Alla Fondazione Giorgio Cini sull’Isola di San Giorgio Maggiore, il fuoco come mezzo di creazione artistica, e il linguaggio figurativo dell’eroe caduto di Kehinde Wiley

ON FIRE
22 aprile – 24 luglio 2022
Interamente dedicata all’uso del fuoco come mezzo di creazione artistica tra le avanguardie del Secondo Dopoguerra, “On Fire” raccoglie una selezione accurata delle opere più iconiche realizzate mediante il fuoco o che includono la presenza della fiamma stessa. Il percorso espositivo è strutturato in sei sezioni che permettono di scoprire, per la prima volta l’uno accanto all’altro, Yves Klein, Alberto Burri, Arman, Jannis Kounellis, Pier Paolo Calzolari e Claudio Parmiggiani alle prese con il fuoco. La mostra, curata da Bruno Corà, promossa dalla Fondazione Giorgio Cini e Tornabuoni Art, è aperta dal 22 aprile al 24 luglio 2022.

Yves Klein, Peinture de feu sans titre, ca. 1961, © Succession Yves Klein c_o ADAGP, Paris, 2022.Reproduction Fee(s) ADAGP, Paris.

Naturalmente fuggevole, il fuoco non ha forma, peso o densità. Ciò ha da sempre affascinato gli artisti, sia per i suoi potenziali effetti sugli altri materiali sia in quanto presenza attiva nelle opere d’arte. Le avanguardie del Secondo Dopoguerra riuscirono ad appropriarsi degli effetti sia distruttivi che generatori del fuoco, impiegandolo su diversi materiali. In questa ottica, il fuoco divenne per questi grandi artisti il protagonista sensibile e il medium di una innovazione dello stesso processo trasformativo del loro linguaggio pittorico e plastico.

Seppur accomunati dall’elemento utilizzato, la mostra si concentra, però, su ogni maestro, mettendone in evidenza le diverse modalità d’impiego. Il fuoco si può trovare come strumento di combustione dei materiali in Klein, Burri, Arman; come presenza viva con i propri effetti sensoriali, talvolta spettacolari, attraverso la luce, il calore, e talvolta il rumore, in Klein, Kounellis, Calzolari; infine, come traccia pittorica attraverso il fumo della combustione in Calzolari e Parmiggiani.

“On Fire”, dunque, attraverso le 26 opere raccolte con la collaborazione delle fondazioni degli artisti e prestiti provenienti da importanti collezioni internazionali, tra cui diversi capolavori inediti o raramente mostrati al pubblico, documenta una delle più radicali, e nel contempo inesplorate, rivoluzioni linguistiche dell’arte contemporanea.
La mostra è accompagnata da una pubblicazione edita da Forma Edizioni.

The Wounded Achilles (Fillippo Albacini) ©Kehinde Wiley

KEHINDE WILEY: AN ARCHAEOLOGY OF SILENCE
23 aprile – 24 luglio 2022
In questo nuovo corpus di lavori, Kehinde Wiley mette in luce la brutalità del passato coloniale, americano e globale, usando il linguaggio figurativo dell’eroe caduto. La mostra include una serie di dipinti e sculture monumentali inediti, ampliando il suo corpus di opere Down del 2008.

Inizialmente ispirata al dipinto di Holbein Il Cristo morto nella tomba, nonché dipinti e sculture storici di guerrieri caduti e figure nello stato di riposo, Wiley ha creato una serie inquietante di corpi neri inclini, riconcettualizzando le forme pittoriche classiche per creare una versione contemporanea della ritrattistica monumentale, che risuona di violenza, dolore e morte, oltre che di estasi. Wiley ha ampliato questi elementi tematici fondamentali per meditare sulla morte dei giovani neri uccisi in tutto il mondo.

I nuovi ritratti mostrano giovani uomini e donne neri in posizioni di vulnerabilità che raccontano una storia di sopravvivenza, rivelando la bellezza che può emergere dalla tragedia. Le loro pose sono state mutuate da fonti storiche dell’arte dell’Europa occidentale che fungono da straordinarie elegie, evocando la metafora centrale della giovinezza e della resilienza, e si ergono come monumenti alla resistenza di fronte alla ferocia, incorporando una scala che spinge oltre il mero corporeo e nel regno di icone spirituali, di martiri e santi.

La mostra Kehinde Wiley: An Archaeology of Silence è curata da Christophe Leribault, (Presidente del Musée d’Orsay e del Musée de l’Orangerie, e che ha precedentemente curato la prima mostra di Wiley in Francia al Petit Palais nel 2016). La mostra è in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini ed è un Evento collaterale della 59. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, organizzata dal Musée d’Orsay, Paris.

ALTRE MOSTRE O EVENTI APERTI DA APRILE:
Homo Faber vedi notizia DeArtes qui
FontanaArte. Vivere nel vetro vedi notizia DeArtes qui
Joseph Beuys. Finamente Articolato (a Palazzo Cini in Campo San Vio) vedi notizia DeArtes qui

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, aprile 2022
Immagine di copertina: Alberto Burri, Rosso Plastica M3, 1961
©Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri

Fondazione Giorgio Cini 
Isola di San Giorgio Maggiore, 30124, Venezia
www.cini.it