio 2022, ed è patrocinato da Fundación BBVA.
Il percorso espositivo si apre con un’incursione nel diciannovesimo secolo, riscoprendo il lavoro di Georgiana Houghton dal 1860, minando le origini cronologiche dell’astrazione e riconducendola alle sue radici spiritualiste. Houghton illustra il “simbolismo sacro”, uno dei temi esplorati in mostra. Lo spiritualismo in voga negli anni Cinquanta dell’Ottocento costituiva una delle vie principali verso l’astrazione. Le donne precorsero i tempi e furono le prime a inventare un modello di astrazione che non fosse concettualizzato come tale.
Mini monografie sono dedicate ad artiste che sono state ingiustamente eclissate o raramente esposte in Europa. Nel catalogo che accompagna la mostra, vengono posti in risalto gli specifici contesti educativi, sociali e istituzionali che circondavano e incoraggiavano, oppure al contrario ostacolavano la legittimazione dell’arte al femminile. La mostra rivela perché molte artiste donne non fossero in cerca di un riconoscimento e tiene conto delle posizioni delle artiste stesse, con tutte le loro complessità e i paradossi. Alcune, come Sonia Delaunay-Terk, hanno adottato una posizione non di genere mentre altre, come Judy Chicago, rivendicano un’arte femminile.
Tale versione femminile della storia sovverte la limitazione dello studio di questa corrente artistica alla sola pittura, motivo per cui molte donne sono state escluse, visto che un approccio così modernista rifiutava le dimensioni spiritualistiche, ornamentali e performative proprie dell’astrazione. L’energia della scena parigina negli anni ’50 è sottolineata dalle opere dell’artista libanese Saloua Raouda Choucair, della cubano-americana Carmen Herrera e della turca Fahrelnissa Zeid. La mostra esplora anche le modernità dell’America Latina, del Medio Oriente e dell’Asia, oltre alle artiste afroamericane le cui voci hanno beneficiato di una certa visibilità dai primi anni ’70.
Un altro tema esplorato al Guggenheim è il ruolo dei tessuti nella storia dell’astrazione. Dai primi anni ’60 in poi, alcune artiste, principalmente dell’Europa dell’Est e degli Stati Uniti, realizzarono opere tessili monumentali, che dominavano lo spazio come fossero sculture. Il termine “Nuovo Arazzo” fu progressivamente abbandonato a favore di “Fiber Art” e “Textile Art”. Le opere tessili furono esposte per la prima volta al Museum of Modern Art di New York nel 1969. Il lavoro dell’artista catalana Aurèlia Muñoz dà un contributo importante a questo tema.
La curatela della mostra è di Christine Macel, capo curatore del Centre Pompidou, Karolina Lewandowska, curatrice della Fotografia e Direttrice del Museo di Varsavia, in collaborazione con Lekha Hileman Waitoller, curatrice del Museo Guggenheim di Bilbao.
M.C.S.
Fonte: Ufficio Stampa Guggenheim, 21 ottobre 2021
Immagine di copertina:
Huguette Caland, Body Scraps (Bribes de corps), 1973
Courtesy of the Caland Family Photo: Elon Schoenholz
WOMEN IN ABSTRACTION
22 ottobre 2021 – 27 febbraio 2022
Guggenheim Museum Bilbao
www.guggenheim-bilbao.eus