La siccità mette a rischio le imbarcazioni d’epoca medievale site nell’alveo del fiume. A Calvatone affiora struttura palafitticola. La Soprintendenza dirige il progetto di tutela.
Il protrarsi della siccità, tra gli altri danni, ha causato l’affioramento dall’alveo dei fiumi di strutture, reperti archeologici e manufatti antichi. La situazione di emergenza per la tutela è collegata non solo al rischio che i materiali vengano raccolti da soggetti non autorizzati, ma anche all’esposizione al sole che ne mette a repentaglio la conservazione, in particolare per i reperti lignei.
È il caso di due imbarcazioni antiche, emerse dal fiume Oglio nel territorio di Isola Dovarese (CR), poco a valle del ponte “Tre martiri”. Si tratta di due piroghe, vale a dire imbarcazioni monossili ricavate da un unico tronco d’albero scavato, risalenti all’epoca medioevale. Di particolare rilievo risulta una delle due, della lunghezza di 11.50 m, perché presenta anche alcune costolature di rinforzo interne, raramente attestate fino a oggi.
In seguito alla segnalazione dei volontari Auser (ex gruppo dell’ecomuseo di Isola Dovarese) e del sindaco di Isola Dovarese Gianpaolo Gansi, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova, stanziando parte dei fondi destinati alla tutela per il 2022, ha diretto un progetto di messa in sicurezza dei due scafi, consistente nel riseppellimento in alveo, una volta eseguita la documentazione e la campionatura dei manufatti. La delicata operazione, che ha avuto luogo il 18 luglio 2022, progettata dallo Studio Associato di Ricerca Archeologica di Gattico (NO), è stata resa possibile dalla collaborazione di diversi soggetti.
Parallelamente, altre situazioni di affioramento sono state segnalate alla Soprintendenza nella stessa zona.
A Piadena (CR) e ad Acquanegra sul Chiese (MN) altre imbarcazioni monossili e a fasciame sono parzialmente emerse dall’acqua, ma, a differenza di quelle di Isola Dovarese, il livello raggiunto dal fiume non ne pregiudicava la conservazione.
STRUTTA PALAFITTICOLA A CALVATONE
Più complesso è apparso il contesto individuato in comune di Calvatone (CR), presso la riva di un’ansa fluviale immediatamente a monte dell’oasi WWF “Le Bine”. La segnalazione, trasmessa dall’associazione Klousios – Centro Studi e ricerche basso Chiese, della presenza di una serie di palificazioni emerse dall’acqua e di abbondante materiale ceramico, ha permesso alla Soprintendenza di attivare la protezione del sito, con il coinvolgimento del sindaco di Calvatone, Valeria Patelli, dei Comandi Stazioni Carabinieri di Piadena e di Casalmaggiore e l’aiuto di cittadini nella sorveglianza.
L’indagine archeologica ha permesso di rilevare e posizionare una struttura composta da un centinaio di pali lignei, che vanno a comporre una piattaforma quadrangolare a centro fiume collegata alla riva da due pontili. Nei pressi è stata reperita un’imbarcazione a fasciame, ancora per la maggior parte interrata.
La presenza di materiale ceramico di diverse cronologie, collegata allo scorrimento del fiume, non permette di datare con sicurezza la struttura, già individuata nel 2003 e allora interpretata come una palafitta ascrivibile a un periodo compreso tra l’età del Bronzo Antico Finale e il periodo centrale del Bronzo Medio. Le campionature effettuate dai pali permetteranno tramite analisi dendrocronologiche e con l’utilizzo del C14 di comprendere meglio la datazione e il significato del contesto, che risulta in ogni modo di straordinaria rilevanza.
C.S.M.
Fonte: Segreteria Sabap- mn, 26 luglio 2022
Immagine di copertina: Calvatone, dettaglio imbarcazione