Alla GAM, tre diverse elaborazioni dell’immagine di Apollo realizzate negli anni Settanta dal grande artista. Mostra in collaborazione Archivio storico della Biennale di Venezia.
Prosegue il ciclo di esposizioni dedicate alla storia del video d’artista italiano tra gli anni Sessanta e Settanta. La mostra – alla Galleria d’Arte Moderna di Torino dal 22 giugno al 13 novembre 2022, sesto e ultimo appuntamento della collaborazione con l’Archivio Storico della Biennale di Venezia – si compone di tre diverse manifestazioni dell’immagine di Apollo che Jannis Kounellis (Il Pireo, 1936 – Roma, 2017) mise in opera, tra il 1972 e il 1973, nascondendo il proprio volto dietro una maschera di gesso recante le fattezze del dio.
La prima, del 1972, ebbe luogo all’Attico di Roma. In uno scatto di Claudio Abate, Kounellis appare a cavallo, all’interno di una sala. La testa dell’animale avanza verso l’osservatore, oltre la porta. È un’immagine attraversata da inquietudine per le molte ambiguità: un cavallo in un palazzo, la classicità della maschera e la contemporaneità degli abiti del cavaliere. Contraddizione viene anche dalla dimensione temporale dell’apparizione: da un lato c’è la vita animale, il respiro del cavallo, la sua incapacità a restare immobile; dall’altro c’è il bianco assoluto del gesso, la fissità imperturbabile della maschera, la terribilità di uno sguardo vuoto, il silenzio solenne. L’animale vive nell’ora, il dio si mostra nella continuità del suo essere, e l’opera abita uno spazio indecidibile tra le due temporalità.
La seconda, del 1973, è una fotografia (Abate) scattata presso la galleria La Salita di Roma. L’artista siede al centro dell’inquadratura con la maschera di Apollo sul volto. Su un tavolo sono disposti i frammenti di una scultura classica che pare il corpo smembrato del dio. Sopra il torso sta appollaiato un corvo impagliato. La ieratica presenza del volto di Apollo si confronta con l’immagine di morte della scultura disgregata e del corvo il cui corpo imita la vita ma ne è privo, al contempo, però, si unisce al corpo vivo di Kounellis che perpetua la divinità assumendone le fattezze. Alla sinistra di Kounellis un suonatore di flauto esegue musiche di Mozart e alla sua destra c’è una finestra aperta, due diversi soffi vitali e due diversi spazi che si mescolano: quello interno, abitato dall’arte e dal dio, risuonante di musica, e quello all’esterno, oltre il recinto sacro, immerso nella quotidianità.
La terza opera, del 1973, No title, proveniente dall’Archivio Storico della Biennale di Venezia, è l’unica opera video che Kounellis abbia mai realizzato. La sua visione, nel breve percorso di mostra, avviene in una stanzetta dove i visitatori entrano uno alla volta. È da soli che ci si reca a interrogare l’oracolo. Da un monitor, la maschera di Apollo appare nella sua inscalfibile immobilità. Kounellis la regge con la mano destra, mentre nella sinistra tiene una lampada a petrolio accesa. Esiste il tempo misurabile del video di 25 minuti; esiste il tempo storico in cui l’artista si offrì all’inquadratura fissa della telecamera, il tempo narrato dalla foggia della camicia che indossa; esiste infine il tempo perenne, il ciclo incorrotto della divinità antica che da sempre presiede alla manifestazione della luce e dell’arte e di cui l’opera di Kounellis non è che una delle infinite epifanie.
C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 14 giugno 2022
Immagine di copertina:
Jannis Kounellis, Senza titolo, 1973 video, 25’, b/n, muto,
Courtesy Archivio Storico della Biennale di Venezia © Estate Jannis Kounellis
JANNIS KOUNELLIS
22 giugno – 13 novembre 2022
Ingresso libero
VideotecaGAM
via Magenta 31, Torino
www.gamtorino.it
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