Un elicottero verde militare sorvola la zona. Forse è una casualità o un semplice bus-navetta, visto che non si rivedrà più. Yanis Varoufakīs è professore di teoria economica all’Università di Atene ed è stato Ministro delle Finanze in Grecia nel primo governo Tsipras. Nel febbraio 2016 ha fondato il Democracy in Europe Movement 2025, un movimento politico paneuropeo. Tonia Mastrobuoni dialoga con lui per un’ora e mezza nell’incontro dal titolo “Europa, sovranità e democrazia”, che assomiglia a uno spot elettorale, in vista delle elezioni europee del prossimo anno. La giornalista entra subito in argomento, parlando della situazione che avrebbe dovuto destare un clamore enorme mentre invece il caso Grecia è diventato il capro espiatorio. I vincoli erano dettati da una visione auto-liberale del mondo e dalle attese dell’elettorato e dei nemici, che non erano solo fuori ma anche dentro il palazzo in cui l’allora Ministro si era barricato per tentare di salvare la Grecia.
Varoufakīs cita Lampros, un senzatetto che ora ha una casa. Dignitosissimo, portava i giornalisti nei luoghi dove poter incontrare la Grecia vera, nelle mense frequentate da anziani, negli orfanotrofi dove le mamme lasciavano i bambini perché non potevano mantenerli, negli ospedali. Uno dei più grandi rischi che minacciano qualsiasi Ministro al mondo è dimenticare le persone in carne e ossa. Questa persona, spiega Varoufakīs, mi ha riportato con i piedi per terra: ogni volta che avevo dei dubbi pensavo a lui. Alla fine di un’intervista mi ha apostrofato: «quando sarà Ministro, la prego di non pensare a noi che già siamo precipitati dalla rupe. Pensi a tutti gli altri, che ancora non sono precipitati».
La prima volta che ho conosciuto Christine Lagarde mi ha sbalordito. Quando se ne sono usciti tutti dalla riunione, dopo due ore di noia, lei mi ha detto: «hai ragione le tue proposte devono essere adottate, ma noi non lo faremo. Attento che la tua carriera dipende dal fatto che accettiate le nostre proposte». Ma a me, prosegue a raccontare Varoufakīs, la carriera non interessava. Era essenziale la domanda: cosa pesa a questa gente? Schäuble dice la verità: questo è il modo in cui viene governata l’Europa. Se la democrazia intralcia, allora viene messa al bando. Siamo di fronte a una scelta: o smantelliamo tutta la Comunità Europea, come vuole Salvini, o cerchiamo di democratizzarla. Io sono per la seconda ipotesi.
L’intervistatrice parla di una proposta che la Grecia potrebbe accettare, ma sarà giudicata inaccettabile dalla Commissione Europea, che non insorgerà ma cederà. Non è questione di aiutare la Grecia, risponde Varoufakīs, ma l’Europa. Molte persone hanno sofferto per la maniera «idiota» di affrontare la crisi inevitabile dell’Unione Europea. All’interno della CE, abbiamo creato un eurosistema fatto apposta per produrre una gigantesca crisi economica. Non avevamo istituzioni che potessero gestirlo, e questa crisi ha fatto proliferare gruppi nel massimo dell’opacità. E non stiamo parlando della Commissione Europea. Nel 2015, quando sembrava che la CE volesse aiutare il mio Paese, sapevo che dietro c’erano società segrete che menavano le danze e le menavano male. L’Italia dovrebbe andare più che bene, perché il governo italiano è in attivo. Invece il vostro reddito pro capite è calato ogni anno disastrosamente. I gruppi opachi ci hanno gettato nel disastro e ricominciano a dettare regole.
