Le pandemie si sono susseguite nei secoli e, per contrastarle, sono state messe in atto misure che presentano strette, talvolta inaspettate, analogie con quelle adottate nel presente, comprese le reazioni delle popolazioni tra scetticismo, scoramento e fiducia.  Restano molte testimonianze nelle antiche carte degli Archivi d’Italia, ora attentamente selezionate e raccolte in un nuovo volume. La Direzione Generale Archivi invita a un lungo percorso a ritroso, ricco di immagini e di testimonianze, attraverso la sapiente valorizzazione di preziosi documenti raccolti nel volume “Epidemie e antichi rimedi tra le carte d’archivio”, edito dal Ministero della Cultura. Le pagine ripercorrono le risposte che, nel tempo, le diverse comunità hanno dato ad alcune delle più drammatiche emergenze sanitarie del passato: la peste, il colera, il vaiolo, l’influenza spagnola del XX secolo, gli ultimi casi di peste bubbonica alla fine della seconda guerra mondiale e altre epidemie. 

Il lavoro di ricerca collettivo svolto dagli Istituti archivistici italiani ha dimostrato che parole quali quarantena, chiusura forzata e distanziamento sociale, facessero parte di un vocabolario ripetuto già nel XV secolo e giunto poi fino ai nostri giorni.Nelle carte si ritrovano i divieti di circolazione, i provvedimenti delle autorità pubbliche per arginare il diffondersi dei contagi, le relazioni ufficiali sulla salute pubblica, le patenti di sanità per le navi, gli editti locali e nazionali, i biglietti anonimi che accusavano le autorità di avere intenzionalmente diffuso l’epidemia.

Nel volume sono riportati anche i documenti redatti dai notai ai moribondi e le incisioni raffiguranti santi protettori come Sant’Eustachio, invocati dai fedeli per guarire le infezioni. Si trovano progetti di ampliamento per gli ospedali, cure, rimedi, dispute scientifiche, locandine promozionali della vaccinazione, il sostegno delle istituzioni sanitarie nazionali e internazionali come la Croce Rossa, i successi degli studi e delle ricerche e, infine, il sollievo per aver raggiunto il traguardo: il proclama di fine epidemia e la ripresa della vita sociale.

Un lavoro che ambisce a essere un «potente antidoto alla paura ed al disorientamento del presente, e la guida sicura che può orientarci nell’immaginare il futuro», come ha scritto Anna Maria Buzzi, Direttrice generale Archivi di Stato, nell’introduzione del volume.

Il Ministro Dario Franceschini, che ha curato la prefazione del libro, osserva come «tanti contenuti scritti nel libro sono utili nel presente. Si può imparare molto dal passato, per esempio distanziamento e mascherine non sono un’invenzione di oggi». Non a caso, anche il medico della peste della stampa seicentesca – riprodotto nella copertina del volume – indossa un dispositivo protettivo a forma di becco, tipico della sua divisa, utilizzato per contenere essenze aromatiche e polveri varie che si credeva agissero come filtro per impedire il passaggio dei batteri infettanti.

M.C.S.
Fonte: MiC, 6 gennaio 2022