Alberto Burri e altri grandi interpreti del secondo Novecento internazionale, riuniti in una mostra che non ha precedenti, per vedenti e non vedenti, agli ex Seccatoi del Tabacco.

Tre sono i motivi che rendono questa rassegna imperdibile. Innanzitutto il tema scelto dal curatore, Bruno Corà, il Nero che da buio, assenza, si rifà colore, come evidenziano le opere di Burri ma anche di molti grandi artisti del Novecento, presenti in mostra. In secondo luogo, questa esposizione nasce dal progetto europeo riservato all’arte contemporanea e alla disabilità visiva. Infine questa mostra, visibile dal 15 aprile al 28 agosto 2022, corona la riapertura degli spazi degli ex Seccatoi di Tabacco – sede espositiva della Fondazione Burri insieme a quella di Palazzo Albizzini – dopo 7 anni di lavori, e 10 milioni di investimento, che hanno integralmente riqualificato questi ambienti.

Enrico Castellani: Superficie nera, 2003

Bruno Corà sottolinea come il nero «tra la fine del Medioevo e il XVII secolo avesse perso il suo statuto di colore. Com’era prevedibile, sono stati gli artisti a riconferire al Nero la sua valenza cromatica e in particolare, tra loro, appare essenziale l’azione di Kazimir Malevič esponente di punta della corrente suprematista russa e autore del celebre “Quadrato nero su fondo bianco” (1915), opera richiamata in questa mostra mediante una stampa. Nella religione, nella mitologia e nell’astrofisica il nero è stato l’immagine originaria di un mondo precedente alla manifestazione della luce e la sua tenebra si è estesa fino al concetto di “materia oscura”, di cui tuttora sembra sia costituito tutto l’universo».

Tra gli artisti del XX secolo, dopo il secondo conflitto mondiale, Burri è colui che più di ogni altro ha usato il Nero nelle sue opere, con un’intensità crescente a partire dagli anni ’70-’80, giungendo perfino a dipingere totalmente di nero anche gli ex Seccatoi del Tabacco di Città di Castello, edifici industriali diventati sedi museali dei suoi grandi cicli pittorici.

Insieme a Burri hanno realizzato opere elaborate col nero anche artisti documentati in mostra, come Agnetti, Bassiri, Bendini, Castellani, Fontana, Hartung, Kounellis, Lo Savio, Morris, Nevelson, Nunzio, Parmiggiani, Schifano, Soulages e Tàpies, ciascuno con modalità, intenzioni e valenze diverse, tutti capaci di suscitare nel visitatore stati d’animo, percezioni e sensazioni differenti. Infine all’insegna del Nero e della caecitas è rivolto anche il sentimento dei poeti per significare lo sguardo interiore della “veggenza” psichica e poetica all’opposto di quella fisica.

Hans Hartung: T1965-R16, 1965

UNA MOSTRA PER VEDENTI E NON VEDENTI
Aggiunge lo studioso che la mostra “La Luce del Nero” è stata realizzata nell’ambito del programma “Europa Creativa 2020” con il progetto “Beam Up” (Blind Engagement In Accessible Museum Projects 2020-2023), uno dei 93 progetti cofinanziati tra i 380 presentati dai 34 Paesi europei aderenti. Al progetto, oltre alla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri e Atlante Servizi Culturali, hanno collaborato come partner la Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano per tutti gli aspetti inerenti alla disabilità visiva; The Glucksman – museo di arte contemporanea nel campus dell’Università di Cork (Irlanda) e il MSU Muzej Suvremene Umjetnosti – Museo di Arte Contemporanea di Zagabria – per il settore museale.

La mostra propone un’esperienza percettiva del Nero al vasto pubblico sia dei vedenti che dei non-vedenti, fornendo in taluni casi esempi pressoché mimetici (Burri) e, in altri, forme, materiali e tecniche usate dagli artisti.



C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, aprile 2022
Immagine di copertina:
Alberto Burri: Combustione Legno, 1955

LA LUCE DEL NERO
15 aprile – 28 agosto 2022

Ex Seccatoi del Tabacco
Via F. Pierucci, Città di Castello – 06012 Perugia
Tel. 075 855.46.49
info@fondazioneburri.org
www.fondazioneburri.org