Come andare “Oltre il limite”. Paolo Nespoli è intervenuto alla presentazione della 2a edizione del progetto “67 colonne per l’Arena di Verona”.

«Mia moglie mi dà sempre dell’ingegnere!» Paolo Nespoli, con un recente passato da astronauta, è affabile e concreto. Con fluidità di eloquio e generosità di tempo regala al pubblico intervenuto nella Sala Maffeiana del Teatro Filarmonico di Verona, quasi interamente formato da imprenditori, un dettagliato excursus della sua vita, dei passi che l’hanno portato dalla terra al cielo. Di come sia andato “Oltre il limite”.

John Kennedy pronunciò il suo celebre discorso “Moon” a Houston, il 12 settembre 1962: «Abbiamo deciso di andare sulla luna in questo decennio non perché sarà semplice ma perché sarà difficile…». Un percorso non semplice anche per Nespoli, nonostante da bambino, a chi gli chiedeva cosa volesse fare da grande, rispondesse «l’astronauta». Ma tra i piccini è un sogno comune e passeggero, e gli adulti replicavano con un sorriso.

Quando arrivò la cartolina per il servizio di leva negli Alpini, decise invece di andare alla Scuola militare di paracadutismo di Pisa, e da lì partì per una missione in Libano. Seguirono – il racconto è supportato da una sequenza di slide – diverse tappe, dove ogni volta si ritrovava “allievo”, nonostante gli anni stessero passando. Non era ancora laureato e nemmeno parlava l’inglese. Troppo “vecchio” per sognare lo spazio. Invece… l’ESA, European Space Agency, la prima missione con lo Space Shuttle Discovery, poi la Stazione Spaziale Internazionale, «il più grande manufatto costruito dall’uomo», dove arrivò per due volte a bordo della Sojuz. In totale, Paolo Nespoli è stato nello spazio per 313 giorni: «313 giorni dentro una scatola di tonno!». Un eterno “allievo” arrivato, letteralmente, alle stelle.

L’argomento del pomeriggio veronese verteva su come riuscire a superare i propri limiti, ma anche come acquisire l’indispensabile «spirito immaginativo». Sorprendentemente, Nespoli è un uomo “normale”, di grande intelligenza, capacità e preparazione, ma pur sempre una persona come tante. Il messaggio arriva forte e chiaro: non bisogna essere Superman per andare nello spazio, ma saper sfruttare al meglio le proprie doti, le proprie inclinazioni, prepararsi seriamente e guardare lontano. E quel bambino fotografato sul banco delle elementari con il grembiule nero e la penna in mano sopra al quaderno, lontano ha guardato davvero.

Le proiezioni sullo schermo della Sala Maffeiana mostrano la vita nella Stazione Spaziale, scandita da frenetici ritmi di lavoro, e la vista dagli oblò. Attraverso i vetri, che apprendiamo essere di materiali diversi, qualcuno più favorevole di altri agli scatti fotografici, muta la concezione geografica e si acuisce l’abilità di fotoreporter: «non è mica facile “beccare” l’Italia» a causa della velocità di rotazione, o per meglio dire di caduta, della Stazione orbitante. Cambia anche il concetto di tempo, perché in pochi minuti si passa dall’alba al tramonto e subito dopo a un’altra alba e a un altro tramonto, come si può vedere in un video mozzafiato marchiato Nasa, reso ancor più suggestivo dalle note di The sound of silence di Paul Simon. Negli spettacoli all’Arena siamo abituati all’ “effetto wow”, ma questo breve filmato li batte tutti: https://www.youtube.com/watch?v=rgBKFEeXfww

Di nuovo, nonostante i fotogrammi all’interno dell’abitacolo della Stazione Spaziale lo mostrino all’opera in mezzo a un groviglio di cavi e apparecchiature, Nespoli segna un altro punto a favore della normalità, raccontando della gara che si era scatenata tra astronauti, a chi realizzasse il maggior numero di fotografie: centinaia e centinaia di panorami di una bellezza indescrivibile. Ma l’abilità consisteva anche nell’accaparrarsi la cuccetta migliore per dormire. Lui, alla prima esperienza, aveva ovviamente scelto la peggiore!

«Da lassù non vediamo i confini, ma vediamo il confine dell’universo». La terra dal cielo appare fragile? gli viene chiesto. No, risponde, la Terra non è fragile, è… un blocco di terra. Se si dovesse distruggere tutto, ci vorranno magari milioni di anni e poi ricresceranno le foreste e tornerà la vita. Nespoli conclude prendendo ad esempio la frase diventata celebre: “Houston abbiamo un problema”. «Ma quando Houston non c’è, come si fa? Non sono un supereroe. I limiti sono quelli che ognuno si impone da solo. Se uno non vede limiti, osa e va avanti».

L’incontro era organizzato da Fondazione Arena di Verona che in questi ultimi due anni ha saputo superare le limitazioni imposte dalla pandemia: il festival 2021 ha registrato quasi 200 mila ingressi. L’occasione era la presentazione della seconda edizione del progetto di fundraising e corporate membership “67 Colonne per l’Arena di Verona”, che, come titolo 2022, recita appunto “Oltre il limite”.

Sono intervenuti, tra gli altri, il Sindaco di Verona e Presidente della Fondazione Arena Federico Sboarina, e il Sovrintendente e Direttore Artistico Cecilia Gasdia. «Un mondo e una città senza Fondazione Arena sono impensabili, sia dal punto di vista economico che culturale», ha rimarcato Sboarina. Nel 2023 si festeggeranno cento edizioni del Festival lirico (il centenario dall’inaugurazione è stato festeggiato nel 2013, ma qualche edizione è saltata a causa delle due guerre mondiali): «Un prodotto che è sul mercato da oltre cento anni e che è ancora leader nel proprio settore», ha sottolineato Cecilia Gasdia.

Il progetto “67 Colonne per l’Arena” è nato nel 2021 con la consapevolezza del valore che il teatro all’aperto più grande del mondo riveste per la città e per il territorio: l’indotto è stimato oltre i 500 milioni di euro, cioè l’1,5% del PIL complessivo di tutta la provincia veronese. Anche quest’anno si stanno identificando gli imprenditori che si uniranno agli sponsor storici per sostenere il teatro.

Un numero destinato in futuro ad aumentare fino a 100, ma che al momento rimane fissato a 67. Come il numero delle colonne dell’arcata più esterna dell’anfiteatro, quella che non esiste più perché fu distrutta da un terremoto nel 1117, dal quale si salvò solo un piccolo pezzo chiamato “ala”. Agli imprenditori, che hanno dimostrato analoga audacia determinazione e lungimiranza di Nespoli, è stata ribadita l’importanza di condividere obiettivi e priorità, e la necessità di fare squadra e lavorare assieme per superare le difficoltà, andando “oltre i limiti”.



Maria Luisa Abate
e Ufficio Stampa Arena di Verona
Verona, Sala Maffeiana, 15 marzo 2022
Contributi fotografici: MiLùMediA for DeArtes