Mantova, Festivaletteratura: il Direttore Generale dei Musei MiC Massimo Osanna e la scrittrice Valeria Parrella: due sguardi su Pompei, l’uno storico, l’altro romanzato.

Chi di voi ha visitato Pompei? Le mani del pubblico si alzano per la quasi totalità. Non c’è nessuno, al mondo, che non conosca Pompei e la sua storia affascinante. L’incontro dal titolo “Quando il Vesuvio fermò il tempo” moderato dalla scrittrice Elisabetta Bucciarelli, mette fianco a fianco due prospettive assai diverse, che paiono lì per lì incompatibili, ma che nel corso della conversazione trovano punti di contatto.

Una Pompei immaginata e supposta, quella descritta da Valeria Parrella nel romanzo storico “La fortuna”, titolo ispirato al nome di una nave del I secolo, coeva all’eruzione. L’autrice – durante la serata mostratasi irrefrenabilmente ilare e dal carattere aperto tipicamente napoletano, perciò genuinamente pompeiano – cerca di immedesimarsi in ciò che provarono gli abitanti durante le fasi dell’eruzione del Vesuvio che tutto seppellì, portando morte e distruzione. Una delle sensazioni sulle quali lei si sofferma è lo stupore, perché allora non si sapeva che questo fosse un vulcano, perfino Plinio il Vecchio lo credeva un monte. Ma la montagna, un giorno, prese inspiegabilmente a emettere fumo…

Accanto alla sua voce contemporanea, la storia, lo studioso, colui che diede il via alle recenti campagne di scavo che hanno portato a straordinarie scoperte. Archeologo, materia che pratica e insegna a livello universitario, Massimo Osanna dal 2020 è Direttore Generale dei Musei del Ministero dei Beni Culturali. Prima di questo incarico, dal 2014 al 2020 è stato Sovrintendente per i beni archeologici del sito di Pompei, ruolo attualmente ricoperto da Gabriel Zuchtriegel. Ma è stato sotto Osanna che sono state avviate le ricerche sfociate in ritrovamenti strabilianti dei quali hanno parlato giornali e televisioni, e che Osanna descrive nella sua ultima pubblicazione “Il mondo nascosto di Pompei. Il tempo ritrovato. Le nuove scoperte”.

Un giorno ricevette una telefonata dai Carabinieri, che gli parlavano di realtà a lui fino ad allora sconosciute, come le ‘difficoltà’ del territorio e la camorra (notizia correlata di recuperi di materiali pompeiani da traffici illeciti vedi qui). I Carabinieri gli chiesero se fosse possibile l’esistenza di una biga d’oro ancora sepolta poco fuori Pompei. Per inesperienza risposti di no: ancora non sapevo quanto fosse forte la presenza dei tombaroli. L’ho imparato allora.

Dopo un certo periodo di tempo, Osanna fu contattato nuovamente dal Procuratore di Torre Annunziata (vedi notizia DeArtes qui) che gli propose di avviare assieme una campagna di scavi, perché nel corso di una intercettazione un pentito aveva parlato di un saccheggio di tombaroli in una determinata area. Fu stilato un protocollo d’intesa con la Procura, la quale era in cerca di prove che potessero portare a un processo. E così è stato: un fatto epocale.

La fortuna è stata di trovare quanto i tombaroli non avevano visto, accanto ai loro scavi clandestini: una biga, non in oro ma bellissima (vedi notizia dettagliata DeArtes con immagini qui). Sono emerse anche ulteriori testimonianze della pittura pompeiana (termopolio, vedi notizie dettagliate DeArtes con immagini qui e qui. Affreschi vedi qui). La carta vincente giocata da Osanna è stata l’apertura totale verso le collaborazioni, il fare rete non solo con Carabinieri e Procura, ma con Università, Vigili e altri soggetti: tutti assieme per restituire Pompei alla comunità, per rivoluzionare la situazione di beni culturali allo sbaraglio. Infatti Osanna trovò i luoghi ancora chiusi, con le case che crollavano.

All’inizio si procedette alla cieca. Si fece un saggio dove avrebbe dovuto esserci un muro e invece si trovò un campo coltivato a orto. L’aspetto emotivo e passionale in archeologica c’è. Si vedono emergere cose dal passato, usate da persone che non ci sono più. Oggetti che hanno una biografia: è struggente. I grandi scavi a Pompei finirono negli anni Sessanta, continua a spiegare Massimo Osanna. Ma allora non si era capito quanto ancora ci fosse. Sono emerse informazioni fantastiche su chi abitava lì. Di recente è venuto alla luce un armadio: il soffitto era crollato, gli scaffali erano crollati e i vasi di vetro all’interno invece erano intatti (vedi notizia dettagliata DeArtes con immagini qui).

Sempre recentemente, è stata rinvenuta una stanza di schiavi, probabilmente stallieri (vedi notizia dettagliata DeArtes con immagini qui). È stata applicata la tecnica inventata nell’Ottocento consistente nel colare gesso liquido nella cavità lasciata dal materiale organico, non solo dei corpi (su ulteriori calchi vedi notizia DeArtes con immagini qui e qui) ma anche degli oggetti. Si sono perciò fatte scoperte straordinarie: si sono trovate brandine povere, fatte in legno e corde intrecciate (vedi notizia DeArtes con immagini qui) e al centro della stanza una cassa con oggetti di lusso, come bronzi. Oggetti che si stavano prendendo per allestire, forse un matrimonio, oppure per lasciare, per scappare. Abbiamo trovato traccia degli ultimi della storia, di cui non resta mai traccia: Pompei è molto democratica!

Per Osanna, tutto nasce da una passione sconfinata. Ricordo quando era in ballo la mia riconferma e mi si chiedeva cosa avrei fatto. Risposi che Pompei per me è come un figlio. Te lo porti dentro, perché incarna aspetti fondanti del nostro essere umano, indipendentemente dalla bellezza che sprigiona. Ecco perché può essere anche oggetto di un romanzo attuale. Pompei, continua Osanna, è un luogo anche inquietante e scioccante, perché ti obbliga a confrontarti con la memoria, la tua oltre a quella storica. Il Direttore ricorda la sua prima visita al sito archeologico, da bambino: da dove era entrato, i gradini, il percorso. A Pompei riemerge il passato e ti confronti con il tuo vissuto.

Maria Luisa Abate
Mantova, Festivaletteratura, Basilica Santa Barbara, 8 settembre 2022
Contributi fotografici: MiLùMediA for DeArtes