A Castellavazzo venute alla luce antiche sepolture: in corso studi e analisi su 16 tombe di epoca romana del I, II e IV sec d.C.    

La datazione delle sepolture, sulla base delle prime osservazioni sulle monete e sui materiali di corredo destinati ad accompagnare i defunti nell’aldilà, appare riferibile a due fasi distinte: le tombe a incinerazione sono collocabili in un periodo compreso tra il I ed il II secolo d.C., mentre alcune delle inumazioni risulterebbero più recenti e databili alla fase tardo romana (IV secolo d.C.).

Il nuovo tassello della lunga storia della media Valle del Piave è emerso durante i lavori sulla Strada Statale 51 d’Alemagna da parte di Anas (Gruppo FS Italiane), nell’ambito degli interventi per il miglioramento dell’accessibilità a Cortina, in vista delle Olimpiadi del 2026.

A Castellavazzo, in comune di Longarone (Belluno) si sono concluse le indagini archeologiche in corso da alcuni mesi, effettuate dagli archeologi di P.ET.R.A soc. coop., con la direzione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso.

Questo territorio già anticamente costituiva un punto di passaggio obbligato per risalire la valle del Piave verso le aree alpine più interne. Si presenta ricco di spunti, il dibattito relativo alla viabilità militare che in epoca romana collegava Altino con il Norico (Austria), attraverso il centro Cadore e il passo di Monte Croce Comelico, altre aree d’interesse archeologico.

A sud del nucleo abitato di Castellavazzo sono state individuate evidenze riferibili a un tracciato stradale, consolidato con una stesura di scaglie di pietra, sul cui andamento e sulla cui datazione sono al momento in corso gli studi. Nel tratto più prossimo al centro abitato di Castellavazzo, in località Crosta (zona già in parte alterata dalla viabilità risalente agli anni Cinquanta del Novecento e dove attualmente si sta realizzando un sottopasso ciclo-pedonale), sono state portate alla luce sepolture romane, verosimilmente riferibili a un ambito di necropoli già testimoniato da ritrovamenti precedenti, i cui reperti sono oggi esposti al pubblico grazie all’ “Expo archeologica” allestita al piano terra dell’ex Municipio.

LE TOMBE RITROVATE NEL 2022
Sono 16 e presentano sia il rito dell’incinerazione sia quello dell’inumazione. Le sepolture a incinerazione rinvenute sono per lo più in semplice fossa, vale a dire che i resti combusti del defunto e del suo corredo non erano contenuti all’interno di recipienti (ossuari). In un caso si è riscontrata la presenza di un recipiente in terracotta con funzione di ossuario/cinerario, a sua volta protetto riutilizzando parte di un’anfora; per tale tomba, come per un’altra tomba ad incinerazione particolarmente delicata, si è proceduto al prelievo “in blocco”, per poterle sottoporre a scavo in laboratorio.

La datazione delle sepolture, sulla base delle prime osservazioni sulle monete associate e sui materiali di corredo destinati ad accompagnare i defunti nell’aldilà, appare riferibile a due fasi distinte, come si diceva poc’anzi: le tombe a incinerazione sono preliminarmente collocabili in un periodo compreso tra il I ed il II secolo d.C., mentre almeno alcune delle inumazioni risulterebbero più recenti e databili alla fase tardo romana (IV secolo d.C.).

Considerato l’interesse complessivo dei dati finora emersi, sia pure in aree dell’estensione limitata, si procederà a studi specialistici e analisi, con l’obiettivo di comunicare al pubblico, anche attraverso la proposta museale, elementi rilevanti per la conoscenza storica del romano Pagus Laebactium, il cui nome rievoca il nucleo da cui ha avuto origine l’attuale Castellavazzo.

C.S.M.
Fonte: Sito Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
per l’area metropolitana di Venezia e le province di Βelluno, Padova e Treviso,
19 luglio 2022

www.soprintendenzapdve.beniculturali.it