Una carrellata di stelle sotto le stelle. Non uno, ma due spettacoli assieme. Elementi apparentemente distanti, pattinaggio e opera lirica, si sono splendidamente fusi in una formula vincente, che si è rinnovata nell’alternarsi degli interpreti e si è confermata al top della qualità. Opera on ice 2018 ha traslocato dall’Arena di Verona nella suggestiva Piazza degli Scacchi antistante il Castello inferiore di Marostica, vicino Vicenza. Ideato nel 2011 da Giulia Mancini, il format si distingue per la spettacolarità di spessore, garantita da celebri campioni, tutti medaglie olimpiche che, sulle note della musica dal vivo, hanno inanellato difficoltà tecniche pari a quelle eseguite in gara e mandato in visibilio i fan osannanti.
Sulle note dell’ouverture di Carmen di Bizet, ha porto settembrini auguri di Natale Alfonso Signorini, presentatore dello show che si stava registrando in vista della messa in onda televisiva durante le prossime festività invernali e che estenderà il successo ad altre vaste platee.
Filo conduttore, l’amore nelle sue varie declinazioni. La conturbante sensualità di Carmen, Anna Pogorilaya, in seguito fattasi interprete della preghiera rivolta da Norma alla luna che su Marostica ha occhieggiato misteriosa e sensuale tra un velo di nubi. Il sentimento sbocciato come un fiore esotico tra Lakmé e Gérald, fatto proprio dalla coppia di artistico Nicole Della Monica e Matteo Guarise. Il tragico romanticismo di Roméo et Juliette e poi la passione contrastata tra Violetta e Alfredo di Anna Cappellini e Luca Lanotte, coppia di danza acclamata per l’espressività. Ancora, l’amore inteso come brama di possesso del verdiano Duca di Mantova. Quest’ultimo, era impersonato dalla star delle star, accolto da un’ovazione degna di un divo rock: l’inossidabile Evgeni Plushenko. Recentemente ritiratosi dalle competizioni, ha fatto subito capire che non era, ma è, un campione, infilando tra una giravolta e l’altra un salto triplo da medaglia, eseguito senza pattinata preparatoria, con nonchalance, come se fosse – e per lui lo è – la cosa più semplice del mondo. Il russo si è misurato con il figlioletto Aleksandr di soli cinque anni, altrettanto biondo e altrettanto dotato di talento. «Sarà un nuovo Plushenko?» ha chiesto Signorini. «Plushenko of course» ha risposto spiritosamente il papà.
La mozartiana Regina della Notte e Tamino da lei guidato attraverso il percorso iniziatico, erano Annette Dytrt e Yannick Bonheur, i quali nella categoria di adagio hanno dispensato emozioni con prese acrobatiche, spericolate, mozzafiato. Invece lo spagnolo Javier Fernandez ha dato carattere esuberante a due personaggi di Siviglia, il barbiere factotum Figaro e il torero Escamillo. Al gruppo pluripremiato per il genere sincronizzato delle Hot Shivers è spettato animare i momenti corali, tra i quali il patriottico Va’ pensiero e la sfavillante marcia trionfale dell’Aida.
Tra le curiosità, toraci maschili dipinti in body painting, un’atleta su pattini-trampoli, e i magnifici costumi originali realizzati da Lorena Marin con stoffe riciclate da rifiuti industriali e impreziosite da cristalli.
Tra la prima e la seconda parte, si è gustato un assaggio della rievocazione storica che, dal 1923, si tiene ogni due anni a Marostica, con figuranti in costume rinascimentale, sbandieratori e mangiafuoco, per far rivivere un’antica tenzone. Nell’anno domini 1454 due contendenti innamorati della figlia del governatore, anziché in un cruento duello, si disputarono la mano della dama in una partita a scacchi. Il vincitore conquistò Lionora, mentre il perdente ebbe in sposa la di lei sorella Oldrada.
L’opera è nata nel nostro Paese e la dobbiamo difendere, ha motivato con convinzione Signorini, che nel suo curriculum variegato annovera esperienze registiche e che in questa occasione ha privilegiato una divulgazione popolare, accessibile a tutti, capace di incuriosire e stimolare ad avvicinarsi a questo magnifico mondo. Unico neo, l’amplificazione eccessiva e non necessaria alle voci liriche, che ha ridimensionato l’emozione canora. Le arie tratte dai celebri melodrammi sono state eseguite dall’Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana e dal Coro Opera House: un centinaio di elementi diretti da Diego Basso. Il soprano ospite Elisa Balbo si è alternata nello spazio alle spalle della pista di ghiaccio con i giovani talenti, già forti di importanti affermazioni, della Fondazione Luciano Pavarotti: il soprano Claudia Sasso, il mezzosoprano Eleonora Filipponi, il tenore Federico Veltri e il baritono Andrea Zaupa, ai quali ha fatto da nume tutelare la grande Fiorenza Cedolins.
Presente alla serata anche Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti. Nell’apoteosi conclusiva, prima della “passerella” di commiato, sullo schermo è stato trasmesso un filmato dell’indimenticabile tenore modenese impegnato, come solo lui sapeva fare, sulle note di Nessun dorma. Proprio come nella Turandot di Puccini, dove si narra della principessa di gelo che cede all’amore del pretendente Calaf, lo zar del ghiaccio Plushenko ha sciolto con il suo calore interpretativo i cuori del pubblico.
Recensione Maria Luisa Abate
Visto a Marostica, Piazza degli Scacchi, il 21 settembre 2018
Foto MiLùMediA for DeArtes