Dedicato ai Signori delle Province Unite del Belgio, il Globo celeste realizzato da Jodocus Hondius Jr. e Adrian Veen nel 1613, riporta le stelle osservate da Tycho Brahe e quelle antartiche rilevate da Pietre Dierchsz Keyser e Frederick de Houtman. Il delicato intervento di restauro, durato sei mesi, ha consentito il recupero della piena leggibilità iconografica dell’opera, restituendo vividezza ai colori e alle stampe. Ha inoltre offerto l’occasione per approfondire la conoscenza della tecnica esecutiva.

Il restauro è stato reso possibile grazie al contributo di Friends of Florence, attraverso il dono di Catharin Dalpino, che lo ha dedicato al padre, Lt Col. Milton DalPino. L’intervento è stato realizzato da L’Officina del Restauro, sotto la direzione scientifica del Museo Galileo e l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Pistoia e Prato.

IL GLOBO (Estratto dalla nota di Giorgio Strano – Curatore del Museo Galileo)
La produzione cartografica conobbe un intenso fervore nel primo Seicento. Le scoperte geografiche erano all’ordine del giorno e significavano la nascita di nuovi mercati e vie commerciali. Mappe e globi erano perciò oggetti ricercati, che richiedevano un costante aggiornamento. Perciò, la realizzazione e vendita di questi strumenti scientifici potevano apportare cospicui guadagni ai loro fabbricanti.

Porto vitale nelle prospettive di indipendenza politica e economica delle Province Unite dei Paesi Bassi dalla corona di Spagna, Amsterdam vide competere fra loro tre dinastie di cartografi: i van Langren, gli Hondt e i Blaeu. A cavallo fra Cinque e Seicento, nell’arco di circa sei anni, la competizione si tradusse nella comparsa di ben diciassette edizioni di globi.

Nel 1611, Joost de Hondt, o Hondius (1563-1612) iniziò a lavorare a una coppia di globi — celeste e terrestre — del diametro di 21 pollici (53,5 cm). Dopo la sua morte, il lavoro fu completato dal figlio Jodocus Hondius “il Giovane” (1593-1629) e da Adriaen Veen (n. 1572). I fusi del globo celeste apparvero nel 1613, come indica un cartiglio con la dedica ai signori delle Province Federate del Belgio.

Il globo è costituito da 12 fusi — fasce di carta della larghezza massima di circa 14 cm — divisi in due parti ciascuno, e da due calotte circolari. Le figure delle costellazioni sono colorate e protette da un velo di lacca. La rappresentazione cartografica è del tipo “convesso”: le costellazioni sono cioè mostrate come apparirebbero a un ipotetico osservatore collocato all’esterno della sfera celeste. Questo significa che le figure e i relativi asterismi appaiono speculari rispetto a come si vedono nel cielo notturno.

La rappresentazione si rifà allo stile cartografico della dinastia rivale dei Blaeu. Compaiono tutte le costellazioni descritte da Claudio Tolomeo (II sec. d.C.) nell’Almagesto, con poche varianti. Si notano inoltre le costellazioni dell’emisfero australe tracciate dall’esploratore Frederick de Houtman (1571- 1627). Le posizioni delle stelle a nord del tropico del Capricorno si rifanno alle misurazioni precise di Tycho Brahe (1546-1601). Il ritratto di questo astronomo danese compare in un apposito cartiglio, a garanzia dell’accuratezza scientifica dei dati utilizzati.

PROSSIMO INTERVENTO SUL GLOBO IN PALAZZO VECCHIO
La collaborazione con il Museo Galileo proseguirà anche nei prossimi mesi in occasione del restauro della Sala delle Carte Geografiche in Palazzo Vecchio e del Globo terrestre di Egnazio Danti lì custodito. Il Museo fornirà la consulenza storico-scientifica indispensabile per la corretta esecuzione del lavoro di restauro e realizzerà la ricostruzione virtuale della Sala secondo il progetto originale di Giorgio Vasari e del Globo, pesantemente danneggiato da restauri e rifacimenti a partire dal XVI secolo. Un sito web dedicato renderà possibile l’esplorazione virtuale del Globo e dell’intera Sala.

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa Friends of Florence, 8 novembre 2021