Per circa due secoli i frammenti del celebre papiro sono rimasti custoditi nei depositi del Museo Egizio. Ora i restauri lo hanno riportato alla vita.
Il Libro dei Morti rinvenuto nella tomba di Baki, a Deir el-Medina, è costituito da una raccolta di formule magiche, incantesimi ma anche preghiere e inni agli dèi. Ha avuto inizio nel 2014, la lunga e complessa opera di restauro e ricomposizione che ha ora portato al recupero di più della metà del papiro. Il quale è protagonista, dal 25 marzo al 5 giugno, del secondo appuntamento del 2022 del ciclo di mostre “Nel laboratorio dello studioso”, nato per accompagnare i visitatori alla scoperta dell’attività scientifica condotta da curatori ed egittologi del Dipartimento Collezione e Ricerca del museo.
APPROFONDIMENTI
IL LIBRO DEI MORTI
Il papiro di Baki è, per motivi stilistici, riconducibile all’opera della bottega del pittore Pay, capostipite di una dinastia di artisti, che si occupò delle tombe più celebri del villaggio di Deir el-Medina, tra cui quella della regina Nefertari, moglie di Ramesse II. Alcuni dei frammenti del papiro si trovano oggi a Il Cairo, perché nel 1917 una missione archeologica francese ha lavorato alla tomba di Baki e ha rinvenuto altri frammenti del Libro dei Morti.
Il papiro faceva parte della collezione di antichità egizie riunita dal console Bernardino Drovetti in Egitto due secoli fa, acquistata poi da Carlo Felice di Savoia, che ne fece il nucleo fondante della collezione del Museo Egizio. Molti papiri della collezione Drovetti arrivarono a Torino in pessimo stato di conservazione. Quando il Libro dei Morti di Baki giunse a Torino nel 1824 era frantumato in migliaia di piccoli pezzi, coperti di polvere e terra, schiacciati e ripiegati. I frammenti, nel corso degli anni, furono riposti in modo disordinato dentro scatole e cartelline e mescolati con altri non pertinenti. Solo una parte del capitolo 148 era stata ricostruita nel corso del 1800, ma se ne era persa la connessione con l’insieme originario. Le porzioni allora ricomposte sono riconoscibili perché l’esposizione alla luce e agli agenti inquinanti ne hanno alterato in modo irreparabile i colori.
LA TOMBA DI BAKI A DEIR EL-MEDINA
Deir el-Medina, a cui è dedicata una delle sale più importanti del Museo Egizio di Torino, è l’antico villaggio di fronte all’attuale Luxor, dove abitavano le maestranze specializzate nella costruzione e nella decorazione delle tombe regali nella Valle dei Re e in quella delle Regine. Proprio a Deir el-Medina il proprietario del papiro, Baki, sotto il regno di Seti I (che salì al trono intorno al 1690 a. C. ed era padre di Ramesse II) diresse i lavori della tomba regale. Baki ricoprì un ruolo di primo piano nella comunità di Deir el-Medina, come si evince anche dal complesso funerario della sua famiglia: due cappelle realizzate all’interno di piccole piramidi in mattoni crudi, davanti alle quali un pozzo funerario dava accesso a cinque ambienti sotterranei. La tomba era stata già depredata nell’ antichità, quindi del corredo funerario rimangono pochi oggetti: una statua a nome di Baki, tre statuine a nome della moglie, e i frammenti del Libro dei Morti.
IL RESTAURO
L’opera di restauro è avvenuta sotto la direzione di Sara Demichelis (anche curatrice della mostra con Susanne Töpfer, responsabile della Collezione Papiri del Museo Egizio) e Elisa Fiore Marochetti della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Torino, in collaborazione con il Museo Egizio, l’Archivio di Stato di Torino e l’Istituto di Archeologia orientale de Il Cairo.
I lavori sono iniziati dall’analisi di migliaia di frammenti, sottoposti a pulitura e consolidamento preliminare, per essere poi trasferiti al Laboratorio di Restauro dell’Archivio di Stato, dove si è perfezionato il riconoscimento dei testi e la ricostruzione delle vignette. I restauratori sono quindi intervenuti per consolidare e giuntare i frammenti che sono stati infine posizionati tra due lastre di vetro.
C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 28 marzo 2021
Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino
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