“Adulti nella stanza”, prosegue la giornalista corrispondente da Berlino, è anche un libro sul fallimento della sinistra. Quando lei è diventato Ministro delle Finanze ha affrontato un grande problema come quello del debito. Perché non ha affrontato i problemi strutturali interni? «Io il tedesco non lo faccio» sbotta Varoufakīs. La risposta che darebbe un tedesco è che la Grecia era un connubio tra inefficienza e corruzione. Ma cerchiamo di fare un esperimento mentale generico. Pensiamo se nel 2000 la Grecia non fosse entrata nell’Euro. Il nostro indebitamento pubblico sarebbe aumentato, sì, ma più lentamente, perché le banche tedesche ci hanno imposto a forza dei prestiti. Poi nel 2008 avremmo avuto una crisi, ma più piccola, come quella della Bulgaria. Saremmo egualmente inefficienti e corrotti, ma meno. Il motivo per cui siamo ancora nella depressione è che le banche tedesche e francesi impongono prestiti su prestiti.
Io mi ero prefisso due obiettivi paralleli. Primo, una misura macroeconomica, ossia aver ristrutturato il debito in modo da abbassare il credito d’imposta. Il che significa dire che ho ridotto le tasse, ma erano da pagare. Il secondo, ho messo in piedi presso il Ministero delle Finanze un piccolo manipolo di persone pulite, inattaccabili, per pizzicare gli evasori fiscali, tramite computer e algoritmi, confrontando i conti correnti con le dichiarazioni delle tasse. Non volevamo vendicarci. Abbiamo invitato gli evasori ad andare sul sito web per scrivere i redditi “dimenticati” e su quelli abbiamo chiesto di pagare il 15%. Lo hanno fatto in 485 mila, e tutti amici come prima. Poi mi sono dimesso. Quando non ero più Ministro ho ricevuto una telefonata in cui mi si annunciava che l’unità antievasiva era stata sciolta. Perché quelli che stanno a Berlino e alla troika sono amici dei pescecani greci, sono gli stessi con cui fanno affari. Allora, facciamo tutti una bella cosa: facciamo tutti i tedeschi, ma proprio tutti però.
La parola torna alla giornalista e a quando Papandreou figlio vinse le elezioni e mise su un governo monocolore socialdemocratico. Era un partito neonazista, afferma Mastrobuoni. La crisi della Grecia è una crisi dell’Euro, ma perché L’Europa è rimasta afona? Guardiamo le cause vere della crisi, se non globale, paneuropea della socialdemocrazia, ribatte Varoufakīs Il mondo è rimasto stregato dal capitalismo. Il lavoro dei socialdemocratici cerca un punto di mediazione, però lo fa tassando le imprese per finanziare gli ospedali e tutte quelle strutture che aiutano le persone. Ma a partire dal ’75 il volume del capitale sociale si è ristretto, mentre la mole delle banche è andata crescendo. Ripeto: in tutto il mondo. È per questo che allora i partiti socialdemocratici hanno avuto difficoltà a spremere le industrie per finanziare lo stato sociale, e hanno stretto un turpe patto faustiano con le banche. L’accordo era che i socialdemocratici chiudessero un occhio sulle banche purché le banche dessero i soldi per finanziare il sociale, come ha fatto Papandreou e anche l’Italia. Tre processi politici hanno rafforzato ciò. I soldi che i socialdemocratici hanno avuto dalle banche hanno riscosso consenso tra la gente. Secondo, molti uomini politici erano finanziati dai banchieri stessi e non hanno fatto mancare i consensi. Terzo, noi della sinistra abbiamo sempre avuto propensione all’autoritarismo. Persone come D’Alema hanno sempre l’inclinazione a pensare di avere la storia dalla loro parte. Si sono venduti l’anima alla finanza, hanno aumentato il potere e hanno mantenuto quell’orientamento stalinista che hanno sempre avuto. Arriva la crisi del 2008-2009-2010 dagli USA in Europa. Alcune banche vanno fallite, ma i socialdemocratici al governo non hanno avuto il coraggio morale di mandare a casa i banchieri, perché le banche erano salvabili, i banchieri no. Invece l’hanno chiamata austerità e l’hanno difesa a spada tratta. Così ci hanno mandato kaputt.
