Conferenza a Roma sull’urna di alabastro di Ciampino recuperata dai Carabinieri TPC. Ritrovata maiolica del XVI sec. Firmato accordo tra Procura di Napoli e Museo MANN.
LUXURIA IN MARMORIBUS
L’ECCEZIONALE STORIA DELL’URNA IN ALABASTRO DA CIAMPINO
Viene presentata per la prima volta al pubblico l’eccezionale urna in alabastro cotognino rinvenuta a Ciampino in località Sassone-Castellano e documentata sul finire degli anni ‘70 del Novecento dall’archeologo Giovanni Maria De Rossi, che, nel descrivere un complesso funerario conservato “circa 80 m. a sinistra del Km. 3,300 della via dei Laghi”, pubblicava una chiara foto del reperto – dandolo già come disperso – e indicava con precisione la tomba da cui esso proveniva. La preziosa urna, infatti, era stata trafugata subito dopo la scoperta e se ne persero le tracce finché nel maggio 2021 fu rinvenuta sul mercato antiquario dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale Reparto Operativo.
Il sopralluogo congiunto nel sito descritto dal De Rossi, effettuato dal funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti, Gabriella Serio, e dai Carabinieri del Comando TPC, ha riscontrato che l’area si trovava pressoché nelle medesime condizioni documentate dall’archeologo a eccezione di una vegetazione più fitta e infestante. È stato così possibile identificare il luogo esatto da cui doveva provenire il vaso: un foro circolare colmo di terra e foglie, presente all’interno di una nicchia scavata nella parete rocciosa.
La Soprintendenza ha in seguito effettuato lo svuotamento del foro, per confrontarne le dimensioni con quelle dell’urna che vi si sarebbe dovuta incastrare. Tale operazione, effettuata nel dicembre dello scorso anno, ha portato con grande sorpresa al ritrovamento del piede del vaso fortunosamente scampato al saccheggio.
L’importanza del rinvenimento, l’eccezionale stato conservativo e la rarità del reperto ha indotto poi la Soprintendenza a chiedere la collaborazione dell’Istituto Centrale per il Restauro, cui verrà consegnata l’urna con il piede recuperato, dopo una breve esposizione per il periodo natalizio nel piano nobile di Palazzo Patrizi Clementi. Una volta terminato il restauro, il manufatto troverà valorizzazione presso una struttura museale nell’ambito territoriale di provenienza.
Nella presentazione di martedì 20 dicembre 2022, ore 16.00 a Palazzo Patrizi Clementi (via Cavalletti 2, Roma) Gabriella Serio illustrerà nel dettaglio tutte le operazioni condotte e i nuovi dati acquisiti sul campo. Parteciperà Simona Perna, ricercatrice presso l’Istituto Catalano di archeologia Classica di Tarragona in Spagna, che da anni porta avanti ricerche specialistiche sulle urne di alabastro. Chiuderà l’incontro l’attuale funzionario di zona Alessandro Betori con una panoramica sulla storia e sulla ricchezza del territorio di Ciampino nell’antichità.
C.S.
Fonte: Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma
e per la provincia di Rieti, 15 dicembre 2022
CARABINIERI TPC PERUGIA
RECUPERATA MAIOLICA EX VOTO DEL XVI SECOLO
A distanza di diciotto anni dal furto, la maiolica ex voto, raffigurante l’ “Incontro tra Maria e Santa Elisabetta”, è stata restituita dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) di Perugia alla famiglia Vallerani, proprietaria dell’omonima storica villa di Cerro di Marsciano (PG), nel cui complesso si trova la chiesetta oratorio della Madonna del Cerro.
La mattonella votiva, realizzata dalle fornaci di Deruta nel XVI secolo, era stata rubata nella notte fra il 9 e il 10 febbraio del 2004 da ladri rimasti ad oggi ignoti, dopo essere stata staccata dalla facciata esterna del luogo di culto.
