Un ritrovamento sepolcrale contenente ossa è stato rivenuto nell’area antistante la chiesa di S. Maria Annunziata, nel comune di Mascali (CT). Lo scheletro è adagiato sulla terra e privo di qualsiasi struttura tombale e copertura; di esso resta in posizione solo la parte inferiore del corpo, da un frammento del bacino fino ai piedi. La scoperta è avvenuta durante i lavori per la posa della fibra ottica. La tomba risulta fortemente danneggiata da una condotta per il deflusso delle acque realizzata, presumibilmente, fra il 1970 e il 1980.
Dal contesto non provengono materiali che possano permettere la datazione della sepoltura, fatta eccezione per un frammento di tegola con striature e per una medaglietta fortemente corrosa che, senza un intervento di pulitura, risulta illeggibile.
La deposizione tombale si colloca in un’area di grande importanza archeologica per la presenza della basilica paleocristiana risalente al V-VIII secolo d.C., nella zona esterna a nord della chiesa di Santa Maria Annunziata la cui prima impostazione, a sua volta, sembra risalire ad età medievale.
Già nell’Ottocento fonti locali riferivano del ritrovamento di numerose tombe nella medesima zona. Nel 1982, durante gli scavi per la realizzazione di un’abitazione privata, vennero alla luce altre due sepolture datate fra la fine del VI e la metà del VII secolo d.C. Nel 2012, in occasione degli scavi archeologici effettuati dalla Soprintendenza per i beni culturali di Catania e che portarono alla scoperta della basilica paleocristiana, nell’abside della chiesa della Nunziatella furono individuate altre tre sepolture e una quarta nell’abside della basilica, anch’esse prive di muretti di protezione e di copertura, databili tra il XIII ed il XIV secolo.
Le attività di scavo, dirette dall’archeologa Angela Merendino, sotto il coordinamento della Soprintendenza di Catania – spiega la Soprintendente, Donatella Aprile – hanno garantito la salvaguardia dei resti archeologici che saranno fotografati, rilevati e poi trasferiti negli Uffici della Soprintendenza per essere studiati, anche dal punto di vista antropologico.
Il rinvenimento dimostra ancora una volta – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – come il sottosuolo sia ricco di testimonianze storiche e come azioni di questo tipo siano possibili grazie alla sempre più proficua collaborazione tra pubblico e privato che ha già assicurato numerosi altri importanti ritrovamenti. Fra questi, solo nel periodo più recente, la necropoli di via Di Bartolo a Gela che è stata musealizzata, le tombe del IV a.C. a Marsala, un tratto della celebre via Catina-Thermae a Caltavuturo, per citare solo i casi più significativi.
C.S.M.
Fonte: Assessorato Beni Culturali e identità siciliana, 26 novembre 2021