Nuovo allestimento per l’interno della chiesa quattrocentesca, costruita su progetto di Leon Battista Alberti, portato avanti da Luca Fancelli.

Si è concluso il primo tassello del piano di riordino museologico e museografico delle collezioni del Comune di Mantova nelle sedi di Palazzo Te, Palazzo San Sebastiano e nel Tempio di San Sebastiano. Alla chiesa viene così restituita l’originaria identità di monumento albertiano, con l’ambizione di divenire un nuovo spazio di confronto sui temi dell’architettura, grazie alla collaborazione con il Demanio dello Stato, proprietario del Tempio, del Ministero della Cultura, di Palazzo Ducale e della Regione Lombardia che ha contribuito fattivamente a sostenere le spese.

Nel nuovo allestimento inaugurato il 18 giugno 2022,che include materiali comunali e statali, alcune decorazioni di San Sebastiano ritornano nel luogo d’origine mentre altre, provenienti da Sant’Andrea e dal Palazzo Ducale di Revere, trovano in questa sede una nuova ideale collocazione. Sono in corso studi comparati e indagini diagnostiche e scientifiche. Oltre alla nuova dislocazione degli elementi lapidei, il luogo potrà essere in futuro sede di incontri e mostre legati ai temi dell’architettura.

LA STORIA
Il Tempio di San Sebastiano fu il primo edificio costruito a Mantova su progetto di Leon Battista Alberti. Grazie alla cronaca di un contemporaneo, Andrea Schivenoglia, sappiamo che nel 1460 iniziò la costruzione di un tempio dedicato al santo invocato contro la peste, in una zona vicina alle mura della città, verso l’isola dove sorgerà Palazzo Te. Il marchese Ludovico II Gonzaga “per uno insonio” di una notte lo commissionò ad Alberti che si servì di Luca Fancelli per portare avanti il progetto e realizzare la decorazione architettonica.

Nonostante le difficoltà costruttive del cantiere e le continue battute di arresto, il risultato è quello di una struttura straordinariamente moderna, che si fatica a prima vista a identificare come chiesa. Il cardinale Francesco Gonzaga, figlio di Ludovico, nel 1473 scrisse perplesso di non comprendere se si tratti invece di una moschea o di una sinagoga.

Alberti infatti usò la pianta centrale, tipica di molti edifici dell’antichità, per creare un linguaggio completamente nuovo; usò un alfabeto antico per creare un linguaggio dirompente ed estremamente “contemporaneo”. La presenza del portico, trattato come un corpo autonomo e indipendente, ricostruiva idealmente quella struttura composta da cella e pronao, innalzati su un alto podio, che Alberti, sulla scorta delle osservazioni di Vitruvio, aveva considerato come forma ideale del tempio antico nel suo trattato De re aedificatoria. La planimetria si ripete identica nella chiesa inferiore, che ha un accesso indipendente rispetto all’aula superiore e una sua fronte d’ingresso, e non può, quindi, essere considerata semplicemente una cripta, anche perché non esistono collegamenti interni.

La lentezza nel procedere delle opere della costruzione e l’attenzione rivolta da Ludovico Gonzaga alla nuova chiesa di Sant’Andrea, lasciarono alla morte di Alberti, il San Sebastiano ancora incompiuto in molte parti. Quanto fedele all’indicazione dell’umanista sia il completamento dovuto ai canonici Lateranensi a partire dal 1488 è problema ancora aperto.

Sailko

Durante il restauro eseguito tra il 1922 e il 1925, si decise di trasformare l’edificio, da tempo abbandonato, in sacrario ai caduti, alterandone profondamente la struttura, con una modifica delle aperture, il rifacimento della volta sostituendo i pilastri e le basi di sostegno ma soprattutto per l’aggiunta impropria delle due scalinate di accesso in facciata. La scala antica, infatti, tuttora esistente e risalente alla fine del Quattrocento, è posta all’interno della loggia, sul lato sinistro del portico; lì, in corrispondenza con le testate laterali del pronao, probabilmente Alberti aveva immaginato le due rampe d’ingresso al suo tempio.

Provenienti dalla chiesa sono i plutei prima posti sulle balaustre esterne e poi sostituiti da copie per ragioni conservative. Gli originali con rilievi decorati da motivi araldici gonzagheschi di gusto donatelliano sono ora posti all’entrata del tempio. Con buona probabilità anche il modiglione con voluta e le lastre decorate con motivi araldici gonzagheschi erano parti integrate della decorazione originale del Tempio.

IL TEMPIO OGGI
«Dagli anni 20 del Novecento i mantovani identificano il Tempio con il Famedio, sacrario dei caduti di tutte le guerre… Senza perdere tale connotazione … il nuovo allestimento riporta in questo spazio le sculture autentiche che un tempo lo connotavano dei significati simbolici per cui era stato creato e consente di porle in relazione ad altre opere affini per contesto culturale, offrendo spunti di approfondimento e un nuovo percorso espositivo alla città» ha sottolineato Mattia Palazzi, Sindaco di Mantova.

L’idea di ripensare all’allestimento del Tempio nasce dal confronto scientifico tra Musei Civici e Fondazione L.B. Alberti nella veste di istituto mantovano preposto alla valorizzazione dell’opera albertiana. Nel 2019 era stata presentata una proposta per la ri-funzionalizzazione degli spazi espositivi e artistici di San Sebastiano, come uno degli obiettivi cardine all’interno del bando PIC (Piano Integrato della Cultura di Regione Lombardia) dal titolo “Partiamo dal Te!”. Il progetto è stato riconosciuto meritevole di finanziamento.

Stefano Bruno Galli – Assessore Autonomia e Cultura Regione Lombardia, esprime compiacimento «per il risultato di questo progetto che valorizza agli occhi dei mantovani e di tutti i lombardi un gioiello dell’architettura rinascimentale di Mantova. Il riallestimento del Tempio di San Sebastiano è stato sostenuto con convinzione e concretamente da Regione Lombardia … tramite i Piani Integrati della Cultura… Si tratta di una politica innovativa nella quale credo molto e i cui risultati eccellenti sono sotto gli occhi di tutti».

M.C.S.
Fonte: Ufficio Stampa, giugno 2022
Immagine di copertina tratta dal sito di Regione Lombardia

Tempio di San Sebastiano
Largo XXIV Maggio, Mantova
https://www.comune.mantova.it/index.php/cultura/musei-e-monumenti/tempio-di-san-sebastiano