La Venere Lilibetana torna in esposizione; intervento conservativo sulla Nave punica; gli esiti delle campagne di scavo dell’Università di Ginevra
LA VENERE LILIBETANA
Tra le opere più importanti qui custodite, la statua di Venere è tornata in esposizione, dai primi di marzo 2022, al Museo Lilibeo di Marsala da dove mancava da oltre un anno. Il nuovo allestimento si è reso necessario a causa del precario stato di conservazione del piano d’appoggio dell’opera.
Realizzata in marmo greco di Paros, la statua raffigura Venere secondo l’iconografia dell’Afrodite pudica. Rinvenuta nel 2005 nell’area archeologica adiacente la chiesa di San Giovanni al Boeo, è una copia romana del II secolo d.C. ispirata a un originale ellenistico di scuola microasiatica molto apprezzato nell’Impero, specialmente in contesti architettonici che prevedevano la presenza dell’acqua (ninfei).
La rappresentazione della dea seminuda – precisa Anna Maria Parrinello, direttrice del Parco archeologico Lilibeo-Marsala – è caratterizzata da un finto pudore e da una sensualità che la rendono simile ad una donna più che ad una divinità, come ha evidenziato Guy De Maupassant ammirando la Landolina di Siracusa che appartiene allo stesso tipo iconografico, una variante della Venere marina (Afrodite Anadiomene).
INTERVENTO CONSERVATIVO SULLA NAVE PUNICA
Il primo di una serie di interventi conservativi sul relitto della Nave punica del III sec. a.C., realizzati grazie alla collaborazione con la Honor Frost Foundation, è stato avviato alla metà di febbraio 2022.
Unica nel suo genere in tutto il Mediterraneo antico, sia per la tipologia (una nave agile e veloce da combattimento, o ‘ausiliaria’ di appoggio alle navi militari), sia per la presenza di segni e lettere fenicio-puniche che ne consentono l’attribuzione alla marineria cartaginese, la nave è oggetto di intervento da parte degli archeologi navali Pat Tanner (University of Southampton, Centre for Maritime Archaeology) specialista nel rilievo 3D e nella ricostruzione virtuale delle navi antiche, e da Toby Jones (Newport Museum and Art Gallery), curatore del progetto sulla nave mercantile del XV secolo rinvenuta nel fiume Usk di Newport (Galles, 2002).
Il Museo, noto al grande pubblico come ‘il museo della Nave punica’, è stato istituito dalla Regione siciliana nel 1986 principalmente per consentire la conservazione e la fruizione del relitto. Il Convegno internazionale realizzato nell’ottobre 2021 ha illustrato alcune analisi diagnostiche eseguite dal Centre Camille Juillian – CNRS di Aix Marseille (2018-2019) che hanno evidenziato la necessità di avviare interventi conservativi finalizzati a proteggere lo scafo della Nave dal contatto diretto con la struttura metallica che la sostiene, al fine di evitare il rischio di contaminazione. Inoltre, si sta intervenendo sulla struttura lignea del relitto per correggere la deformazione del fasciame in un punto cruciale di intersezione con un madiere (struttura trasversale dello scafo)
SCAVI ARCHEOLOGICI. NUOVE SCOPERTE A MARSALA
Sono stati illustrati lo scorso 11 marzo gli esiti delle campagne di scavo condotte dall’Unità di Archeologia Classica dell’Università di Ginevra in collaborazione con il Parco archeologico di Lilibeo-Marsala.
Le indagini, avviate nel 2017, hanno messo in luce parte dell’Insula IX nella quale sono state rinvenute diverse e significative strutture monumentali di età punico-ellenistica, tra le quali un vasto complesso edilizio prospiciente parte di un portico a pilastri che si apriva su un’ampia strada basolata (plateia) la quale incrociava ad angolo retto una strada secondaria (stenopos). Questo incrocio, rinvenuto durante l’ultima campagna di scavo, apporta sostanziali modifiche alle teorie sino a oggi formulate e impone una totale rilettura dell’impianto stradale che era stato ipotizzato sulla base dei dati delle prospezioni geomagnetiche condotte nel 2009.
Nell’edificio monumentale, sino ad ora sono stati identificati sei ambienti serviti da un sistema di canalizzazione in uso a partire almeno dal periodo tardo-repubblicano e un ampio bacino; la presenza di tubuli, cisterne e canali, conferma l’ipotesi di una fontana pubblica: un ninfeo.
Nella fase più tarda, invece, quest’area risulta occupata da diverse deposizioni. Si tratta di tombe in lastre di calcarenite, realizzate sia nella carreggiata stradale sia all’interno dell’edificio. Le tombe testimoniano una fase di abbandono dell’area durante il periodo tardo-antico e bizantino e la nuova destinazione a necropoli di questo settore della città antica.
C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, febbraio e marzo 2022
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