L’interlocutrice sposta il discorso sull’Euro e sui mercati, che sono anche i vecchietti con i risparmi, i titoli pensione, e ricorda a Varoufakis di essersi interrogato su come avrebbero reagito gli investitori, sul suo avere ammesso un piano B, come quello dell’Italia per l’uscita dall’Euro.
I piani possono funzionare senza distruggere l’Europa? Non è folle far trapelare l’idea che l’Italia possa ricattare l’Europa? Risponde Varoufakīs che in Grecia nessuno sapeva del piano B, perché se ne avesse parlato sarebbe diventato il piano A. Un piano di riserva è essenziale e bisogna averlo per dovere morale, oltre che nazionale. È per salvaguardare la sicurezza del Paese. La BCE ha un sacco di piani B, per la Brexit, per l’Italiexit eccetera. Il mio piano B era mettere la Grecia in grado di prosperare all’interno della CE. Ma a voi italiani non vi hanno ricattato, a noi si. Salvini dice che questo è il suo piano B, invece è il piano A.
Sì, l’Italia potrebbe essere in grado di ricattare l’Europa, ma la questione non è se si possa, ma se si debba. La domanda è: bisogna che l’Italia esca o no? Potreste ricattare la Germania. Perché invece tutti insieme non facciamo qualcosa a vantaggio di tutti, anziché fare qualcosa contro la Germania? Ci sono interessi comuni e a questi non serve la dinamica del ricatto vicendevole tra spagnoli, italiani, greci, tedeschi. La soluzione è creare un Paneuriopean movement di veri democratici globali, per esercitare una pressione simultaneamente in tutta Europa e cercare di unire le forze contro la stupidità. Stupidità, si affretta a specificare Varoufakīs , dell’Unione Europea e di Donald Trump. Il movimento D25 si proporrà alle elezioni europee del 2019.
La conferenza è finita e fioccano le domande da parte del pubblico. Le agenzie di ratig Internazionali? Ignoratele, servono strategie nazionali. La crisi in cui ci dibattiamo è talmente grave che servono politiche dotate di raziocinio per rintuzzare la stupidità delle istituzioni europee e di Donald Trump. Il D25 in Italia lo potremmo chiamare primavera europea. Una piattaforma politica comune per tutti quanti, con candidati di ogni nazione che si presentano in ogni nazione e con la massima apertura nei confronti di tutti. Una piattaforma dove si incontrino quanti sentano un senso di dovere di creare un’alternativa ai movimenti fascisti in ascesa. Total respect.
Una signora interviene, dichiarando di aver votato per i Cinque Stelle. Viene subissata da fischi e risate di scherno. Varoufakīs si indigna e invita ancora al total respect. In America ci sono dei democratici che definiscono “sfigati quelli che hanno votato Trump”. Mi sento offeso, afferma con forza Varoufakīs, quando sento che gente così dovrebbe essere privata del diritto di voto. Soprattutto quando a fare certe affermazioni è Hillary Clinton «che era culo a camicia con i finanzieri di Wall Street». Non accetterò mai che degli elettori che hanno mandato al governo Salvini siano descritti come fascisti. Non accetto queste etichettature. La colpa non è degli immigrati, ma del sistema che ora si serve di Salvini per tornare al potere.
All’ultima domanda, Varoufakīs ribadisce che in totale l’indebitamento pubblico dell’Italia è inferiore a quello della Spagna, e sarebbe sostenibile in Europa. Ciò che soffoca l’Italia che è una grande parte del suo debito è pubblico, e questo è il sistema dell’Europa. Quindi: cambiamo il sistema.
Resoconto Maria Luisa Abate
Visto a Festivaletteratura Mantova il 6 settembre 2018
Foto MiLùMediA for DeArtes