La Casa di Cerere e lo scheletro del cavallo di Maiuri ritornano al pubblico dopo il restauro, con un percorso dedicato di visita alla casa e un nuovo allestimento espositivo.
Due importanti novità si aggiungono all’offerta di visita del Parco archeologico di Pompei. Al termine dei restauri che hanno riguardato gli ambienti interni e il giardino, apre al pubblico la Casa di Cerere, dal 14 giugno 2022. Lungo la stessa via di Castricio sulla quale affaccia la dimora, in un ambiente posto di fronte, i visitatori possono tornare ad ammirare lo scheletro dell’equide rinvenuto nel 1938 da Amedeo Maiuri, in un nuovo allestimento a seguito dell’intervento di restauro e valorizzazione.
Spiega il Direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel: «A Pompei prosegue il lavoro di studio, tutela e valorizzazione secondo il modello del “museo diffuso”. Nella casa di Cerere, oltre a ripristinare la spazialità dell’abitazione, distinta da alcuni ambienti con decorazione raffinatissima in II stile, e prima solo parzialmente fruibile, è stato realizzato un sistema di illuminazione alimentata al 100% da un sistema di coppi fotovoltaici e dunque a impatto ambientale zero.
Nell’isolato a fianco, invece, i visitatori possono ammirare lo scheletro di un cavallo nella sua posizione originale. Il restauro dello scheletro è stato connotato da un intervento multidisciplinare che ha visto all’opera i restauratori e gli archeologi, costantemente affiancati in ogni fase degli interventi da un archeozoologo. Anche questo allestimento prevede una fruizione secondo criteri accessibilità e inclusività».
APPROFONDIMENTI
LA CASA DI CERERE
La Casa di Cerere (Regio I, Insula IX), scavata per la prima volta tra il 1951 ed il 1953, deve il nome al rinvenimento di un busto in terracotta della dea Cerere, divinità della terra e della fertilità, nume tutelare dei raccolti, in uno dei cubicoli (stanze da letto) aperti sull’atrio, e probabilmente parte dell’arredo d’un piccolo luogo di culto domestico. Il busto rappresenta un tipo statuario databile alla fine del IV sec. a.C. È molto probabile che provenga dal mercato antiquario, al quale il proprietario della casa si era rivolto per assicurarsi qualche pezzo pregiato.
Il rinvenimento di altri busti fittili di Cerere in case pompeiane ristrutturate nell’ultimo periodo di vita della città sembra suggerire una loro comune provenienza da un luogo di culto cittadino, che si può immaginare distrutto o in totale rifacimento dopo il sisma del 62. È possibile che si tratti del santuario del Fondo Iozzino, scoperto negli anni Ottanta del Novecento fuori Porta Nocera, la cui titolarità è stata con buoni argomenti attribuita a Demetra-Ecate e a Giove Meilichio.
Gli interventi alla Domus hanno riguardato il restauro degli apparati decorativi, dai pavimenti mosaicati agli affreschi del primo stile, il rifacimento delle coperture e il restauro del giardino. In quest’ultimo, ispirato ai culti di Cerere, protettrice dei campi e delle messi, sono stati impiantati farro e grano antico biologici. Alcune teche espongono i reperti rinvenuti nella casa.
LO SCHELETRO DI CAVALLO DI MAIURI
Di fronte alla Casa di Cerere, in un ambiente identificato come una stalla, è esposto in un nuovo allestimento lo scheletro di un equide rinvenuto nel 1938 da Amedeo Maiuri durante uno scavo a sud di via dell’Abbondanza. Si tratta di un cavallo alto 1mt e 34 al garrese, utilizzato per il trasporto delle merci per il traino.
All’epoca dello scavo emerse dapprima una struttura quadrata in muratura, probabilmente una mangiatoia; poco più in là, dal lapillo, il cranio, poi il collo e parte della colonna vertebrale dell’equide e più in basso il resto del corpo, oltre ad altri resti organici (paglia).
Maiuri lasciò in situ i reperti – secondo la pratica della musealizzazione diffusa sperimentata nei decenni precedenti – rimettendo in piedi il cavallo su una struttura in metallo, coperto da una tettoia. Con il passare dei decenni il cavallo era stato in parte abbandonato e soggetto a un progressivo degrado.
La metodologia di restauro è partita da un rilievo con un laser scanner del cavallo, al fine di realizzare un modello 3d e consentire successivamente di smontarne le varie parti per sottoporle a restauro, pulizia e consolidamento in laboratorio. L’intero reperto è stato rimontato in una posizione scientificamente più corretta, con una struttura e con materiali nuovi, adatti al microclima e in grado di assicurarne la necessaria tutela. È stato predisposto un modellino tattile in 3d per gli ipovedenti (circa i restauri vedi notizia DeArtes con corredo fotografico qui).
C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa 14 giugno 2022