Al Mart, 100 opere tra dipinti e disegni ripercorrono l’intera carriera dell’artista italiano, berlinese d’adozione, attraverso fantastici e surreali mondi interiori.

Arriva a Rovereto la prima mostra antologica su Adelchi-Riccardo Mantovani, straordinario pittore e disegnatore, noto principalmente in Germania, sua terra d’adozione.

[Adelchi-Riccardo Mantovani, La cantastorie 2, 1986-1987, Collezione privata]

L’esposizione dal titolo “Adelchi-Riccardo Mantovani. Il sogno di Ferrara” ripercorre l’intera produzione di Mantovani – dagli esordi agli ultimi lavori – attraverso oltre cento opere, tra dipinti e disegni, che documentano la sua personale interpretazione di un realismo onirico costantemente nutrito dall’osservazione del vero e dalla memoria.

La mostra, da un’idea di Vittorio Sgarbi, è a cura di Beatrice Avanzi, realizzata in collaborazione con Fondazione Ferrara Arte, ed è visibile al Mart di Rovereto dal 30 ottobre al 05 febbraio 2023. Organizzata dal Mart insieme a Ferrara Arte e al Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara, la mostra ha avuto una prima tappa a Ferrara, al Castello Estense.

[Adelchi-Riccardo Mantovani, La farfalla, 2001, Collezione privata]

Nato a Ro Ferrarese nel 1942, Mantovani, rimasto orfano del padre, venne affidato alle suore dell’orfanotrofio di Ferrara dal 1946 al 1952 e poi mandato in collegio a seguire i corsi professionali per imparare il mestiere di tornitore. Nel 1964 si trasferì in Germania e, due anni dopo, si stabilì a Berlino, dove iniziò a lavorare in fabbrica. Il clima culturale della città lo incoraggiò a riscoprire l’attitudine al disegno che si era manifestata ai tempi del collegio. Frequentò le scuole serali di pittura, i corsi di nudo, studiò la storia dell’arte ed espose in mostre collettive insieme ad altri artisti. Nel 1979 abbandonò i panni dell’operaio per indossare, definitivamente, quelli di pittore.

In questo periodo giunge a piena maturazione la sua singolare ricerca tesa alla creazione di un mondo allegorico e fiabesco, che affonda le radici nell’arte antica – la pittura del Quattrocento padano e il naturalismo fiammingo – e raccoglie al contempo i suggerimenti delle più affascinanti correnti figurative del primo Novecento, dalla Metafisica di de Chirico alla Nuova oggettività tedesca, dal Surrealismo di Delvaux e di Magritte al Realismo magico.

[Adelchi-Riccardo Mantovani, L’apoteosi di Pinocchia, 1992, Collezione privata]

È come se tutta l’opera di Mantovani restasse in equilibrio tra due istanze e ne facesse sintesi: se da un lato c’è l’osservazione quasi maniacale della realtà e la sua fedele rappresentazione, dall’altro ci sono il sogno e quell’evocazione del fantastico squisitamente ferrarese. Mantovani, che annovera tra i primi e più appassionati sostenitori Vittorio Sgarbi – ferrarese anch’egli – è in qualche modo erede culturale dei cinquecenteschi Ludovico Ariosto e Dosso Dossi e del moderno Giorgio de Chirico.

La mostra ripercorre in ordine cronologico e tematico i momenti del percorso creativo di Mantovani, che, recuperando i valori tradizionali della pittura e del disegno, destabilizza la percezione del dato reale, anche visionario, proiettandolo in atmosfere oniriche e sospese: dalle composizioni del periodo giovanile alle opere di sapore autobiografico e fiabesco degli anni Ottanta e Novanta; dalle immagini di gusto allegorico e popolare alle visioni specificatamente padane, agli ultimi lavori legati al tempo presente. Un viaggio ricco di delicate, intime suggestioni che racconta la vicenda umana e creativa di un uomo che «fin da bambino ha sempre avvertito l’impulso di tradurre pensieri e fantasie in immagini».

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 29 ottobre 2022
Immagine di copertina: Adelchi-Riccardo Mantovani, Il paletot rosso, 2002
Collezione Walter Matteucci

ADELCHI-RICCARDO MANTOVANI
IL SOGNO DI FERRARA
30 ottobre 2022 — 05 febbraio 2023

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