A Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi, tre calchi otto-novecenteschi mostrano il mutare dell’inventiva michelangiolesca nel corso di sessant’anni.
La mostra si focalizza sul maturare dei sentimenti di uno dei più grandi geni della storia dell’arte, mostrando come un medesimo dramma possa raggiungere esiti così diversi, nelle mani di un artista immerso nel tempo e nel divenire dell’ispirazione. Apre a Milano a ingresso gratuito, nella magnifica Sala della Cariatidi a Palazzo Reale, la mostra “Le Pietà di Michelangelo. Tre calchi storici per la Sala delle Cariatidi”. La mostra – promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura e organizzata da Palazzo Reale con la collaborazione del Castello Sforzesco – è a cura di Giovanna Mori, Domenico Piraina e Claudio Salsi. Nata dalla sinergia tra Comune di Milano, Comune di Firenze e Musei Vaticani, l’esposizione si pone in ideale continuità con la mostra da poco conclusa con grande successo al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze (vedi qui).
Le tre Pietà di Michelangelo, nella forma dei loro calchi in gesso otto-novecenteschi, giungono ora a Milano, dove sono eccezionalmente riunite in uno spettacolare ed emozionante allestimento firmato da Massimo Chimenti, dal 22 ottobre all’8 gennaio 2023. Tre lunghi teli, dispiegati per tutta l’altezza della sala e dal grande impatto visivo, fanno da sfondo alle Pietà amplificandone la forte valenza estetica e il senso religioso evocato dallo scultore in tre diverse fasi della sua vita.
Il calco della Pietà di San Pietro della Città del Vaticano fu realizzato nel 1975 all’interno del Laboratorio Calchi e Gessi dei Musei Vaticani da Ulderico Grispigni; l’occasione della sua realizzazione giunse in un momento drammatico per la Pietà ovvero l’atto vandalico del 1972 ai danni della scultura, che resero necessaria la preparazione di un nuovo calco.
Il calco della Pietà di Santa Maria del Fiore a Firenze, detta Pietà Bandini, conservato nella collezione della Gipsoteca fiorentina dell’Istituto d’Arte di Porta Romana, risale al 1882 circa e si deve al formatore fiorentino Oronzo Lelli.
Il calco della Pietà Rondanini fu commissionato nel 1953 al formatore milanese Cesare Gariboldi, allo scopo di determinare al meglio e in totale sicurezza, durante le prove di allestimento della statua in marmo, l’ubicazione ideale per la scultura, conservata dal 1952 nel Castello Sforzesco. Oggi esposto in mostra dopo una accurata pulitura, è conservato nei depositi del Museo d’Arte Antica.
In occasione dell’esposizione è stata promossa un’attenta ricerca documentaria e iconografica sulle tre Pietà, finalizzata a creare un racconto visivo della storia recente delle sculture michelangiolesche: restauri, allestimenti e trasferimenti immortalati in scatti e filmati d’epoca provenienti da archivi e fototeche italiani.
Catalogo edito da Silvana Editoriale.
APPROFONDIMENTO:
CENNI STORICI SULLE TRE PIETÀ
Da giovane Michelangelo realizzò la Pietà Vaticana, scolpendo in tarda maturità le cosiddette Pietà Bandini di Santa Maria del Fiore a Firenze, e la Pietà Rondanini del Castello Sforzesco di Milano. Tali esempi raccontano la sensibilità raggiunta dal genio toscano nel corso della sua lunga vita: dal grandioso lavoro giovanile di impronta classicista, fino alla scultura non finita degli ultimi suoi giorni. Oltre sessant’anni separano la prima Pietà, la Vaticana, dall’ultima, la Rondanini.
A quella vaticana Michelangelo mise mano nel 1498, appena ventenne. Il contratto richiedeva esplicitamente “una Vergine Maria vestita con Cristo morto, nudo in braccio”. La scultura sprigiona una bellezza magniloquente, perfetta, in linea con la prima produzione del Maestro toscano. Rispetto al viso della Madonna ritenuto da alcuni troppo giovane, l’artista si difese, all’epoca, affermando che sono proprio la purezza e la santità a preservare gioventù e bellezza.
Alla produzione giovanile si affianca quella dell’età matura, che vede Michelangelo molto cambiato come uomo e come artista, in crisi al punto di voler abbandonare la scultura, sua ragione di vita fino ad allora. Il sentimento che domina questi lavori è totalmente differente, lo stile diventa meno ridondante in considerazione del destino umano della sofferenza, della morte e della resurrezione.
Quando scolpì la Pietà Bandini, tra il 1547 ed il 1555, Michelangelo Buonarroti era già un uomo anziano che meditava spesso sulla fede, sulla passione di Cristo e sulla sua prossima morte. La storia di questa Pietà è lunga e tormentata. Il marmo, pieno di impurità e troppo duro, non permetteva a Michelangelo di completare l’opera, e condusse l’artista a rompere un arto del Cristo e, successivamente, a prendere a martellate la statua rompendola in più punti.
L’ultima Pietà è la Rondanini, ora al Castello Sforzesco. Michelangelo lavorò su questo marmo fino a poco prima di morire. Nel “sublime non finito” dell’artista toscano si alternano parti concluse a parti non terminate o non lavorate affatto, in una composizione statuaria che – nelle parole di Luigi Serenthà – è capace di coinvolgerci «nel movimento inarrestabile del corpo del Cristo morto dentro il corpo della Madre».
C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, ottobre 2022
LE TRE PIETÀ DI MICHELANGELO.
TRE CALCHI STORICI PER LA SALA DELLE CARIATIDI
22 ottobre 2022 – 8 gennaio 2023
Ingresso gratuito
Palazzo Reale – Sala delle Cariatidi
Piazza del Duomo, 12 – Milano
T:+39 02 884 45 181
E:c.mostre@comune.milano.it
www.palazzorealemilano.it