Mantova, Festivaletteratura: conferenza spettacolo di Luca Scarlini sulla vivacità di un circolo di geniali scrittrici.
Uno dei periodi più belli e ispirati della letteratura italiana contemporanea si colloca negli anni che vanno dalla fine del fascismo al dopo. Tutto ruota attorno a Maria Bellonci, alla quale Festivaletteratura ha dedicato uno spazio di libera consultazione libraria, nell’Atrio degli Arcieri di Palazzo Ducale. Dalle tavole del Teatro Bibiena, Luca Scarlini travolge il pubblico con una parlantina rapidissima, procedendo per quadri altrettanto veloci, scanditi da stralci musicali: via e stop. Un discorso che, rimane il dubbio, potrebbe essere stato abilmente preparato o ancor più abilmente esposto a braccio.
Si inizia con un brandello che Orlando di Lasso compose su parole di Petrarca e che, afferma Scarlini, fu ascoltato in questo stesso teatro da Maria Bellonci (1902 – 1986) nell’esecuzione del maestro Claudio Gallico. Le “sorelle”, come le chiama Scarlini – Alba De Céspedes, Gianna Manzini, Anna Banti, Paola Masino, Fausta Cialente – testimoniano la rinascita intellettuale dopo le ceneri della guerra. Era un’epoca molto maschilista e le donne erano figlie di, mogli di, madri di. Una trentina le scrittrici, che quasi tutte ruotavano attorno a Mondadori o Bompiani. La prima delle “sorelle” a vincere il Premio Strega fu Elsa Morante, ma ci fu un continuo collegamento tra queste signore della letteratura, che avevano una prosa non facile ma alta.
Le “sorelle” parlavano le une con le altre tramite lettere o attraverso la stampa, ma anche si facevano dispetti. Tutte erano passate dalla lettura di Virginia Woolf. Tutte avevano poco denaro, che Maria Bellonci reinvestiva in viaggi di studio o approfondimento. Tutte discutevano in modo franco con gli editori di soldi. Perché finita la Seconda Guerra di soldi non ce n’erano.
A parte Fausta Cialente che risiedeva ad Alessandria d’Egitto, le altre abitavano a Roma, ai Parioli, che all’epoca era una zona nuova di case a prezzo relativamente basso. Abitavano a pochi passi e si scrivevano una catasta di lettere, ora conservate all’Archivio della Capitale.
L’aria di Alcina, la maga cantata da Vivaldi nell’ “Orlando furioso”, introduce Anna Banti (pseudonimo di Lucia Lopresti 1895 – 1985), moglie del critico e storico dell’arte Roberto Longhi. Nel racconto “Lavinia fugge” scrive di un’orfana accolta in quello stesso Ospedale della Pietà dove le giovani apprendevano il canto e la musica sotto l’insegnamento di Vivaldi. Banti rinnovò il romanzo storico, ma era capace di scrivere come le avanguardie.
Poche note del balletto “Jeu de Cartes” di Stravinskij fungono da ispirazione per parlare di Gianna Manzini (1896 – 1974), che era considerata la più perfetta prosatrice d’arte. Era malata e la tosse entrava nelle sue opere, aggiunge Scarlini. Lei e il marito Bruno Fallaci, che lavorava a La Nazione, vivevano in una casa biblioteca, con due lettini a scomparsa, perché tutti i soldi li investivano in libri. Di lei si diceva che scriveva benissimo. Però non vendeva. La Bellonci la presentò a Mondadori che la aiutò moltissimo. Ebbe successo a ottant’anni, con il romanzo autobiografico “Ritratto in piedi”, vincitore del Premio Campiello. Una delle lettere più belle di Manzini a Bellonci riguarda il successo e la richiesta di come gestirlo. Bellonci le rispose: “Basta che tu sia te stessa: se piacerai, piacerai. Se non piacerai, non piacerai”.
La Chanson d’Olympia da “I racconti di Hoffmann” di Offenbach introduce Paola Masino (1908 – 1989), compagna di Massimo Bontempelli. La decisione dei due di non sposarsi e l’enorme differenza di età fecero scandalo. Andarono quindi a Parigi, dove lei entrò in sintonia con le avanguardie. Tutte le copie di “Nascita e morte della massaia” vennero distrutte in un bombardamento e il libro uscì nel ‘46, quando lo stile non piaceva più.
Il ritmo della canzone “Quizás, Quizás, Quizás”, famosa nella versione americana “Perhaps perhaps perhaps”, del compositore cubano Osvaldo Farres, collega ad Alba De Céspedes (Roma, 11 marzo 1911 – Parigi, 14 novembre 1997), figlia dell’ambasciatore di Cuba a Roma. Sposò in seconde nozze un diplomatico e per lungo tempo abitò a Washington. Andò anche a Cuba, sostenitrice di Fidel Castro. Il regime fascista censurò “Nessuno torna indietro”, ma tutti comperavano il romanzo, che parlava di un pensionato romano per signorine dove una donna diede alla luce un figlio, cosa che allora faceva scandalo. Il libro fu subito tradotto in trenta lingue. Lei fu anche consulente per Mondadori, ruolo in cui fu spietata.
Le note di una canzone araba evocano le trasmissioni di Radio Cairo, di cui Fausta Cialente (1898 – 1994) era redattrice principale e dalle cui frequenze diceva che il fascismo non era così bello come pareva. “Ballata levantina” parla dell’Aida di Verdi che nel 1880 fu rappresentata per inaugurare il Canale di Suez. Divenne famosa per “Le quattro ragazze Wiselberger” un romanzo triestino che parla di Risorgimento, dell’impero austroungarico, della Prima Guerra mondiale.
Le “sorelle”, conclude Scarlini, hanno davvero cambiato la storia della letteratura e aperto la via alle nuove generazioni. Erano diverse per stile e pensiero. La loro storia è quella di un mondo che ha dovuto riformare la propria identità.
Maria Luisa Abate
Mantova, Festivaletteratura, Teatro Bibiena, 8 settembre 2022
Contributi fotografici: MiLùMediA for DeArtes