Al MUDEC una riflessione sulla percezione e rappresentazione dell’alterità, nella mostra antropologica ‘Presenze africane nell’arte dell’Italia settentrionale’.
È una delle prime esposizioni in Italia su questo argomento: a cura del personale scientifico del Mudec, indaga i modi della rappresentazione artistica di uomini e donne originarie del continente africano nel nord Italia fra XVI e XIX secolo. L’iniziativa si inserisce nel progetto di ricerca più ampio iniziato con il riallestimento della collezione permanente del museo (vedi notizia DeArtes qui).
La mostra dal titolo “La Voce delle Ombre. Presenze africane nell’arte dell’Italia settentrionale (XVI – XIX secolo)” è aperta dal13 maggio fino al 18 settembre 2022 nello spazio Focus del museo milanese, a ingresso libero, emira a individuare modalità differenti di raffigurazione dell’altro, svelando canoni e cliché di tale tipologia di immagini, e cercando di restituire a queste figure un’identità attraverso il recupero delle loro vicende umane e del ruolo che ricoprivano nella società dell’epoca.
Attraverso l’esposizione di opere di diverso genere, provenienti da importanti istituzioni pubbliche e private, è possibile riflettere sulla percezione e rappresentazione dell’alterità, distinguendo i personaggi storici da quelli mitici, gli stereotipi dalle persone reali. Catalogo Silvana Editoriale.
APPROFONDIMENTO
IL PERCORSO ESPOSITIVO
Apre la mostra un documento proveniente dall’Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo, che attesta l’acquisto di uno schiavo nero di quattro anni, Dionisio, da parte del nobile Gaspare Ambrogio Visconti, nel 1486.
Nella prima sezione, Ombre senza voce, le presenze di origine africana sono servitori all’ombra dei loro signori, inserite nelle opere quasi come un accessorio. Il capostipite iconografico è il Ritratto di Laura Dianti con giovane servitore realizzato da Tiziano, a cui si rifece Aegidius Sadeler II per l’incisione (1600-1627 circa) di medesimo soggetto. La serie godette di lunga fortuna, come testimonia il doppio ritratto del Conte Manara con il suo servitore etiope (1842), immagine guida della mostra.
La sezione Leggenda e tradizione documenta come nell’immaginario visivo di artisti e committenti italiani fossero presenti figure originarie dell’Africa, questa volta centrali nella rappresentazione, laddove vengono raffigurati personaggi straordinari, come il magio nero nell’Adorazione dei Magi di Genovesino, o della domestica di Giuditta.
In carne e ossa è il titolo della sezione nella quale sono esposte le opere dove il corpo nero è finalmente protagonista, come nel caso di Muley Xeque (1566-1621), Don Filippo d’Austria, Infante d’Africa e Principe del Marocco, convertitosi al cristianesimo e quindi diventato una sorta di simbolo contro gli infedeli, e di Andrea Aguyar, ex schiavo uruguaiano che seguì Garibaldi in Italia e partecipò ai fatti della Repubblica Romana nel 1849.
La mostra si chiude con la sezione a cura di Theophilus Imani, ricercatore visivo italiano di origine ghanese, con la serie di dittici fotografici Echi e Accordi. Accostando dettagli di dipinti antichi europei a opere fotografiche contemporanee di autori neri, Imani ridona significato a immagini classiche del passato, problematizza lo stereotipo e rimette al centro le persone.
C.S.M.
Fonte: ufficio stampa, maggio 2022
Immagine di copertina: Piccio – Ritratto del Conte Manara con servitore etiope
LA VOCE DELLE OMBRE
PRESENZE AFRICANE NELL’ARTE DELL’ITALIA SETTENTRIONALE (XVI – XIX SECOLO)
13 maggio – 18 settembre 2022
Ingresso libero
MUDEC – Museo delle Culture – Spazio Focus
Via Tortona, 56, Milano
tel. 02/54917
www.mudec.it