Al MAO rotazione nella galleria giapponese. Esposti antichi paraventi raffiguranti le alate messaggere delle divinità. Esposti anche kakemono e lacche.

La gru è un uccello dalla forte valenza simbolica in Asia orientale e, per la sua bellezza e le sue movenze aggraziate, è considerato un generico emblema di buon augurio. Per la sua capacità di compiere lunghe migrazioni, che creano l’illusione di un perpetuo ritorno da luoghi lontani, in Cina le gru sono anche state associate agli immortali taoisti, per i quali, secondo l’iconografia tradizionale, costituiscono spesso il mezzo di trasporto prediletto. Queste messaggere delle divinità sono quindi, prima di tutto, una metafora di longevità.

In occasione di una delle periodiche rotazioni a scopo conservativo che interessano la galleria giapponese, dal 7 giugno 2022 è esposta la raffinata coppia di paraventi “Gru (tsuru)” del XVII secolo: quindici gru di varie specie sono raffigurate in un ambiente palustre, avvolto in una nebbia dorata. Il baluginio e la luminosità dei paraventi, che quasi rischiarano la sala, sono dovute al prezioso sfondo in foglia d’oro (kinpaku), riportato al suo antico splendore grazie a un restauro finanziato nel 2011 dall’Associazione Amici della Fondazione Torino Musei. Lo stile naturalistico è caratterizzato dalla pienezza dei colori, da un’attenta ricerca di pose differenziate ed eleganti e dall’armonia dell’insieme.

Nella stessa sala è collocata un’altra coppia di paraventi a sei ante risalenti al XVII secolo che raffigura una ricca composizione di crisantemi in fiore. Il soggetto è di origine cinese, richiama la stagione autunnale ed è simbolo della vita appartata del letterato lontano dagli incarichi ufficiali. In Giappone conobbe un grandissimo successo, tanto da essere adottato anche come stemma dalla famiglia imperiale: una corolla di crisantemo dorata a 16 petali, che evoca lo splendore del sole.

La rotazione conservativa prosegue al secondo piano della galleria giapponese con l’esposizione di otto kakemono, i delicati dipinti su rotolo verticale, e una selezione di lacche, tra cui emerge una scatola per la cerimonia del tè (chabako) con fondo rosso e fini tralci vegetali decorati con foglie e fiori in rilievo in ceramiche di vari colori, metalli dorati e madreperla. Lo stile evocato è chiamato “Haritsu”, dal nome del poliedrico artista Ogawa Haritsu (1663-1747), apprezzato decoratore di lacche polimateriche, pittore e poeta di haiku.

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 30 maggio 2022

MAO – Museo d’Arte Orientale
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