Leggendaria figura di fotoreporter, collaboratrice di celeberrime testate giornalistiche, ma anche cineasta, autrice a quattro mani con il marito di un lungometraggio premiato con il Leone d’Argento al Festival di Venezia del 1953: l’opera di Ruth Orkin (1921-1985) arriva in Italia in concomitanza con il centenario della nascita della fotografa americana, da poco omaggiata di una retrospettiva a New York e Toronto e da una monografia di Hatije&Cantz.Dopo l’unica tappa italiana a Bassano, l’antologica, realizzata assieme a DiChroma Photography, inizierà un tour europeo ed è attesa a San Sebastian, in Spagna, e a Cascais, in Portogallo.

Ruth Orkin, American Girl in Italy, Florence, 1951 © Ruth Orkin Photo Archive

I Musei Civici di Bassano del Grappa – annuncia la nuova direttrice Barbara Guidi – propongono la prima retrospettiva italiana di Ruth Orkin, dal 18 dicembre 2021 al 2 maggio 2022 (prorogata fino al 23 maggio). Le sue immagini sono delle intense interpretazioni, qualunque sia il soggetto: personaggi illustri del mondo hollywoodiano o newyorchese – come Robert Capa, Lauren Bacall, Albert Einstein o Woody Allen – o situazioni di vita straordinariamente ordinaria. La celeberrima “American girl in Italy”, immagine iconica della fotografia del Novecento, vanta il primato di essere il secondo poster più venduto al mondo, e ancora oggi sollecita accese discussioni sul tema del sessismo.

L’eco del linguaggio cinematografico degli anni Cinquanta ebbe un ruolo centrale nella poetica della Orkin. Tanto negli scatti singoli quanto nei lavori composti da sequenze di fotogrammi, diede vita a veri e propri storytelling, dando prova di saper trasformare un “semplice” ritratto o un paesaggio urbano, fosse esso di New York, di Roma o Venezia, in un racconto in cui luoghi e persone si rispecchiavano l’uno nell’altro.

Ruth Orkin, Orson Welles at the Count Beistegui Ball, Venice, Italy, 1951 © Ruth Orkin Photo Archive/Getty Images

Figlia d’arte, Ruth crebbe nella Hollywood degli anni d’oro, da Mary Ruby, un’intensa interprete del muto. A dieci anni ebbe tra le mani la prima macchina fotografica, una Univex costata 39 centesimi, donatale per il suo compleanno. D’indole avventurosa, ancora giovanissima partì in sella alla sua bici da Los Angeles per raggiungere New York e visitare l’Expo del 1939, registrando in suggestive immagini luoghi e persone incontrati in questo lungo e solitario viaggio.

Si trasferì a New York nel 1943 lavorando come fotografa in un locale notturno. Negli anni Quaranta scattò per i maggiori magazine del tempo come Life, Look, Laydies Home Journal divenendo una delle firme femminili più importanti della fotografia. Appassionata di musica e di cinema ne immortalò i protagonisti – Leonard Bernstein, Isaac Stern, Aaron Copland e molti altri – ma rivolse la sua attenzione anche ad altri personaggi del jet set internazionale.

Nel 1951 Life le commissionò un reportage in Israele. Poi il matrimonio con Morris Engel e la realizzazione di alcuni lungometraggi come “Little fugitive” nominato agli Oscar per la migliore sceneggiatura. Continuò sempre il suo personale viaggio nella quotidianità: in “A world outside my window”, pubblicato nel ’78, raccontò semplicemente ciò che scorreva sotto le finestre di casa sua.

M.C.S.
Fonte: Studio Esseci
Immagine di apertura:
Ruth Orkin, David Waiting in Penn Station, NYC, 1948
(la posa ricorda il David di Michelangelo)
© Ruth Orkin Photo Archive/Getty Images

RUTH ORKIN
LEGGENDA DELLA FOTOGRAFIA
18 dicembre 2021 – 2 maggio 2022 (prorogata fino al 23 maggio)

Museo Civico
Piazza Garibaldi 34, Bassano del Grappa (VI)
www.museibassano.it