Un rotolo di tessuto prezioso o di carta, dipinto o calligrafato, pensato per essere appeso durante occasioni speciali o utilizzato come decorazione in accordo alle stagioni dell’anno: il kakemono o kakejiku è un genere di opera dipinta estremamente diffusa in Giappone e in tutta l’Asia orientale, dove assume nomi differenti. I “rotoli appesi” sono distintivi della produzione pittorica di Cina, Corea e Vietnam, oltre che del Giappone, e rappresentano il corrispettivo del “quadro” occidentale. A differenza delle nostre tele o tavole, i rotoli dipinti presentano una struttura relativamente morbida e sono pensati per una fruizione limitata nel tempo.

Esposti nel tokonoma (alcova) delle case giapponesi o lasciati per qualche ora soltanto a oscillare nella brezza di un giardino, queste opere d’arte partecipano del tempo e del movimento, mentre i dipinti su tela o tavola tipici della tradizione occidentale sembrano invece impregnati di fermezza e di continuità. Le differenze non sono solo puramente formali, ma riflettono una diversa concezione estetica e filosofica: alla base delle opere su rotolo si trova infatti un’allusione all’impermanenza e alla mutazione quali elementi ineludibili (e positivi) dell’esistenza.

Tani Bunchō (Edo, 1763-1841) Autoritratto dell’artista 1832

La mostra al Museo d’Arte Orientale di Torino, “Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese”, la prima in Italia focalizzata su questa forma d’arte, presenta 125 kakemono oltre a ventagli dipinti e lacche decorate appartenenti alla Collezione Claudio Perino, un’importante raccolta di opere acquisite dal collezionista piemontese, fra i principali prestatori e mecenati del MAO.

I kakemono, allestiti in cinque sezioni tematiche – fiori e uccelli, animali, figure, paesaggi, piante e fiori – conducono il visitatore attraverso un mondo ricchissimo, in cui rappresentazioni minuziose e naturalistiche, punteggiate di dettagli sottili, si affiancano a immagini estremamente essenziali e rarefatte, dove la forma perde i suoi contorni, si disgrega progressivamente per diventare segno evocatore di potenti suggestioni, in un estremo esercizio di sintesi e raffinatezza, quasi un astrattismo ante litteram.

Fra i kakemono esposti al MAO figurano alcune opere dei maggiori artisti giapponesi, tra cui Yamamoto Baiitsu, Tani Buncho, Kishi Ganku e Ogata Korin.

La mostra e il catalogo bilingue, pubblicato da Skira, entrambi a cura dello studioso olandese Matthi Forrer, storico dell’arte orientale ed esperto di pittura giapponese, professore di Cultura materiale del Giappone pre-moderno all’Università di Leida, nascono da una collaborazione tra MAO e MUSEC-Museo delle Culture di Lugano, e tra la Fondazione Torino Musei e la Fondazione culture e musei di Lugano, dove l’esposizione è stata presentata al pubblico nel luglio 2020.

C.S. 
Fonte: Ufficio Stampa Mao, 2 novembre 2021
Immagine di copertina:
Kaburagi Kiyokata (1878-1972)
Una geisha con parasole 1920-39

KAKEMONO
Cinque secoli di pittura giapponese. La Collezione Perino
12 novembre 2021 – 25 aprile 2022

MAO Museo d’Arte Orientale
Via San Domenico 11, Torino
www.maotorino.it