Alla Basilica Palladiana, 180 reperti, di cui circa 160 dal Museo Egizio di Torino, alcuni inediti, e 20 eccezionalmente prestati dal Louvre di Parigi.
La mostra racconta la vita quotidiana nell’antico Egitto, con focus su Tebe e Deir el-Medina, il villaggio fondato intorno al 1500 a.C. dove scribi, disegnatori e artigiani lavoravano per costruire e decorare le tombe dei faraoni nelle Valli dei Re e delle Regine.
L’esposizione “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”, allestita in Basilica Palladiana dal 22 dicembre 2022 al 7 maggio 2023 (prorogata fino al 28 maggio), è l’ultima rassegna di rilievo internazionale del ciclo “Grandi Mostre in Basilica” (vedi qui) ideato dal Comune di Vicenza con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio e la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza.
L’esposizione riunisce più di centottanta oggetti, di cui circa 160 provenienti dal Museo Egizio di Torino e 20 dal Louvre di Parigi: capolavori della statuaria, sarcofagi decorati, rotoli di papiro, bassorilievi, stele dipinte, anfore e amuleti. Molti i tesori nascosti provenienti in gran parte dalle collezioni del Museo Egizio, che vengono svelati in occasione dell’esposizione. Tra questi il sarcofago antropoide di Khonsuirdis e il celebre corredo della regina Nefertari proveniente da una delle più belle tombe della Valle delle Regine, che torna in Italia, a Vicenza, dopo diversi anni di tour all’estero, in prestito a musei ed enti internazionali. Ci sono poi oggetti inediti, che fanno parte della Collezione del Museo Egizio, esposti per la prima volta a Vicenza. Il Museo Egizio, infatti, custodisce circa 40 mila reperti, di cui attualmente 12 mila fanno parte della collezione permanente.
La mostra si arricchisce di una serie di installazioni multimediali, esperienze immersive e riproduzioni in 3d come quella che narra la storia della sepoltura dello scriba Butehamon o quella che proietta gli acquerelli dell’archeologo e architetto francese Jean-Claude Golvin, realizzati negli ultimi 40 anni, che ricongiungono gli oggetti al loro contesto originario.
La mostra è curata dal Museo Egizio, in particolare da Corinna Rossi, Cédric Gobeil e Paolo Marini, sotto il coordinamento del direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco. Il quale osserva: «Curare e allestire questa mostra ha comportato al nostro interno un’opera corale di studio. Si è trattato di un lavoro di ricerca sul villaggio di Deir el-Medina che ha coinvolto lo studio degli archivi, la contestualizzazione archeologica, la materialità degli oggetti. Il tutto per permettere al visitatore di intraprendere un viaggio nella Tebe del Nuovo Regno, di conoscere coloro che lavorarono nelle necropoli reali e comprendere quali fossero gli elementi iconografici e testuali che rendevano la tomba una “casa per l’eternità”, una dimensione nuova dove il sovrano poteva intraprendere il suo viaggio e iniziare la wehem meswt, la sua rinascita».
La promozione e l’organizzazione della mostra sono curate da Marsilio Arte, che pubblica il catalogo.
APPROFONDIMENTI:
IL VILLAGGIO DI DEIR EL-MEDINA
Annidato sulla montagna che ospitava le sepolture reali, protetto dalla dea-serpente Meretseger, il villaggio ospitava un concentrato di abilità tecniche in grado di materializzare culto e simboli religiosi e funerari negli spazi e nelle immagini che avrebbero accompagnato i faraoni nella loro vita eterna.
Deir el-Medina è stata una fucina della grandiosità e ieraticità del faraone, ma anche della percezione comune dell’antico Egitto, dall’antichità fino ad oggi.
LA MOSTRA
Il percorso espositivo è diviso in due ampie sezioni. La prima illustra la vita terrena e la creazione dei capolavori millenari in mostra a Vicenza, la seconda è dedicata alla vita dopo la morte. Quattro i temi portanti. Si inizia con il focus Deir el-Medina e l’occidente di Tebe. Tebe è il nome con il quale i Greci chiamavano l’antica città egizia oggi nota come Luxor, la più importante città d’Egitto all’inizio del Nuovo Regno che si estendeva sulla riva orientale del Nilo (la sponda dei vivi, da cui sorgeva il sole ogni mattina), dotata di straordinari monumenti e templi. Sulla sponda occidentale del Nilo (quella dei morti, dietro cui il sole tramontava) Deir el-Medina ha ospitato gli artigiani dei faraoni con le loro famiglie per circa 500 anni, dall’inizio della XVIII Dinastia alla fine della XX Dinastia.
Fondatori del villaggio venivano considerati il faraone Amenhotep I, la regina sua madre Ahmose Nefertari e il faraone Tuthmosi I, all’epoca del quale risalgono i primi resti archeologici attestati. Le statue di Ramesse II, della dea Meretseger, della dea Sekhmet, il naos di Seti I, i frammenti e gli altri oggetti esposti narrano la fondazione e la particolare dimensione religiosa di questi due siti. La creazione del microcosmo racconta il momento della morte, quando, secondo gli Egizi, le diverse componenti della persona si separano: ecco quindi che il rituale funerario e la tomba forniscono lo spazio e gli strumenti per garantire il loro ricongiungimento e l’inizio della vita eterna.
La rassegna presta attenzione al processo di costruzione delle sontuose tombe reali, riportando strumenti, attrezzi e papiri con piante di edifici e studi di disegno: la loro struttura e decorazione rifletteva l’importanza del culto solare, nonché l’assimilazione del faraone al Sole in procinto di tramontare.
Il capitolo Lo splendore della vita offre un vivido spaccato della quotidianità della laboriosa comunità di Deir el-Medina, raccontandone le attività e le credenze religiose, tra scene dipinte sulle pareti di ricche tombe, stele e ostraka (frammenti di vasi o schegge di pietra) decorati, oggetti di lusso e rarissimi strumenti musicali, in prestito sia dal Museo Egizio che dal Louvre.
Infine, la sezione incentrata su La vita dopo la morte: la morte fisica e il complesso rituale che seguiva era finalizzato a garantire la wehem meswt, la “nuova nascita” nell’aldilà. Accanto agli oggetti del ricco corredo funebre della regina Nefertari e al sarcofago antropoide di Khonsuirdis, sono esposti affascinanti manufatti in faience turchese, come la coppa del Louvre o gli ushabti del faraone Seti I – statuette di piccoli servitori che avrebbero dovuto alleviare le sue fatiche nell’aldilà – o la straordinaria mummia con sarcofago di Tariri.
C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 17 ottobre 2022
Immagine di copertina:
Elemento di mobile, Nuovo Regno (1539 – 1076 a.C.) Deir el-Medina (?)
Crediti fotografici: Museo Egizio, Torino
I CREATORI DELL’EGITTO ETERNO
SCRIBI, ARTIGIANI E OPERAI AL SERVIZIO DEL FARAONE
22 dicembre 2022 – 7 maggio 2023
(prorogata fino al 28 maggio)
Basilica Palladiana, Vicenza
Prenotazioni e biglietteria Call center +39 0444 326418 biglietteria@mostreinbasilica.it
Biglietti Ufficio IAT Piazza Matteotti, 12 T. +39 0444 320854 iat@comune.vicenza.it
Biglietteria Basilica Palladiana (attiva dal 22 dicembre) Piazza dei Signori
T. +39 0444 326418; biglietteria@mostreinbasilica.it
Biglietti in vendita anche sul sito info@mostreinbasilica.it
www.mostreinbasilica.it
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