Le Gallerie degli Uffizi ospitano una mostra incentrata sul tema della violenza sulle donne, in cui l’arte antica si rispecchia nella drammatica attualità. E incrementano le proprie collezioni grazie ai Friends americani, che hanno donato tre opere di Fra’ Arsenio Mascagni, Leonello Spada e Francesco Loiacono. Invece Palazzo Pitti viene “illuminato” dalle stelle decapitate di Franco Ionda e accoglie un prestigioso prestito da Vienna: il ritratto di Jacopo Strada dipinto da Tiziano.

AGLI UFFIZI

LO SFREGIO: LA SCULTURA DI BERNINI E LE FOTO DI ILARIA SAGARIA
Dallo sfregio seicentesco del Bernini ai volti invisibili delle donne aggredite con l’acido: agli Uffizi diventa mostra il “No alla violenza contro le donne”. Lo straordinario busto di Costanza Piccolomini Bonarelli, scolpito nel marmo da Gian Lorenzo Bernini per omaggiare l’amata, poi deturpata al volto in un accesso di gelosia; gli scatti contemporanei di Ilaria Sagaria dedicati alle donne sfigurate con l’acido, dal volto invisibile, bendato, protagoniste del ciclo Il dolore non è un privilegio. L’arte antica si riflette nell’attualità, ricordando quanto la violenza di genere sia un dramma senza tempo, in “Lo sfregio”, esposizione al secondo piano delle Gallerie degli Uffizi a Firenze. Organizzata simbolicamente nel mese in cui ricorre la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, dal 2 novembre al 19 dicembre 2021, la mostra pone in dialogo le fotografie di Ilaria Sagaria con il capolavoro di Gian Lorenzo Bernini, in prestito dal Museo Nazionale del Bargello e restaurato da Maura Masini con un finanziamento delle Gallerie degli Uffizi.

Nel busto in marmo (databile al 1637-1638) lo scultore ritrae la donna con naturalezza e intimità: la camicia aperta, la pettinatura mossa, lo scatto del collo, la bocca socchiusa quasi a suggerire un dialogo. Nella tarda estate del 1638 Bernini, scoperto il legame di Costanza con il fratello Luigi, pazzo di gelosia, fece sfregiare il volto della donna. Bernini fu graziato e proseguì la sua brillante carriera senza conseguenze, mentre Costanza venne reclusa in un monastero per quattro mesi. Fece poi ritorno dal marito, Matteo Bonarelli, con il quale dette vita a un fiorente commercio di sculture. In lei oggi è riconosciuto un emblema della capacità di riscatto che si ritrova oggi in tante vittime di violenza, alle quali le fotografie di Ilaria Sagaria, dedicate alle donne che hanno subito attacchi con acido, danno liricamente voce. Il ciclo di scatti Il dolore non è un privilegio ricorda infatti come il crimine subito da Costanza si riattualizzi oggi nei casi ancora più efferati degli attacchi con l’acido. A essere preso di mira, esattamente come allora, è il volto delle vittime, investito da sostanze corrosive che bruciano la pelle ed erodono ossa e cartilagini, condannando ad un calvario fisico e psicologico.

Alla presentazione della mostra hanno portato la loro testimonianza Filomena Lamberti, vittima di violenza con l’acido e testimonial dell’associazione Spaziodonna di Salerno, Petra Filistrucchi, vicepresidente del centro antiviolenza Artemisia di Firenze, Jaf Shah, direttore esecutivo di Acid Survivors Trust International.

TRE DIPINTI DONATI DAGLI AMICI AMERICANI DEL MUSEO FIORENTINO
I Friends of the Uffizi Gallery, ramo statunitense degli Amici degli Uffizi, hanno acquistato per la Galleria tre preziose opere: il Conte Ugolino di Fra’ Arsenio Mascagni, un soggetto tratto dalla Divina Commedia raramente raffigurato prima dell’Ottocento, la caravaggesca Liberazione di San Pietro dal carcere del bolognese Leonello Spada (attivo, oltre che in Emilia, anche a Roma, a Napoli e a Malta), e la Campagna siciliana dopo la pioggia (1886 circa) del pittore siciliano Francesco Loiacono, del quale le Gallerie non possedevano finora nessuna opera.

Il valore dell’opera Il Conte Ugolino di Fra’ Arsenio Mascagni è dato, oltre che dalla cupa bellezza del dipinto, dalla rarità del soggetto per l’epoca. Fin dal Medioevo infatti si conosce un numero cospicuo di illustrazioni della Divina Commedia in codici miniati o su carta, mentre fino all’Ottocento le rappresentazioni in pittura o scultura di episodi danteschi costituiscono una vera e propria rarità. Anche per questo il dipinto del Mascagni viene esposto agli Uffizi nella sala della Niobe fino al 9 gennaio 2021. La straziante agonia di Ugolino della Gherardesca e dei suoi figli, in procinto di morire di fame, si riflette nella tragica espressività del gruppo scultoreo dei Niobidi, figli di Niobe e Tantalo, che secondo la leggenda greca vennero sterminati senza pietà uno ad uno da Apollo e Artemide per punire la superbia della loro madre.

Nel dipinto La liberazione di San Pietro dal carcere di Leonello Spada, il rugoso San Pietro, indebolito dalla permanenza in carcere e con le mani rovinate ben in vista, è accompagnato da un angelo che sembra emanare luce. Le due figure in dialogo, il vecchio e il giovane che lo sostiene, occupano tutta la scena in un chiaroscuro drammatico, chiaramente derivato da Caravaggio. Ma come simbolo del bene, il protagonista è l’angelo, con la veste di raso color corallo dalle maniche bianche e oro: il pittore sembra rifarsi a lontani modelli lombardi tra cui il bresciano Gerolamo Savoldo, cui si ispira anche Caravaggio.

