Tra gli eventi svolti in concomitanza a Festivaletteratura, l’inaugurazione di una mostra che celebra i centocinquant’anni dall’istituzione dell’Archivio di Stato di Mantova, nato ufficialmente nel 1868 ma esistente già in precedenza come prosecuzione dell’archivio dei Gonzaga. Tra i documenti qui conservati, di enorme importanza, ce n’è uno che riguarda la tutela del patrimonio. Si tratta di una lettera, inizialmente attribuita a Raffaello poi a Baldassarre Castiglioni, indirizzata a Papa Leone X, in cui si invitava a prestare attenzione alle opere antiche. Taglia il classico nastro tricolore della mostra “Fare memoria” Alberto Bonisoli, dal 1 giugno di quest’anno Ministro per i Beni e le Attività Culturali. Le prime domande, poste dal piccolo drappello di giornalisti, riguardano la prossima “finanziaria” e ricevono risposte diplomatiche, a iniziare da quel «vorrei saperlo anch’io» riguardante le tornate di approvazioni, ed eventuali modifiche, che dovrà passare la legge prima di entrare in vigore.
Il Ministro afferma di voler risolvere due punti critici delle istituzioni culturali italiane: personale e sicurezza. Senza personale, il Ministero sta morendo di inedia. Il personale in servizio lavora bene, ma la situazione di quasi mille persone che vanno in pensione ogni anno potrebbe influire sulla funzionalità di biblioteche, archivi eccetera. Ci sono problemi e lo sappiamo. Ho incontrato un sindacato e sto cercando in tutte le forme di avere il quadro della situazione da persone in attività. Abbiamo messo in finanziaria un piano di assunzioni per gli archivi, le biblioteche e quelle aree che non stanno al centro della corrente ma sulla riva. Ci impegniamo a qualche migliaia di assunzioni nei prossimi anni. Per forza deve esserci un nuovo concorso: chi lavora nello Stato non è meno valido di chi lavora nel privato, è un servitore della comunità e deve farlo al massimo livello.
La sicurezza è una priorità ma soprattutto deve essere una costante. Io devo poter entrare in una chiesa certo che ne uscirò, afferma riferendosi al crollo avvenuto qualche giorno prima in san Giuseppe dei Falegnami a Roma. Il Padreterno ci ha fatto un favore, ma non posso metterlo a libro paga! Se ci sono stati comportamenti sbagliati vanno sanzionati. Non più tardi di ieri è stata varata una nuova norma anticorruzione per rendere più seria e funzionale la macchina pubblica. La corruzione è un virus e va condannato con una percentuale di tolleranza meno di zero. Chi viene colto a fare qualcosa che non va, mai più avrà a che fare con l’amministrazione pubblica.
«Senza archivio non sappiamo chi siamo né dove andiamo» interviene il direttore Luisa Onesta Tamassia e Bonisoli incalza sull’importanza della conoscenza dell’origine degli accadimenti. La lettura in assoluto è l’attività culturale che ha il maggiore potenziale per dare un segnale forte alla società italiana, per superare alcune criticità che ci portiamo dietro. La cultura è una delle soluzioni, non l’unica, ma può aiutare. Chi legge, poi, è portato a usare altri prodotti culturali. Oltre i soldi, contano competenza e motivazione, che credo ci siano in Festivaletteratura, anche se non lo conosco bene (n.d.r. pur essendo originario di Castel D’Ario, paese alle porte di Mantova). Prosegue spiegando di non essere un editore, né di occuparsi di teatro, né di musei. Il mio approccio è ascoltare. Forse in passato è prevalsa la fretta, che ha prodotto norme sbagliate. Gli viene chiesto di fare un nome ma, dopo aver scagliato il sasso, Bonisoli nasconde la mano: «non ricordo, ho la memoria di un pesciolino rosso».
Sono appassionato di storia, confida, e appena ho avuto questo incarico sono andato a visitare gli archivi. Ho scoperto che non era prassi, altre realtà hanno maggiore visibilità. Negli archivi troviamo la memoria di un paese e della comunità. Una memoria fatta di informazioni e contenuti che spesso non hanno sistematicità e vanno studiati. Quando un potere politico vuole intervenire in maniera importante su una comunità agisce per prima cosa sugli archivi, in positivo e in negativo. Ad esempio a Cremona degli anni tra il 1920 e il 1940 manca tutto, non è rimasto un solo documento. Altro esempio è l’archivio a Sofia del partito comunista bulgaro, che tre giorni dopo la fine del regime ha avuto un episodio di autocombustione. Noi siamo di passaggio e dobbiamo preservare la memoria per chi verrà dopo.
Da qualche anno lo Stato sta iniziando a comperare documenti, che non vedo la ragione perché finiscano a Londra e vengano battuti all’asta da Christie’s. Dovrebbero restare in Italia, e questo vale sull’antichità ma anche per appunti o libri annotati a margine dai grandi intellettuali della nostra epoca. Parliamo di una raccolta della memoria recente. Documenti a volte controversi, che non è detto ci piacciano, ma tutto fa parte del nostro DNA: preservare e al contempo accompagnare.

Resoconto Maria Luisa Abate

Visto all’Archivio di Stato di Mantova il 7 settembre 2018
Foto MiLùMediA for DeArtes