La persona e l’artista, la simpatia contagiosa e la voce sublime, l’affabilità e l’attenta concentrazione. Acclamata sui palcoscenici più importanti al mondo, Eleonora Buratto ha un approccio generoso e per nulla divistico. Il giovane ma già proiettato nell’empireo soprano ha fatto ritorno nella sua terra d’origine, Mantova, per tenere un recital che ha segnato l’apertura all’universo operistico della Stagione Tempo d’Orchestra. Il concerto è stato preceduto da un incontro del ciclo ParoleNote, in dialogo con il giornalista e musicologo Angelo Foletto.
Eleonora Buratto ha ammaliato il Teatro Sociale con il canto sublime, che ha appagato le più esigenti aspettative. Amelia, Turandot, Mimì, Desdemona e quella Floria Tosca che nell’interezza dell’opera «non interpreterò mai, almeno per il momento». Perché bisogna saper gestire i propri mezzi vocali con consapevolezza e intelligenza per poterli sfruttare al meglio.
«Ho la fortuna di fare il mestiere più bello del mondo» ha detto durante la chiacchierata con Foletto, affrettandosi ad aggiungere che i suoi genitori le hanno insegnato che, nella vita, i risultati si raggiungono mettendoci fatica e impegno. La serietà della preparazione risulta evidente, ma lo sforzo, apparentemente, no. La sua voce pare sgorgare spontaneamente e ciò richiede una padronanza tecnica eccelsa. Tuttavia questa basilare caratteristica da sola non basterebbe. Il canto lirico è fatto di intonazione, di musicalità, di fraseggio, di respiro, di sicurezza in tutta la gamma dei registri, di bellezza del timbro, e soprattutto di slancio emotivo e doti interpretative. Queste ultime sono le maggiori difficoltà in un concerto, ha confessato Eleonora, perché non si hanno a disposizione le tre ore di un titolo eseguito dall’inizio alla fine, ma solo i pochi minuti di una romanza per entrare nel personaggio, per renderlo vivo e palpitante di sentimenti. Il cuore, dunque, gioca un ruolo importante, così come quella capacità chiaroscurale che fa sì che Buratto presenti una vocalità verdiana in Verdi, e pucciniana in Puccini. Definirla versatilità sarebbe riduttivo. Il soprano conosce profondamente la materia ed è alla costante ricerca di elementi che la portino ad affinare sempre più ogni ruolo. Tutto ciò, si è distintamente percepito nella entusiasmante serata mantovana.
A condividere con lei gli applausi, l’Orchestra da Camera di Mantova, formazione per l’appunto cameristica di tale e tanta esperienza che non ha avuto difficoltà a misurarsi con questo repertorio, affrontando con brillantezza sinfonie intermezzi e preludi di Mozart, Verdi, Puccini. Sul podio è salito il Maestro Sesto Quatrini (attualmente direttore artistico del Teatro dell’Opera Nazionale Lituana di Vilnius, dopo essere stato assistente di Fabio Luisi al Met) dal gesto estremamente attento alla solista e al bilanciamento dinamico con l’orchestra. Al termine, tra il tripudio di pubblico unito all’orgoglio locale per questa ambasciatrice della migliore mantovanità nel mondo, due fuori programma e un bis.
Impossibile, nel corso dell’incontro pomeridiano, non accennare ai suoi impegni futuri e passati. La cantante originaria di Sustinente tra due mesi partirà per New York dove farà ritorno al Metropolitan per debuttare Madama Butterfly, di cui si è avuta splendida anticipazione in questa occasione. Agli inizi di quest’anno è anche all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano e al Théatre des Champs-Elyséese diretta da Daniele Gatti. Circa i successi recentemente riscossi nelle immediate vicinanze geografiche, Angelo Foletto ha ricordato la plurima presenza all’Arena di Verona, tra cui un’Aida in forma di concerto diretta da Riccardo Muti (vedi recensioni DeArtes qui, qui, qui) e le magistrali interpretazioni al Festival Verdi di Parma (vedi recensioni DeArtes qui e qui).
Come prima tappa della “rimpatriata”, Eleonora Buratto ha visitato Palazzo D’Arco. È infatti ambassador del museo e testimonial della raccolta fondi lanciata dalla storica dimora per restaurare oltre cento capi d’abbigliamento antichi appartenuti ai Conti d’Arco. (vedi notizia DeArtes qui).
Recensione Maria Luisa Abate
Visto al Teatro Sociale di Mantova, per Tempo d’Orchestra, il 21 gennaio 2022
Contributi fotografici: MiLùMediA for DeArtes