Si accendono i riflettori sulla celeberrima tela di Caravaggio a settant’anni dalla sua riscoperta e a cinquanta dall’acquisizione da parte dello Stato Italiano. Le Gallerie Nazionali di Arte Antica a Roma presentano la mostra “Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta. Violenza e seduzione nella pittura tra Cinquecento e Seicento”, a cura di Maria Cristina Terzaghi, che ospita 31 opere nello spazio mostre di Palazzo Barberini dal 26 novembre 2021 al 27 marzo 2022.
IL DIPINTO DI CARAVAGGIO
Tra le più famose e acclamate opere del Merisi, grazie alla potenza della rappresentazione e alla forza emanata dai tre protagonisti, la Giuditta venne riscoperta nel 1951 da Pico Cellini, uno dei massimi restauratori del Novecento, il quale da ragazzo aveva visto in un palazzo romano una tela raffigurante Giuditta e Oloferne attribuita ad Orazio Gentileschi, per poi ricollegarla allo stile di Caravaggio.
La tela, eseguita nel 1599 da Caravaggio per il banchiere ligure Ottavio Costa, scomparso nel 1639, non fu mai alienata, e rimase a Roma fino a metà Ottocento, quando passò di proprietà agli avi del Coppi per poi entrare far parte, nel 1971, del patrimonio delle Gallerie Nazionali di Arte Antica. Gelosissimo dell’opera, il Costa ne proibì non solo l’alienazione, ma anche la riproduzione, motivo per cui non ne esistono copie seicentesche fedeli, una cosa rara nel catalogo di Caravaggio.
LA MOSTRA
In mostra 31 opere, quasi tutte di grande formato, provenienti da importanti istituzioni nazionali ed internazionali quali, fra le altre, la Galleria Corsini e Galleria Palatina di Firenze; il Museo del Prado e il Museo Thyssen di Madrid; le Gallerie d’Italia Palazzo Zevallos Stigliano, il Museo di Capodimonte di Napoli; la Galleria Borghese di Roma; il Kunsthistorisches Museum di Vienna; il Museo di Oslo.
Il percorso espositivo si snoda in quattro sezioni e si apre con una selezione di opere cinquecentesche che mostrano le prime avvisaglie di una nuova rappresentazione del tema, caratterizzata dalla violenza del momento scelto a rappresentare la storia dell’eroina biblica, come nei dipinti di Pierfrancesco Foschi, Lavinia Fontana, di Tintoretto e di un seguace di Bartholomeus Spranger.
La tela Giuditta che decapita Oloferne del Merisi, fulcro della seconda sezione, inscena un omicidio mediante decapitazione, e costituisce un momento di rottura con la tradizione, trovando un corrispettivo solo nella coeva produzione di rappresentazioni sacre e drammi teatrali. La veemenza del delitto, che stride con l’assorta e sensuale bellezza di Giuditta, sarà motivo di ispirazione e reinterpretazione dell’episodio biblico. Sono qui esposte opere di Trophime Bigot, Valentin de Boulogne, Louis Finson, Bartolomeo Mendozzi, Giuseppe Vermiglio e Filippo Vitale, che si ispirano al dipinto di Caravaggio.
La massima interprete del soggetto è stata, senza dubbio, Artemisia Gentileschi la quale, insieme al padre Orazio, si cimentò più volte con questo tema. In mostra, oltre ai capolavori dei due Gentileschi, troviamo le opere di Giovanni Baglione, Johan Liss, Bartolomeo Manfredi, Pietro Novelli, Mattia Preti, Giuseppe Vermiglio e del raro Biagio Manzoni, una delle novità della mostra.
L’ultima sezione è dedicata al confronto tra il tema di Giuditta e Oloferne e quello di Davide e Golia, accomunati dalla lettura allegorica della vittoria della virtù, dell’astuzia e della giovinezza sulla forza bruta del tiranno che finisce decapitato. La decapitazione è alla base anche del testo evangelico del martirio di Giovanni Battista, e il tema di Salomé viene spesso confuso nella raffigurazione pittorica con quello di Giuditta. In mostra le opere di Valentin de Boulogne, della bottega di Giovanni Bilivert e di Francesco Rustici.
Catalogo edito da Officina Libraria.
M.C.S.
Fonte: Ufficio Stampa Bonmassar, 25 novembre 2021
CARAVAGGIO E ARTEMISIA: LA SFIDA DI GIUDITTA
Violenza e seduzione nella pittura tra Cinquecento e Seicento
26 novembre 2021 – 27 marzo 2022
Palazzo Barberini
via delle Quattro Fontane, 13, Roma
www.barberinicorsini.org
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