Mantova: Festivaletteratura. ‘La bacchetta non serve: dirigere è una questione di spirito, di grazia’. La direttrice d’orchestra in dialogo con il musicologo Giovanni Bietti.

Il titolo dell’incontro è eloquente: “Dicevano di non capire i mei gesti”. Si parla infatti delle difficoltà incontrate da una donna che sale sul podio. Claire Gibault è stata la prima donna direttrice in Francia, a soli ventiquattro anni. Ha sempre affiancato alla carriera musicale l’impegno contro le discriminazioni di genere e ne parla nel suo libro “Direttrice d’orchestra. La mia musica, la mia vita”. La carriera ha avuto inizio al conservatorio di Le Mans, è proseguita con una lunga collaborazione con Claudio Abbado, è sfociata nella fondazione della Paris Mozart Orchestra. I musicisti che vi vogliono entrare devono firmare una carta dei valori e il 50% del ricavato viene destinato a iniziative umanitarie. Gibault ha dato anche vita a un concorso, unico al mondo, riservato alle sole direttrici donne. La mia felicità più grande? L’adozione dei miei bambini nel Togo, in Africa.

Gibault si rivolge al pubblico in italiano. Non è di molte parole e al compositore e musicologo Giovanni Bietti spetta il compito di tenere vivace il dialogo: una donna sul podio! Ora è frequente, ma quando ho iniziato era una cosa scioccante. La direttrice racconta che quando passava tra gli orchestrali mi dicevano cose sgradevoli e aggressive. Molti sono gli episodi che lasciano sconcertati, come quando le fu detto che le donne hanno un impedimento fisico a dirigere perché la loro anatomia è diversa da quella maschile, e non possono allargare le braccia per compiere i gesti direttoriali. Era il 2018!

Ho cominciato musica a quattro anni, mio padre insegnava solfeggio e avevo una adorazione per lui. Lui mi ha dato fiducia in tutta la mia vita. Gibault ha studiato pianoforte e violino, poi è diventata spalla in una orchestra giovanile. Racconta di aver iniziato a dirigere a 13 anni, cose facili che si suonavano anche senza direttore, si schermisce.  

«La bacchetta è un simbolo di virilità» Bietti cita uno stralcio del libro. La bacchetta non serve, afferma la direttrice, è una questione di spirito, di grazia. Chi ha bisogno della bacchetta non può fare musica, è un prolungamento del braccio, serve solo per una questione di visibilità.

Bietti le chiede come sia la situazione oggi, che le direttrici sono molte. Per le donne è importante la maniera di vestirsi. L’abito non fa il monaco ma dice qualcosa di noi dall’interno. Io volevo dimenticarmi. Adesso constato che c’è una diversità di talenti fra le donne, che assumono una femminilità che io non ho mai osato. Claire Gibault ammira molto Barbara Hannigan, cantante e direttrice. Si veste con seduzione, ma non disturba perché ha un talento fantastico. È difficile dire se l’abito sia più importante del talento.

Claire Gibault racconta di essere stata assistente di John Eliot Gardiner all’Opera di Lione, dove ha imparato il barocco. Umanamente era molto difficile, molto duro, molto autoritario. Invece Claudio Abbado era semplice, umile, una persona profonda e un grande artista. Abbado mi ha dato fiducia, veniva ad ascoltare i miei concerti. E lei lo ha accompagnato alla Scala quando lui diresse Pelléas et Mélisande. Lei aveva diretto la stessa opera a Lione e gli aveva mandato una registrazione, proponendogli di seguirlo a Milano. Mi rispose immediatamente e dall’anno dopo ho iniziato a essere la sua assistente a Milano. Alla Scala mi fu detto: “Signorina, è la prima volta che sul podio di Toscanini sale una donna”.

Bietti le chiede quale sia il suo rapporto con il nostro Paese. Amo tanto la maniera di vivere in Italia. Noi francesi siamo troppo quadrati. Quando ho diretto Cenerentola all’Opera di Roma la critica ha scritto “molto professionista, ma molto francese” e questo non è un complimento. A Roma ho imparato a essere più libera, più lirica, più gioiosa. Come sopravvivranno le orchestre? Togliendo dal cachet del direttore: 50 mila euro al direttore e 100 euro agli orchestrali, no!

Alla domanda circa la sua spiritualità e circa i capitoli intimi e introspettivi che si trovano nel libro, Gibault risponde che la notorietà è un veleno, distrugge la vita familiare, dà angoscia. Non mi sentivo molto bene, avevo un desiderio assoluto di perfezione che mi rendeva crudele con i musicisti, per ottenere la perfezione. Ho dovuto fare un lavoro su di me, fare un cambiamento profondo nell’approccio alla musica. Anche attraverso la conversione all’ortodossia, che fa parte del suo cammino personale.

Un cammino che l’ha portata a essere stata invitata a candidarsi al Parlamento europeo, dove è deputata per il sud est della Francia, e fa parte della commissione per la cultura e l’istruzione del Parlamento europeo. Tutti gli artisti sono europeisti. Io credo che sia un aspetto da rivendicare, che rende oggi la musica particolarmente necessaria per il mondo che abbiamo intorno.

Maria Luisa Abate
Mantova, Festivaletteratura, Basilica di Santa Barbara 9 settembre 2022
Contributi fotografici: MiLùMediA for DeArtes