La campagna siciliana dopo la pioggia di Francesco Loiacono è un bozzetto del pittore siciliano per la tela ‘Dopo la pioggia’ conservata alla Fondazione Banco di Sicilia a Palermo. Si tratta di un soggetto en plein air, tipico degli impressionisti francesi, ricorrente nell’opera dell’artista, che con pennellate vibranti offre all’osservatore un’esperienza quasi sensoriale: l’umidità del terreno, l’aria tersa, la luce argentea, con frammenti di cielo che si riflettono nelle pozze d’acqua.

A PALAZZO PITTI

LE STELLE DI FRANCO IONDA ‘ILLUMINANO’ PALAZZO PITTI
L’ universo di Franco Ionda, tra stelle decapitate dalla forma irregolare, chiodi stretti e lungi, sagome nere che vagano senza meta, popola l’esposizione “Smarriti”: 36 opere che trasmettono il disorientamento dell’attuale momento storico senza perdere la speranza nel futuro. E raccontano gli oltre 40 anni di produzione creativa dell’artista fiorentino, nella mostra organizzata dalle Gallerie degli Uffizi e accolta nell’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti dal 12 ottobre al 12 dicembre 2021.

Le stelle decapitate, i chiodi, gli sbandati si contaminano infatti con altri temi cardine della riflessione dell’artista: il dramma dei migranti, dei prigionieri, dei reduci di guerra, delle madri nei territori di confino. L’ispirazione di Ionda sono i versi finali del poema di Vladimir Majakovskij La nuvola in calzoni (1914-15) “Guardate! Hanno di nuovo decapitato le stelle / e insanguinato il cielo come un mattatoio”: una potente metafora sulla quale l’artista costruisce un ventaglio diinvenzioni originali che trovano la loro più compiuta espressione simbolica nelle stelle decapitate. Realizzate in alluminio, questi astri caduti e spezzati partecipano alla denuncia e al riscatto dell’umanità insieme ad ammassi di chiodi lunghi e affilati.

Sulle pareti ottocentesche dell’Andito degli Angiolini in Palazzo Pitti, questi elementi dialogano con le immagini dei migranti e delle madri profughe prelevate dai mass media, ma soprattutto con una serie di silhouettes nere, messaggio universale che va oltre i singoli eventi storici: schiere di uomini costretti a vagare senza meta, marines degradati a soldatini, teste “vuote” di generali allo sbando. Sono loro i veri protagonisti della mostra, gli Smarriti del titolo. Tuttavia nell’arte di Ionda il caos, il disequilibrio, l’oscurità non sono mai privi di speranza: in Ambigua, la grande tavola site-specific realizzata proprio per questi spazi, la figura del lanciatore è infatti colta nell’atto di rilanciare le stelle in cielo, proprio con l’intenzione che esse possano tornare a illuminare la notte.

NELLA REGGIA DI PALAZZO PITTI ARRIVA DA VIENNA IL RITRATTO DI JACOPO STRADA DIPINTO DA TIZIANO
L’illustrissimo ‘inquilino’ di Palazzo Pitti è il colto e dinamico antiquario e studioso lombardo del Cinquecento Jacopo Strada, dipinto da Tiziano Vecellio. L’opera, accolta fin dal Seicento nelle collezioni d’arte degli Asburgo a Bruxelles e poi a Vienna, e oggi tra i capolavori del Kunsthistorisches Museum nella capitale austriaca, è stata eccezionalmente concessa in prestito alle Gallerie degli Uffizi per l’esposizione intitolata “Un ospite da Vienna: Jacopo Strada di Tiziano”, allestita in Sala Bianca dal 5 ottobre 2021 al 16 gennaio 2022.

Antiquario, architetto, orafo, scrittore, collezionista, mercante d’arte, Jacopo Strada (Mantova, circa 1515 – Vienna, 1588) fu senza dubbio tra le figure più culturalmente energiche e poliedriche nell’Europa del Cinquecento. Nato da una nobile famiglia mantovana, si formò negli studi umanistici all’ombra del raffinato circolo culturale riunito intorno alla corte dei Gonzaga; quindi, nel 1546, andato a vivere in Germania, dove avviò una fruttuosa attività come consulente d’arte dei maggiori collezionisti del tempo, tra i quali il potentissimo banchiere Jakob Fugger, l’imperatore Ferdinando I d’Asburgo e il duca di Baviera Alberto V.

I numerosi viaggi in Italia, alla ricerca di sculture antiche, medaglie, disegni e dipinti dei maggiori maestri del Rinascimento, lo portarono in particolare a Roma e a Venezia, dove nel 1567 tentò invano di acquistare la collezione del senatore Gabriele Vendramin, amico e committente di Tiziano. Risale proprio a questa occasione l’incontro con Tiziano e la realizzazione del dipinto ora esposto a Firenze. È uno degli ultimi ritratti eseguiti da Tiziano, che aveva da tempo abbandonato questo genere pittorico nel quale pure aveva dato prove altissime, molte delle quali si possono ammirare proprio nell’ex reggia medicea, nelle sale della Galleria Palatina, ed anche agli Uffizi.

La mostra pone il ritratto in dialogo con una piccola Venere antica scolpita in marmo, simile a quella tenuta tra le mani dallo Strada nel dipinto.

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa Uffizi, ottobre, novembre 2021

www.uffizi.it