Torna dall’Italia nella città greca per cui fu creato, in prestito a lungo termine, il “Reperto Fagan”, porzione di una lastra del fregio orientale del Partenone di Atene.
Si tratta del frammento in marmo pentelico che raffigura un piede, da riferire o alla Dea Peitho o alla Dea della Caccia Artemide seduta in trono, e che attualmente è custodito nel Museo archeologico regionale A. Salinas di Palermo. L’operazione, che prevede anche l’arrivo in Italia, per eguale periodo, di due opere dalla Grecia, si concretizza nell’ambito di un accordo culturale di straordinaria importanza internazionale sottoscritto tra la Sicilia e la Grecia, che rafforza un sentimento di fratellanza culturale, nel riconoscimento delle comuni radici mediterranee e degli antichissimi e profondi legami tra i due Paesi. Attore principale di questo gesto dal valore fortemente simbolico per la cultura ellenica, l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, in condivisione con la Ministra greca della Cultura e dello Sport, Lina Mendoni.
Così, la Sicilia fa da apripista sul tema del ritorno in Grecia dei reperti del Partenone, un dibattito in corso da tempo a livello mondiale. L’accordo giunge al termine dell’anno celebrativo dell’indipendenza della Grecia, e a poco più di tre mesi dalla Decisione del 29 settembre 2021 con cui la Commissione Intergovernativa dell’UNESCO per la Promozione della Restituzione dei Beni Culturali ai Paesi d’Origine ha richiamato “il Regno Unito affinché riconsideri la sua posizione e proceda in un dialogo in buona fede con la Grecia”, che fin dal 1984 ha richiesto la restituzione delle sculture del Partenone, tuttora conservate presso il British Museum di Londra.
Dall’Ufficio Stampa Mic giunge il commento del Ministro della Cultura, Dario Franceschini: «Grande apprezzamento e sostegno per la scelta della Regione Sicilia – unica Regione italiana con proprietà e competenza esclusiva sui Beni Culturali del proprio territorio – di raggiungere un accordo con la Grecia per un prestito di lunga durata dell’unico frammento del fregio del Partenone presente sul territorio nazionale». Si unisce con un «grande plauso» anche il Sottosegretario di Stato alla Cultura, Lucia Borgonzoni.
GLI APPROFONDIMENTI
I TERMINI DELL’ACCORDO
L’accordo, nato dalla proficua interlocuzione fra il Governo regionale e il Governo di Atene, è stato siglato dal Museo Archeologico Regionale “A. Salinas” di Palermo e dal Museo dell’Acropoli di Atene, rispettivamente diretti da Caterina Greco e da Nikolaos Stampolidis. Sottoscritto secondo la legge italiana, l’accordo prevede che per un periodo di 4 anni, rinnovabile una sola volta, il Museo Salinas trasferisca al Museo dell’Acropoli di Atene il frammento appartenente al Partenone, attualmente conservato a Palermo perché parte della collezione archeologica del console inglese Robert Fagan, acquistata dalla Regia Università di Palermo nel1820.
In cambio, da Atene arriveranno a Palermo due importanti reperti delle collezioni del Museo dell’Acropoli, ciascuno per un periodo di quattro anni: un’importante statua acefala di Atena, databile alla fine del V secolo a.C., (Vedi notizia DeArtes qui) e un’anfora geometrica della prima metà dell’VIII secolo a.C. L’intesa prevede anche l’organizzazione di iniziative in comune, da realizzarsi in partnership dai due musei su temi culturali di respiro internazionale.
LA POSSIBILITÀ DEL RITORNO DEFINITIVO AD ATENE
La volontà della Regione Sicilia è quella di un ritorno in Grecia a tempo indeterminato del reperto, pertanto ha chiesto al Ministero della Cultura della Repubblica Italiana di intraprendere un percorso che porti al felice esito di questa possibilità: la pratica èattualmente in discussione in seno al “Comitato per il recupero e la restituzione dei Beni Culturali”istituito presso il Ministero.
