Al Museo Egizio in mostra tremila anni di scrittura. Esposti 170 reperti: papiri, ma anche capolavori della statuaria, oggetti in alabastro e statuine lignee.

Dal geroglifico al copto, dallo ieratico al demotico: è la scrittura dell’antico Egitto, nelle sue varianti ed evoluzioni, la protagonista della mostra “Il dono di Thot: leggere l’antico Egitto”, che debutta il 7 dicembre 2022 e resta visibile fino al 7 settembre 2023, nei nuovi spazi del Museo Egizio di Torino. Si tratta di 500 metri quadrati, distribuiti tra piano terreno e ipogeo, concessi dall’Accademia delle Scienze di Torino al Museo Egizio, dopo un’opera di restauro, sostenuta dalla Fondazione Compagnia di San Paolo.

Sono 170 i reperti in esposizione, tutti provenienti dalle Collezioni del Museo Egizio, ad eccezione delle tavolette cuneiformi provenienti dai Musei Reali di Torino. Se il focus dell’esposizione è rappresentato dai segni e dai testi, in mostra non ci sono solo papiri, ma anche capolavori della statuaria, oggetti in alabastro e statuine lignee, a testimonianza di quella cultura materiale attraverso cui egittologi e storici hanno ricostruito la biografia non solo degli oggetti, ma dell’intera civiltà nilotica.

«… Come e perché si è sviluppata la scrittura, che ruolo ha avuto nella formazione dello Stato in tutte le sue articolazioni, come ha favorito il discorso religioso e la complessa cosmografia funeraria? Sono alcuni degli interrogativi a cui cerchiamo di dare risposta, con rigore scientifico, e allo stesso tempo cercando di interessare e appassionare visitatori di tutte le età», ha spiegato Christian Greco, direttore del Museo Egizio.

Curata da Paolo Marini, Federico Poole e Susanne Töpfer, egittologi del Museo Egizio, la mostra è frutto di un progetto scientifico ideato dal direttore del Museo, Christian Greco ed è sostenuta dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino.

«Il Museo Egizio ha intrapreso un percorso di innovazione e cambiamento, in vista del bicentenario che celebreremo nell’autunno del 2024…. La mostra rappresenta solo un antipasto di un nuovo allestimento che dedicheremo ai geroglifici e alle diverse scritture dell’antico Egitto, che saranno protagonisti in futuro di una sala a loro dedicata», ha annunciato Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio.

LA STORIA DELLA SCRITTURA RIPERCORSA IN MOSTRA
Fin dagli esordi gli antichi testi egizi ebbero una forte componente figurativa e la scrittura, a cavallo tra tecnica e arte, è giunta a noi anche incisa su grossi blocchi di pietra o statue dei faraoni, assumendo così connotati monumentali e celebrativi. È il caso del Cartiglio in calcare, datato tra il 1353 e il 1336 a.C., che apre l’esposizione. Scolpito su un gigantesco blocco, il geroglifico assume una valenza quasisacra e il nome della divinità Aten, riportato nel cartiglio, attraversa i millenni per arrivare intattofino ai giorni nostri.

Da sistema per etichettare le merci e amministrare il paese a strumento sacro e magico, che tramanda formule, rituali e legittima il potere regale: la scrittura nei millenni si evolve e i testi diventano custodi della memoria. È il caso del Papiro dei Re, l’unica lista reale d’epoca faraonica scritta a mano su papiro che sia giunta fino a noi, recentemente restaurata grazie al contributo degli Scarabei, o del Papiro della Congiura, un testo quasi di cronaca giudiziaria, che ricostruisce l’attentato a Ramesse III, un papiro di oltre 5 metri di lunghezza che torna in esposizione all’Egizio dopo sette anni, proprio in occasione della mostra “Il dono di Thot: leggere l’antico Egitto”.

La storia dei geroglifici si snoda attraverso tremila anni e affonda le proprie radici nel mito. La scrittura arrivò agli uomini come dono divino: secondo il mito, infatti, fu il dio Thot, con il corpo di uomo e la testa di Ibis, a idearla e a donarla agli uomini, divenendo patrono della conoscenza e degli scribi. Un mito questo tramandato fino alla cultura greca e riportato anche da Platone nel “Fedro”.

Proprio da qui parte la mostra, per poi ripercorre l’evoluzione della lingua egizia e dei diversi tipi di scrittura, dalle primissime iscrizioni del 3200 a. C. ai testi letterari intorno al 2700 a. C., una panoramica che racconta molto della società e del pensiero dell’antico Egitto.

I geroglifici sono sopravvissuti fino al 500 d.C. circa, insieme allo ieratico, la cosiddetta versione corsiva del geroglifico, che fu soppiantata dal demotico, come scrittura della vita quotidiana, nel VII secolo a.C. Non è un caso che questa indagine all’origine della scrittura e delle fonti scritte dell’antico Egitto prenda forma all’Egizio proprio nel 2022: quest’anno ricorre, infatti, il bicentenario della decifrazione dei geroglifici da parte di Jean-François Champollion, evento che diede i natali all’Egittologia.

C.S.S.P.
Ufficio stampa della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, 6 dicembre 2022
Immagini fornite da Museo Egizio Torino

IL DONO DI THOT: LEGGERE L’ANTICO EGITTO
7 dicembre 2022 – 7 settembre 2023

Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino 
Via Accademia delle Scienze 6, 10123 Torino 
www.museoegizio.it