Plácido Domingo ha purtroppo dovuto interrompere a metà la serata di gala di cui era atteso protagonista all’Arena di Verona. Dopo la prima parte della recita svolta non senza fatica, i microfoni hanno annunciato un suo “improvviso abbassamento di voce”. Condizione che quindi non gli ha impedito, la sera seguente, di presentarsi regolarmente nelle vesti di direttore sul podio (in Turandot: Vedi recensione DeArtes qui). Domingo è una leggenda vivente, ma il tempo passa per chiunque, anche se con lui era stato finora di una clemenza che aveva del miracoloso. La sua carriera stratosferica lo colloca ai vertici del panorama mondiale – non del Novecento ma di tutti i tempi – ed è straordinaria anche per la durata, per la tenuta vocale che lo aveva sorretto per davvero lunghi anni. Al Maestro il mondo intero, della lirica e non solo, è debitore per tutto quello che ci ha donato. E in Arena il pubblico, che lo ama incondizionatamente e che non dimentica gli splendori passati e recenti, gli ha tributato un nostalgico applauso in segno di rispetto e gratitudine.

Un altro sincero applauso, nel merito, è andato a chi ha avuto l’insidioso compito di sostituirlo a metà percorso: Roman Burdenko. Lo spettacolo era confezionato attorno a Domingo, che, come è risaputo, assecondando il fisiologico mutare della voce negli anni, ha da tempo abbandonato i ruoli da tenore per esplorare quelli da baritono. Pertanto un baritono, Burdenko per l’appunto, ha preso il testimone dal collega vestendo i panni di Macbeth e sfoderando una voce piena e pastosa, salda e dal bel timbro.

La “Verdi Opera Nigth” prevedeva tre spezzoni tratti da altrettante opere: Aida e Don Carlo, prima del succitato Macbeth. Largo e meritato spazio è stato riservato al Coro areniano preparato da Ulisse Trabacchin, mentre il Corpo di Ballo, coordinato da Gaetano Petrosino su coreografie di Luc Bouy, e le maestranze tecniche hanno trovato il loro momento clou nel Trionfo di Aida, servito anche ad appagare quella spettacolarità richiesta, e dovuta, al pubblico areniano. Le scenografie di Ezio Antonelli sono state messe in risalto dalle luci di Paolo Mazzon. Regista era Stefano Trespidi, che dopo gli estratti da Aida e Don Carlo svolti in costumi e contesti tradizionali, ha scelto una trasposizione temporale novecentesca per lo stralcio da Macbeth, così accentuando lo stacco tra i diversi frammenti d’opera.

L’Orchestra dell’Arena di Verona ha ancora una volta dimostrato duttilità nel rispondere alle differenti esigenze che, nel corso del festival estivo, giungono dal podio. Sul quale, in questa occasione, è salito Jordi Bernàcer, che dopo qualche titubanza iniziale ha impresso la propria impronta direttoriale, efficace nel “tenere assieme” un programma in tal guisa strutturato e riuscendo anche, nei brevi lacerti, a curare i differenti aspetti espressivi dei tre capolavori verdiani.

Di prima grandezza il cast, che ha schierato voci di assoluta eccellenza. Su tutti, ha brillato in modo speciale il basso Ildar Abdrazakov che, al suo sfolgorante debutto areniano, ha colpito per la nobiltà della linea stilistica sia come Ramfis (in Aida), sia come Filippo II (in Don Carlo) di cui ha messo in risalto la natura meditativa e la profonda umanità, sia impersonando un Banco di straordinaria intensità (in Macbeth). La voce salda e di ottima caratura di Fabio Sartori ha dato vita dapprima a Radamès (in Aida), poi a un notevolissimo Don Carlo, infine ha conferito incisività a Macduff (in Macbeth). Maria José Siri ha offerto un piccolo assaggio della rilucente Aida che ha interamente interpretato due giorni dopo (a fianco di Jonas Kaufmann: prossimamente, la recensione su DeArtes) ed è stata anche toccante Elisabetta (in Don Carlo) ed energica Lady Macbeth.

Voci valide e appropriate, in interventi di assai breve durata, Yulia Matochkina, Amneris (in Aida) Simon Lim, il Re (in Aida), Sofia Koberidze, Dama (in Macbeth), Gabriele Sagona, sicario (in Macbeth). Al termine, ribalta per tutti, Domingo compreso.

Recensione di Maria Luisa Abate
Visto all’Arena di Verona il 25 agosto 2022
Contributi fotografici: Ennevi foto