LA STORIA DEL “REPERTO FAGAN”
Il reperto archeologico, giunto all’inizio del XIX secolo nelle mani del console inglese Robert Fagan in circostanze non del tutto chiarite, alla morte di questi fu lasciato in eredità alla moglie che, successivamente, tra il 1818 e il 1820 lo vendette al Regio Museo dell’Università di Palermo, di cui il Museo Archeologico Regionale “Antonino Salinas” è l’odierno epigono.
GLI ARRIVI DALLA GRECIA ALL’ITALIA
La statua alta cm 60, in marmo pentelico, raffigura la dea Atena vestita con un peplo segnato da una cintura portata sulla vita. Indossa un’egida stretta disposta trasversalmente sul petto, originariamente decorata con una gòrgone al centro, andata perduta. La figura sostiene il peso del proprio corpo sulla gamba destra, mentre con il braccio sinistro si appoggia probabilmente ad una lancia. La posa flessuosa e la resa morbida e avvolgente dell’abbigliamento sono tipiche dello stile attico dell’ultimo venticinquennio del V secolo a.C., influenzato dai modelli partenonici (c.d. “Stilericco”).
L’anfora, integra e di grandi dimensioni (alt. cm 41,5) è un importante esemplare di ceramica geometrica, una produzione caratteristica delle fabbriche ateniesi della prima età arcaica. L’anfora, utilizzata come cinerario, fu rinvenuta nel 1961 nella tomba 5, scoperta presso le pendici meridionali dell’acropoli, e rappresenta un vaso tipico del Geometrico Medio II. La decorazione, in gran parte a vernice nera, comprende sul collo una fascia recante un meandro delineato tra strisce orizzontali, mentre sulla pancia del vaso è dipinto un grande riquadro metopale con triangoli allineati; la parte inferiore del corpo e le anse sono decorate con sottili strisce parallele. La forma e lo stile inconfondibile ne denotano la cronologia molto antica, risalente alla prima metà dell’VIII sec. a.C. (800-760 a. C.): un periodo, cioè, in cui non era ancora iniziata la colonizzazione greca della Sicilia, da cui solo successivamente derivò l’afflusso di materiali greci nella nostra isola.
I COMMENTI DEI PROTAGONISTI DELL’ACCORDO
Sottolinea l’Assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, che «il ritorno ad Atene di questo importante reperto del Partenone va nella direzione della costruzione di un’Europa della Cultura che affonda le proprie radici nella nostra storia e nella nostra identità: quell’Europa dei popoli che ci vede profondamente uniti alla Grecia, in quanto entrambi portatori di valori antichi e universali…»
La Ministra della Cultura e dello Sport della Repubblica Greca, Lina Mendoni, esprimendo profonda gratitudine, parla di una collaborazione «impeccabile e costruttiva». E aggiunge che «l’intenzione e l’aspirazione del Governo Siciliano di rimpatriare definitivamente il Fregio palermitano ad Atene, non fa altro che confermare e rinsaldare ancora di più i legami culturali e di fratellanza di lunga data delle due regioni, nonché il riconoscimento di fatto di una comune identità mediterranea…»
Aggiunge Caterina Greco, Direttrice del Museo Archeologico Regionale A. Salinas che «riportare ad Atene il frammento del fregio del Partenone che solo nel 1893 Walter Amelung riconobbe come un originale attico, a torto confuso tra i marmi recuperati dal Fagan durante i suoi scavi a Tindari del 1808, significa non soltanto restituire alla Grecia un pezzetto della sua più illustre storia archeologica, ma anche illuminare di nuova luce la vicenda complessa e affascinante del collezionismo ottocentesco che contraddistingue i nostri più antichi musei…»
Il direttore del Museo dell’Acropoli di Atene, Nikolaos Stampolidis afferma che, con l’intrapresa «procedura intergovernativa di sdemanializzazione del Fregio palermitano, affinché esso possa rimanere definitivamente, sine die ad Atene, presso il Museo dell’Acropoli suo luogo naturale, sarà la nostra amatissima sorella Sicilia ad aprire la strada e indicare la via per la restituzione alla Grecia anche degli altri Fregi partenonici attualmente custoditi presso altre città europee e soprattutto a Londra al British Museum».
M.C.S.
Fonte: Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, 5 gennaio 2022