Luigi Lo Cascio entra in modo audace nel mondo della letteratura. Spiega il romanziere Davide Longo che “Ogni ricordo un fiore” raccoglie circa duecentocinquanta incipit, attribuiti a un viaggiatore che durante un tragitto in treno rilegge i suoi appunti mai sfociati in un prodotto compiuto.
Nel libro ci sono io, senza alcuna maschera, ammette l’attore e regista cinematografico e teatrale. Prima è nata in me la scrittura, poi l’idea della pubblicazione, per cui non ne ho scelto lo stile. In precedenza avevo scritto testi teatrali, ma nei cassetti ho ritrovato pezzi iniziati e mai finiti. Quando sono diventati molti è nata l’idea di dare uno sbocco, di dare spazio agli impulsi e vedere dove potessero andare a finire. Una decisione presa con animo giocoso, con mancanza di calcolo, come si fosse tra amici e si chiedesse all’uno o all’altro come secondo lui potrebbe continuare una storia.
Gli incipit possono riassumersi in tre gruppi. I primi sembrano epigrammi, aforismi, paiono pensieri filosofici. La seconda tranche è formata da “esche” dalle quali si potrebbe originare un racconto, sono esse stesse mini-racconti. La terza serie è composta da “inneschi” che possono dare vita a grandi romanzi. Uno specchietto che allude è un tutto. Aggiunge Longo che sono come sassi gettati in uno stagno senza sapere fino a dove si allargheranno i cerchi.
Il primo anno in Accademia, ricorda il vincitore del David di Donatello, era dedicato alla recitazione in versi e io, come lettore, ho iniziato da questi autori. La differenza, rispetto al fare l’attore, è che ora ho iniziato a frequentare i testi che volevo io.
Complicarsi la vita per vedere dove porti l’immaginazione è la gioia di uno scrittore.
Resoconto Maria Luisa Abate
Visto a Festivaletteratura Mantova l’8 settembre 2018
Foto MiLùMediA for DeArtes