Un rotolo di tessuto prezioso o di carta, dipinto o calligrafato, pensato per essere appeso durante occasioni speciali o utilizzato come decorazione in accordo alle stagioni dell’anno: il kakemono o kakejiku è un genere di opera dipinta estremamente diffusa in Giappone e in tutta l’Asia orientale, dove assume nomi differenti. I “rotoli appesi” sono distintivi della produzione pittorica di Cina, Corea e Vietnam, oltre che del Giappone, e rappresentano il corrispettivo del “quadro” occidentale. A differenza delle nostre tele o tavole, i rotoli dipinti presentano una struttura relativamente morbida e sono pensati per una fruizione limitata nel tempo.
Esposti nel tokonoma (alcova) delle case giapponesi o lasciati per qualche ora soltanto a oscillare nella brezza di un giardino, queste opere d’arte partecipano del tempo e del movimento, mentre i dipinti su tela o tavola tipici della tradizione occidentale sembrano invece impregnati di fermezza e di continuità. Le differenze non sono solo puramente formali, ma riflettono una diversa concezione estetica e filosofica: alla base delle opere su rotolo si trova infatti un’allusione all’impermanenza e alla mutazione quali elementi ineludibili (e positivi) dell’esistenza.
La mostra al Museo d’Arte Orientale di Torino, “Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese”, la prima in Italia focalizzata su questa forma d’arte, presenta 125 kakemono oltre a ventagli dipinti e lacche decorate appartenenti alla Collezione Claudio Perino, un’importante raccolta di opere acquisite dal collezionista piemontese, fra i principali prestatori e mecenati del MAO.
I kakemono, allestiti in cinque sezioni tematiche – fiori e uccelli, animali, figure, paesaggi, piante e fiori – conducono il visitatore attraverso un mondo ricchissimo, in cui rappresentazioni minuziose e naturalistiche, punteggiate di dettagli sottili, si affiancano a immagini estremamente essenziali e rarefatte, dove la forma perde i suoi contorni, si disgrega progressivamente per diventare segno evocatore di potenti suggestioni, in un estremo esercizio di sintesi e raffinatezza, quasi un astrattismo ante litteram.
Fra i kakemono esposti al MAO figurano alcune opere dei maggiori artisti giapponesi, tra cui Yamamoto Baiitsu, Tani Buncho, Kishi Ganku e Ogata Korin.
La mostra e il catalogo bilingue, pubblicato da Skira, entrambi a cura dello studioso olandese Matthi Forrer, storico dell’arte orientale ed esperto di pittura giapponese, professore di Cultura materiale del Giappone pre-moderno all’Università di Leida, nascono da una collaborazione tra MAO e MUSEC-Museo delle Culture di Lugano, e tra la Fondazione Torino Musei e la Fondazione culture e musei di Lugano, dove l’esposizione è stata presentata al pubblico nel luglio 2020.
C.S.
Fonte: Ufficio Stampa Mao, 2 novembre 2021
Immagine di copertina:
Kaburagi Kiyokata (1878-1972)
Una geisha con parasole 1920-39
KAKEMONO
Cinque secoli di pittura giapponese. La Collezione Perino
12 novembre 2021 – 25 aprile 2022
MAO Museo d’Arte Orientale
Via San Domenico 11, Torino
www.maotorino.it