Debutto operistico scaligero per il direttore Marco Armiliato. Mario Martone alla regia. Protagonisti Sonya Yoncheva, Roberto Alagna, George Petean, Serena Gamberoni.
Fedora di Umberto Giordano, su libretto di Antonio Colautti dal dramma di Victorien Sardou, è in scena al Teatro alla Scala per sette rappresentazioni: dopo il debutto del 15 ottobre, le repliche sono il 18, 21, 24, 27, 30 ottobre e il 3 novembre 2022.
L’opera segna il debutto operistico alla Scala di Marco Armiliato, direttore apprezzato nei grandi teatri per la sua profonda conoscenza del repertorio italiano, e vede il ritorno del regista Mario Martone, al suo terzo titolo di Giordano e alla sua nona regia alla Scala, con le scene di Margherita Palli e i costumi di Ursula Patzak. Mario Martone questi giorni rappresenta l’Italia agli Oscar con il suo film “Nostalgia”.
Opera di grandi passioni e grandi voci, Fedora è interpretata da Sonya Yoncheva (Fedora), Serena Gamberoni (Olga) e George Petean (De Sirieux); inoltre si alternano Roberto Alagna e Fabio Sartori (nella parte di Loris Ipanoff).
Il dramma di Victorien Sardou, tagliato su misura su Sarah Bernhardt, andò in scena al Théatre du Vaudeville di Parigi nel dicembre 1882 e registrò subito 135 recite e un impatto con pochi precedenti sulla cultura e la vita sociale del tempo (tra i numerosi oggetti ispirati alla pièce, anche un cappello da uomo). La riduzione di Colautti, realizzata dopo che Sardou era stato impressionato dal successo scaligero di Andrea Chénier e aveva finalmente ceduto i diritti, disegna un’idea nuova di teatro d’azione, di argomento poliziesco prima ancora che amoroso, collocato in ambienti fastosi e contemporanei, con uno sfondo di cronaca assolutamente sconvolgente per l’epoca: il terrorismo e l’assassinio dello Zar Alessandro II nel marzo 1881. La ‘prima’ avvenne nel 1898 al Teatro Lirico di Milano. La Scala, forse diffidente di fronte alla trama spionistica, alla drammaturgia innovativa o alla partitura scaltra e fin troppo seducente, la ignorò fino al 1932. Da allora il successo scaligero di Fedora continua.
NOTA DEL REGISTA MARIO MARTIONE
Questo allestimento avrebbe dovuto debuttare all’inizio di giugno del 2020, quando tutto fu stravolto dal covid. Il progetto risale dunque al 2019, anno in cui il regista si era recato a San Pietroburgo per una rassegna di suoi film. Ora che lo spettacolo è stato riprogrammato, non si è possibile recarsi in Russia e il regista si chiede come farebbe, se l’opera gli venisse proposta oggi.
«La guerra in Ucraina, le spie russe che sono state scoperte in Italia orienterebbero in qualche modo le mie scelte? Forse – sono le parole di Martone pubblicate sul numero di ottobre de “La Scala. Rivista del Teatro” – Ma io invece sono felice di lavorare su un progetto di quattro anni fa. Già allora l’opera mi era apparsa sotto il segno della melancolia, costruita terribilmente com’è su una concatenazione di eventi che sembra il gioco di un dio maligno, o un Sogno di mezza estate al negativo, in cui le posizioni degli amanti si scambiano non grazie a una polverina magica, ma sotto i colpi dell’assassinio, della cospirazione, della delazione e della vendetta. Oggi questa visione mi appare ancora più vicina al sentimento che personalmente provo in questi tempi che stiamo vivendo.
L’enigma e l’imprevedibile regnano sovrani, noi tutti sembriamo pedine di un gioco del quale, per quanti sforzi facciamo per capirlo, sfugge il senso. E io volevo sfuggire allo stretto naturalismo imposto al libretto dalla rielaborazione del dramma di Sardou, così mi rivolsi con l’immaginazione a Magritte, grande pittore malinconico. In particolare ricordavo il suo quadro L’assassino minacciato, ma anche i suoi Amanti dal volto coperto sbalzavano nell’idea della messa in scena.
Lo spettacolo doveva cominciare con un’impronta realista e contemporanea, ma ben presto il naturalismo doveva sfaldarsi. Dalla Pietroburgo dell’inizio alla Parigi del secondo atto fino alla Svizzera evocata dal canto lontano di un bambino, in questo enigmatico viaggio nel tempo e nello spazio che è Fedora, col suo quasi meccanico avvicendarsi di lettere e biglietti, tutto precipita nell’insondabile, in un dolore inspiegabile. La Storia, la politica, la natura, i conflitti ci sovrastavano come fossero degli dèi, ma poi ci sono gli esseri umani, i loro sentimenti e i loro errori. Come tutto questo prenda forma è l’enigma dei personaggi tragici di Sardou a cui Giordano dà vita con la sua musica, ma è anche quello delle semplici vite di chiunque di noi».
C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 11 ottobre 2022
Contributi fotografici: ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala
FEDORA di Umberto Giordano
15 ottobre – 3 novembre 2022
Prezzi: da 210 a 13 euro più prevendita
Infotel 02 72 00 37 44
www.teatroallascala.org