200 mila anni di storia, nel nuovo Museo Archeologico Nazionale di Verona. Esposto lo “Sciamano”, pietra con la figura umana forse più antica al mondo.
Nello stesso luogo dove erano stati imprigionati i carbonari che lottavano contro l’Impero Asburgico, trovano ora posto le testimonianze più antiche degli insediamenti umani nel territorio veronese. I reperti sono considerati i primi eccezionali esempi delle espressioni della civiltà e della creatività umane. Ricostruzioni fisiche e virtuali, video e altri mezzi di comunicazione multimediale valorizzano questo straordinario patrimonio, collocato nelle teche sovrastate dalle colossali capriate lignee dell’edificio costruito nel 1856 e restaurato, compresa la facciata rivolta verso il fiume Adige, grazie al finanziamento di 3 milioni di euro del Ministero della Cultura.
IL PERCORSO MUSEALE
Nel sottotetto trovano collocazione le sezioni dedicate alla Preistoria e alla Protostoria, a documentare un arco cronologico compreso tra oltre 100.000 anni fa e il 100 a.C. Questa sezione è aperta al pubblico dal 18 febbraio 2022. Il piano intermedio è destinato ad accogliere i reperti dell’età celtica e romana, oltre a uffici, biblioteca e spazi per incontri, mentre il piano terra documenterà l’età altomedievale.
La direttrice Giovanna Falezza segnala la pietra dipinta nota come “lo Sciamano”. Tra le opere d’arte in ocra rossa rinvenute a Grotta di Fumane e riferibili all’attività artistica dei primi Sapiens (40.000 BP, Paleolitico superiore), la più famosa è questa pietra calcarea sulla quale è raffigurato un personaggio che indossa un copricapo. Ad oggi, si tratta di una delle più antiche figure teriomorfe (uomo-animale) del pianeta.
Si passa attraverso il Neolitico e l’età del Rame, fino all’età del Bronzo, con l’esposizione dei materiali provenienti dai siti palafitticoli inseriti nella lista UNESCO del veronese, e all’età del Ferro. Risale all’Età del Bronzo antico lo straordinario esemplare di vaso a bocche multiple recuperato durante lo scavo della Palafitta del Laghetto del Frassino presso Peschiera del Garda. Dal medesimo sito provengono anche ceramiche con decorazioni incise, conchiglie, metalli e utensili in osso, pietra e legno. Sempre dal Garda, una tazza dell’Età del Bronzo antico e alcuni resti paleobotanici. Dal sito di Pila del Brancon, a Nogara, sono giunte a noi spade ripiegate, cuspidi di lancia, pugnali ed altri elementi laminari contorti, materiali che possono essere riferiti a una fase iniziale dell’età del Bronzo terminale. Numerosi sono gli oggetti da ornamento. Tra essi spicca il magnifico spillone scoperto presso la palafitta de La Quercia a Lazise, lungo più di mezzo metro, con larga testa a disco e gambo ritorto.
C.S.M.
Fonte: Studio Esseci febbraio 2022
Museo Archeologico Nazionale di Verona
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