Il compositore torinese, mantovano d’adozione, nei ricordi del Teatro alla Scala e dell’Arena di Verona. Collaborò anche con il Nobel Saramago.
È stato tra i più importanti musicisti del XX – XXI secolo, conosciuto e stimato a livello internazionale. Il compositore e musicologo Azio Corghi si è spento il 17 novembre 2022 nella sua casa di Guidizzolo (Mantova), dove abitava da molti anni con la moglie Magda e dove si era ritagliato un’oasi di tranquillità dove comporre. Era nato a Ciriè (Torino) il 9 marzo 1937.
Figlio del caricaturista Alvaro, seguì gli studi musicali al conservatorio di Torino e a Milano, diplomandosi in pianoforte, composizione, musica corale e direzione di coro, direzione d’orchestra e composizione polifonica vocale.
Insegnò ai conservatori di Parma, Torino e Milano e dal 1995 al 2007 fu titolare della cattedra di perfezionamento in composizione presso l’Accademia nazionale di Santa Cecilia a Roma, di cui divenne poi Accademico. Fu docente nei corsi di perfezionamento in composizione all’Accademia Chigiana di Siena, all’Accademia Filarmonica di Bologna e all’Accademia Lorenzo Perosi di Biella. Venne invitato a tenere masterclass negli U.S.A. presso le università di Berkeley e Cincinnati. Tra i suoi allievi più famosi, figura Ludovico Einaudi. Come musicologo curò numerose revisioni di opere del passato e ricevette numerosi riconoscimenti.
Azio Corghi ha composto balletti, musica elettronica, lavori sinfonici, corali e cameristici, ma la sua produzione più nota, che riscosse i maggiori successi e che gli diede i più lusinghieri riconoscimenti, fu quella operistica. Gargantua debuttò al Teatro Regio di Torino nel 1984, sotto la direzione di Donato Renzetti. Ha segnato l’inizio della sua collaborazione, e amicizia, con lo scrittore portoghese Premio Nobel José Saramago, Blimunda, opera tratta dal romanzo Memorial do Convento. Sempre ispirandosi a Saramago, Corghi scrisse musica e libretto (in tedesco) di Divara – Wasser und Blut, che narra le vicende della “Regina degli Anabattisti” e della rivolta di Münster del 1534-1535: proprio in questa città andò in scena la prima assoluta il 31 ottobre 1993. L’ultima sua collaborazione con Saramago (scomparso nel 2010) risale al 2005 per Il dissoluto assolto, una rilettura del mito di Don Giovanni che fu rappresentato al Teatro alla Scala di Milano.
Nel 2088 diede alla luce Giocasta, su testo di Maddalena Mazzocut-Mis, debuttata in prima mondiale al Teatro Olimpico di Vicenza nel 2009, con Chiara Muti voce recitante. Tra le ultime composizioni figura una sonata dedicata a Christian Lavernier e alla sua celebre chitarra a 11 corde, strumento unico al mondo, e che fu pubblicata nelle edizioni Universal Music – Ricordi. Recentemente un brano di Corghi, “Tra la carne e il cielo”, ha fatto parte del concerto inaugurale del Ravenna Festival 2022 dedicato a Pier Paolo Pasolini, eseguito da Daniel Harding sul podio della Mahler Chamber Orchestra.
IL RICORDO DEL TEATRO ALLA SCALA DI MILANO
Il Teatro alla Scala si unisce al cordoglio del mondo musicale italiano e internazionale per la scomparsa di Azio Corghi, compositore, musicologo e didatta che è stato protagonista indiscusso della scena musicale contemporanea oltre che della programmazione scaligera: al Piermarini ha infatti presentato in prima assoluta, oltre a diversi brani strumentali, le opere Blimunda (1990, direzione di Zoltán Peskó, regia di Jérôme Savary), Tat’jana (2000, direzione di Will Humburg, regia di Peter Stein) e Il dissoluto assolto (da José Saramago, direzione di Marko Letonja e regia di Patrizia Frini da un’idea di Giancarlo Cobelli). La sua ultima presenza scaligera risale al 2007 con il Poema sinfonico commissionato dalla Filarmonica della Scala e diretto in prima assoluta da Riccardo Chailly.
IL RICORDO DI FONDAZIONE ARENA DI VERONA
È venuto a mancare Azio Corghi, illustre compositore, musicologo e docente, all’età di 85 anni. Formatosi nella natia Torino e a Milano, sin dagli esordi ha riscosso diversi successi e premi, dalla vittoria al concorso Ricordi-Rai del 1966 in poi, ponendosi come riferimento per una generazione di autori e presto diventando maestro delle successive. Dagli anni ’80 e ’90 sono andate in scena in prima assoluta diverse opere commissionate dai maggiori teatri italiani: fra queste si ricordano almeno Gargantua (1984), Blimunda (1990), Divara (1993), Tat’jana (2000), Sen’ja (2002), Il Dissoluto assolto (2005), Giocasta (2008), soggetti attinti spesso dal teatro di Čechov e Saramago. Una delle sue ultime creazioni è Tra la carne e il cielo (2018) liberamente ispirata alla vita e all’opera da Pasolini.
All’attività creativa ha sempre affiancato l’insegnamento e la ricerca, insegnando a Parma, Torino, Milano, Roma (presso l’Accademia di Santa Cecilia, di cui era Accademico), Siena, Bologna, Verona (Accademia per l’Opera). Di Vivaldi e Rossini curò l’edizione critica di diverse opere, tra cui L’Italiana in Algeri.
Lo studio approfondito di prassi e stili dell’opera italiana nei secoli gli ha permesso la divulgazione e l’adattamento di diversi storici titoli per un pubblico più ampio, all’insegna di una rilettura sempre intimamente rispettosa dell’originale. In quest’ottica si è collocato il suo Nabucco per lo spettacolo Riraccontare Verdi, commissione di Fondazione Arena di Verona del 2007, presentato nella suggestiva cornice del Cortile Mercato Vecchio dalla voce di Vittorio Sermonti, con Emanuele Arciuli al pianoforte.
«Perdo uno stimato collega e un amico – dice Cecilia Gasdia, Sovrintendente e Direttore Artistico – a nome di Fondazione Arena ricordo con affetto e ammirazione l’opera e la persona di Azio Corghi. Molte volte abbiamo collaborato, dal palcoscenico agli esperimenti più recenti, come la cantata drammatica Fero Dolore, omaggio a Monteverdi, o la suite dai Péchés de vieillesse di Rossini, nostro comune amore. L’ho ritrovato con estremo piacere all’inizio del mio mandato presso l’Accademia per l’Opera di Verona come docente di composizione per tre nuovi lavori, battezzati al Teatro Ristori nel 2015. Mi piace ricordarlo anche in questa veste, ancora intento a cercare nuovi mezzi espressivi senza dimenticare la tradizione, per trasmettere la sua passione e missione alle nuove generazioni».
M.L. – C.S.
17 novembre 2022
Immagine di copertina: 2000 Tat’jana ph Andrea Tamoni ©Teatro alla Scala