Il manufatto, descritto come “mattonella istoriata policroma”, è stato individuato dai Carabinieri del Reparto specializzato dell’Arma sul catalogo di una casa d’aste lombarda, grazie alla segnalazione di un esperto dell’arte ceramica di Deruta che l’ha riconosciuto e segnalato ai Carabinieri. Gli “investigatori dell’arte” sono risaliti al possessore dell’oggetto, un collezionista marchigiano che ha dimostrato la sua ‘buona fede’ fornendo la documentazione necessaria a escludere responsabilità penali a suo carico. La maiolica infatti era stata regolarmente acquistata dall’ignaro collezionista nel 2007, per una cifra ritenuta congrua al valore di mercato, da un commerciante d’arte della provincia senese che, a sua volta, ne era entrato in possesso qualche mese dopo il furto.
La piena corrispondenza fra l’oggetto rubato e quello individuato in asta è stata confermata dal riscontro ottenuto attraverso la consultazione della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, il più grande database di opere d’arte rubate del mondo gestito dal Comando TPC, dove erano inseriti anche dettagli che possono definirsi vere e proprie “impronte digitali”, ovvero le tracce di lavorazione, i segni e le scalfitture procuratesi nel tempo e che la rendono un oggetto unico.
C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa Carabinieri TPC 12 dicembre 2022
ACCORDO PROCURA DI NAPOLI- MANN PER ‘LIBERARE’ DAI SIGILLI OPERE SEQUESTRATE
PROGETTO PILOTA CON UNIVERSITÀ FEDERICO II
279 I FASCICOLI SU BENI AFFIDATI AL MUSEO IN 50 ANNI DI LOTTA AL TRAFFICO ILLECITO
‘Liberare’ dai sigilli le centinaia di opere d’arte e reperti sequestrati nella lotta al traffico illecito che giacciono nei depositi e restituirli allo studio e alla fruizione pubblica: è l’obiettivo del progetto pilota nato dall’ accordo tra Museo Archeologico di Napoli e Procura di Napoli, con il supporto scientifico dell’Università degli studi di Napoli Federico II. Firmato al Museo dalla procuratrice Rosa Volpe per la Procura napoletana, con Pierpaolo Filippelli procuratore aggiunto (coordinatore del gruppo tutela beni culturali) e il sostituto procuratore Vincenzo Piscitelli, e dal direttore del MANN Paolo Giulierini, l’accordo per la valorizzazione di questo ‘patrimonio nascosto’ ha formalizzato ‘buone prassi’ già in essere da un anno tra le Istituzioni con l’avviato monitoraggio di 279 fascicoli riguardanti beni affidati in custodia al Mann dal 1969 al 2017.
I primi frutti del complesso lavoro di identificazione e recupero potrebbero portare a breve un nucleo iniziale di queste opere (Anfore, monete, anelli ma anche epigrafi, statue, quasi tutte di età romana) sotto gli occhi del pubblico.
Nel progetto organizzativo della Procura di Napoli la tutela del patrimonio archeologico del territorio del circondario di Napoli è stata individuata del resto come uno dei più importanti obiettivi di natura giurisdizionale assunti dalla Procura stessa, tanto da determinare la istituzione di un autonomo Gruppo di Lavoro Intersezionale, competente per le attività di indagine in materia di reati contro i beni culturali, storici e artistici. Le attività previste dal protocollo consentiranno alla Procura di Napoli, d’altro lato, di ricostruire e aggiornare, anche nel tempo, la mappa geocriminale delle condotte di aggressione ai beni culturali e i soggetti coinvolti nel territorio di propria competenza al fine delle ulteriori indagini sul traffico di beni culturali alla luce delle nuove e più incisive fattispecie di reato introdotte con gli artt. 518 bis e seguenti del codice penale.
