Va in scena al Teatro alla Scala la terza nuova produzione della stagione: La Calisto di Francesco Cavalli viene eseguita per la prima volta al Piermarini con la direzione di Christophe Rousset e la regia di David McVicar. Nel ricco cast di cantanti, cui è chiesta proprietà stilistica e brillante disinvoltura scenica, spiccano Chen Reiss, Véronique Gens, Olga Bezsmertna, Christophe Dumaux, Luca Tittoto e Markus Werba e le giovani Federica Guida e Svetlina Stoyanova. Il sontuoso spettacolo è proposto in cinque rappresentazioni dal 30 ottobre al 13 novembre 2021. Scene di Charles Edwards, costumi di Doey Lüthi, luci di Adam Silverman, coreografia di Jo Meredith, video di Rob Vale.
Il Barocco ha alla Scala una storia lunga ma discontinua, che solo negli ultimi anni si è consolidata con il successo di alcuni capolavori di Händel. La tradizione preclassica italiana tuttavia era rappresentata praticamente dal solo Monteverdi. L’opera è nata in Italia, eppure i capolavori italiani del primo secolo della sua storia sono ancora una rarità d’ascolto sui nostri palcoscenici. Il Teatro alla Scala, su impulso del Sovrintendente Meyer, ha deciso di ampliare il suo repertorio aprendosi ai compositori contemporanei o immediatamente successivi a Monteverdi.
L’OPERA
Tra questi, il suo allievo Francesco Cavalli, pure lui originario del cremonese, trapiantato a Venezia come cantore di chiesa. La Calisto (1651) è insieme tra i suoi più alti raggiungimenti artistici e un perfetto esempio degli stilemi dell’opera eroicomica, che presentava insieme personaggi mitologici e popolari, in intrecci dai risvolti la cui audacia sarebbe stata bandita dai palcoscenici a partire dal secolo successivo, ma soprattutto capaci di parlare al pubblico odierno grazie alla loro sincerità e capacità descrittive, unite alla limpida seduzione della melodia.
LA TRAMA
Il libretto di Giovanni Faustini, dalle Metamorfosi di Ovidio, racconta come Giove, sceso con Mercurio su una terra sconvolta dal passaggio del carro di Fetonte, concupisca la ninfa Calisto, seguace di Diana, e per conquistarla assuma l’aspetto della Dea, che è invece attratta da Endimione. La gelosa Giunone si vendica crudelmente trasformando Calisto in orsa, ma Giove intenerito la chiama in cielo in forma di costellazione: l’Orsa maggiore.
LA FORTUNA DE LA CALISTO
La Calisto, presentata per la prima volta a Venezia il 28 novembre 1651, senza troppo successo nell’ambito della programmazione inaugurale del Teatro di Sant’Apollinare (Sant’Aponal), dove Faustini era librettista e impresario, ha segnato in tempi moderni un punto di svolta per la rinascita dell’interesse non solo per l’opera veneziana ma per tutta la Early Music.
Se i manoscritti di Cavalli erano stati descritti già alla fine dell’800 da Taddeo Wiel, il merito della rinascita internazionale dell’autore va al Festival di Glyndebourne che nel 1970 riportò in scena La Calisto, la quale,da allora, gode di presenza regolare sui palcoscenici europei, ma la riscoperta ha originato anche un dibattito sull’edizione e sul significato stesso dell’opera.
La storia esecutiva moderna sottolinea dapprima gli aspetti più libertini e scopertamente erotici del libretto, spesso con risvolti grotteschi. Con il passare degli anni e l’approfondimento degli studi si afferma una visione più complessa dell’opera, in cui le libertà personali e sessuali sono solo una parte di una visione filosofica più ampia, in cui il libero pensiero si tinge di atmosfere neoplatoniche nella celebrazione della rivoluzione scientifica seicentesca.
LO SPETTACOLO
Proprio a questa visione aggiornata e consapevole di come la Repubblica di Venezia, in cui andava in scena l’opera, fosse patria e rifugio di libertà personali ma anche filosofiche, scientifiche e politiche, si ispira lo spettacolo di David McVicar. Molti commentatori recenti hanno individuato nella figura del pensatore – e astronomo – Endimione, castamente innamorato di Diana e orgoglioso difensore dell’indipendenza dell’intelletto, un riferimento a Galileo, costretto all’abiura pochi anni prima della prima dell’opera, nel 1633.
IL CONVEGNO DI STUDI
Il giorno della prima, al convegno di studi “Di dolci parolette, lasciva melodia” curato dal prof. Franco Pulcini, partecipano Dinko Fabris, Davide Daolmi, Lorenzo Bianconi e lo stesso direttore Christophe Rousset. Sabato 30 ottobre 2021 ~ ore 15-18 Teatro alla Scala ~ Ridotto dei Palchi. Ingresso libero fino a esaurimento posti. In diretta streaming sul sito, sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Teatro.
C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 26 e 28 ottobre 2021
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