L’Università degli Studi di Napoli Federico II è impegnata sul progetto da circa un anno con l’Area di ricerca di “Diritto europeo e circolazione internazionale dei beni culturali” nell’ambito delle attività del Laboratorio su Management, Diritto, Educational nel Cultural Heritage delcentro interdipartimentale L.U.P.T. con la dott. Daniela Savy (responsabile dell’area di ricerca) e le dott.sse Ivana Gallo e Maria Giada Barrella. In sinergia con Maria Lucia Giacco responsabile Ufficio Mostre e con la Direzione del Mann l’attività di ricerca e studio riguarda il riordino, la catalogazione digitale e la creazione di un database. I fascicoli esaminati sono infatti corrispondenti a un elevato numero di opere presenti nei depositi del MANN, trafugate e oggetto di recupero da parte di procure presso i tribunali Campani con l’ausilio prezioso del Nucleo tutela Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale.
Paolo Giulierini (Direttore Mann): La riflessione di partenza del nostro progetto è che i musei nazionali custodiscono “legalmente” reperti d’arte che vi sono confluiti, nel tempo, a seguito di vicende storiche a dir poco “traumatiche”, ben al di là del diritto e dell’etica. Si pensi alle opere greche trafugate da Roma, quando divenne padrona del Mediterraneo. Oppure ai manufatti provenienti da terre lontane, come l’Egitto, a seguito di acquisti non chiari, spedizioni militari con addentellate e ricerche scientifiche. Per non parlare infine delle raccolte derivate da episodi di colonialismo o imperialismo. Questo aspetto che relativizza il punto di vista della storia, deve necessariamente indurci a ripensare al concetto generale di funzione educativa dei musei o dei luoghi depositari della bellezza strictu sensu: piuttosto noi pensiamo agli istituti culturali come generatori di coscienza critica. Nella nostra idea di museo, ad esempio, si dovrà far comprendere che lo straordinario mosaico di Alessandro, che descrive il momento culminante della carica del re macedone contro Dario III Codomanno è una sorta di catarsi estetica, di sublimazione figurativa di un vero e proprio atto di aggressione di guerra. Deve essere chiaro che il bello non coincide necessariamente con il buono e che spesso l’arte è la sirena che addolcisce ed edulcora i peggiori istinti o episodi, trasformandoli quasi in miti.
Se accettiamo questo assunto, l’imponente lavoro avviato con la Procura e l’Università Federico II per censire i molti fascicoli relativi ad oggetti archeologici sequestrati tra gli anni Sessanta e i nostri giorni, non è semplicemente un’operazione di natura amministrativa tesa al riordino di una parte di patrimonio. Si tratta di un ingresso della coscienza critica e storica in un fenomeno vecchio quanto l’uomo, quello del trafugamento di opere d’arte, della falsificazione.
Il progetto speciale restituirà un patrimonio di prim’ordine alla comunità civile e agli studiosi, permettendo di realizzare mostre, esposizioni permanenti per “Musei della legalità” come quello proposto dal Comune di Aversa, pubblicazioni specialistiche.
Credo però che la novità assoluta potrà giungere dalla spiegazione del “perchè” si sono verificati tali episodi, dell’esemplificazione delle gerarchie di tutti quegli anelli della catena che vedono operare gli umili, solitamente i bracci operativi, e i potenti, quali porto di arrivo della merce. Magari con la compiacenza di alcune case d’asta o musei. Di tanti soggetti che sono intoccabili. Se spiegheremo che chi sottrae illegalmente oggetti mina la nostra storia e la nostra identità, mettendo in pericolo tanti posti di lavoro di giovani appassionati allora avremo già fatto molto. Per citare un celebre aforisma del baseball Americano: “non è finita fino a che non è finita”. Qualsiasi azione che non arrivi alla restituzione finale del bene per il pubblico esprime l’idea di una Stato disarmato. La nostra partita non è ancora finita e noi quella meta la vogliamo raggiungere: per i giovani, per chi crede nella giustizia ed anche per uno solo che possa redimersi.
C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa MANN, 30 novembre 2022