Alla Certosa e Museo di San Martino: l’arte presepiale di Maria Lai, le foto dell’800 di Pasquale e Achille Esposito, le opere di Ferruccio Orioli.

In occasione delle festività natalizie, la Direzione Regionale Musei Campania presenta tre nuovi progetti espositivi che ampliano il percorso di visita alla Certosa e Museo di San Martino per tutto il periodo delle feste e fino ai primi mesi del nuovo anno.

[Maria Lai. Senza titolo 1977 ph Giorgio Dettori]

MARIA LAI. UN FILO NELLA NOTTE
16 dicembre 2022 – 19 marzo 2023 Sala della Meridiana

Allestita in prossimità della sezione presepiale che raccoglie i tesori della tradizione napoletana, la piccola preziosa esposizione, in collaborazione con l’Archivio e Fondazione Maria Lai, è dedicata ai suggestivi presepi di Maria Lai (Ulassai 1919 – Cardedu 2013), una delle più importanti artiste italiane del secondo Novecento.

Curata da Marta Ragozzino, la mostra racchiude alcuni tra i più rappresentativi e originali presepi d’artista realizzati da Maria Lai nel corso della sua lunga e intensa attività, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, quando l’artista diede forma alle prime composizioni dedicate alla Natività.

Da allora il presepe, nelle sue diverse declinazioni, sempre caratterizzate da un’incantevole essenzialità e da una profonda, quasi spirituale, riflessione sul vuoto e sull’assenza che restituisce, nel lessico scelto da Lai, il mistero del sacro, è stato uno dei temi centrali della ricerca dell’artista sarda.

Fondamentale, l’utilizzo dei materiali semplici, poveri, come la juta o la terracotta dei primi presepi, ma anche i sassi, il legno, il pane, sui quali, nel tempo, l’artista interviene, componendo e scomponendo anche taluni presepi già creati, e recuperandone le figure in nuove, e spesso ancor più essenziali, composizioni.

Con personaggi essenziali, spesso ricondotti a figure quasi geometriche, fuori da grotte o capanne, sempre sotto la volta del cielo stellato, attratti e orientati da un filo nella notte che è quello della stella cometa (che diventa una spiga di grano), i presepi di Maria Lai, e i libri delle profezie, cuciti, legati e intessuti di fili, o la “calligrafia” dei 2000 Natali di guerra, che ci richiama all’oggi, riportano il sacro nella vita di ciascuno di noi.

[Pasquale e Achille Esposito]

NAPOLI ‘FIN DE SIÉCLE’. FOTOGRAFIA ARTISTICA PASQUALE E ACHILLE ESPOSITO
17 dicembre 2022 – 19 marzo 2023 Spezieria della Certosa

La mostra fotografica, a cura di Giovanni Fanelli e Fabio Speranza, espone circa 80 opere di Pasquale e Achille Esposito, protagonisti, alla fine dell’Ottocento, di un’importante stagione della tradizione della fotografia napoletana grazie alla produzione del proprio atelier.

Le opere in mostra provengono dall’album Raccolta di fotografie di Napoli del 1800 di Gennaro D’Amato, conservato presso la Società Napoletana di Storia Patria, a quello dal titolo Fotografi artistiche/Napoli/Edizione Esposito, comprendente 65 stampe della Fototeca Storica del Museo di San Martino. Oltre a stampe provenienti anche da raccolte private, sono esposte alcune lastre fotografiche negative appartenenti a importanti istituzioni pubbliche e private (ad esempio dall’Archivio Parisio) accompagnate da apparecchiature fotografiche d’epoca.

[Pasquale e Achille Esposito]

La produzione dell’atelier comprende vedute urbane e paesaggistiche di Napoli e del suo territorio (Capri, Sorrento, Amalfi, Pozzuoli, Pompei), ma la parte più originale e storicamente più rilevante è costituita dalle riprese di usi, costumi e scene di vita urbana e di mare, definite dagli stessi Esposito “scene artistiche”. Le loro immagini si caratterizzano per la chiara intenzione di includere la mimica, che è tratto distintivo della cultura popolare napoletana, dove non c’è parola senza gesto e dove il gesto stesso rende manifesta la psicologia delle persone.

A corredo della mostra è prevista la pubblicazione di un volume, che propone per la prima volta circa 120 fotografie Esposito provenienti da collezioni pubbliche e private. Catalogo edito da Mauro Pagliai editore.

[Ferruccio Orioli. Vista da 179° 39′ omaggio a Jannis Kounellis]

FERRUCCIO ORIOLI. DE VESEVI REBUS
18 dicembre 2022 – 19 marzo 2023 Sezione del Museo dell’Opera della Certosa

A cura di Marta Ragozzino e Francesco Delizia con Claudia Borrelli, le opere di Ferruccio Orioli, allestite in uno dei punti più panoramici del complesso certosino, stabiliscono uno dialogo visivo e geografico con la scenografica veduta del Vesuvio che si ammira dal belvedere del Quartino del Vicario.

La riflessione dell’artista sull’immagine del golfo di Napoli inizia più di vent’anni fa, quando Orioli lavora alle “Storie del Golfo”, opera che attualmente si trova presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II a San Giovanni a Teduccio. Nei circa 27 metri di dipinti la narrazione del golfo si dispiega da punta Posillipo fino al porto di Napoli escludendo il Vesuvio, che diventa il soggetto di questo nuovo racconto.

Cercando insoliti punti di vista dai quali riprendere il vulcano, Orioli mette in atto una “denapolizzazione” dell’icona Vesuvio che, separato dal suo consueto contesto iconografico, diviene un unicum e, posto al centro dell’osservazione, viene rappresentato dall’alba al tramonto e in diversi momenti dell’anno.

[Ferruccio Orioli. Vista da 54° 27′ – omaggio al col. M.T. Kalasnikov]

Gli acquerelli in mostra, rielaborazioni di appunti, disegni e foto, raccolti in anni di frequentazione dell’area vesuviana, e dettagli realizzati con matite colorate durante recenti escursioni sul cono del Vesuvio, sono disposti seguendo lo stesso tragitto percorso dall’artista intorno al vulcano.

Nella zona vesuviana il “sotto” di quanto è avvenuto nel passato è per eccellenza Pompei. Per il “sotto” futuro Orioli immagina, invece, opere d’arte contemporanea che contengono elementi di ambiguità rispetto a una loro possibile datazione futura: l’installazione “Senza titolo” di Jannis Kounellis della collezione del Museo di Capodimonte, i “Dormienti” di Mimmo Paladino, l’“Ermafrodita” di Antonietta Raphael e la modella fotografata dall’americana Ruth Bernhard, immortalata come se fosse un gesso pompeiano.

Tra gli ipotetici reperti che potranno essere ritrovati nel corso di scavi futuri l’artista ha scelto, come traccia del lato oscuro del territorio vesuviano, anche l’AK-47, fucile ideato e progettato dal colonnello russo Michail Timoveevič Kalašnikov.

M.C.S.
Ufficio Stampa, 14 dicembre 2022
Immagine di copertina: Maria Lai, Presepio 1956-2006, part., ph Serge Domingie

Certosa e Museo di San Martino
Largo S. Martino, 5 – 80129 Napoli 
Telefono: 081 229 4503
Direzione regionale Musei Campania (cultura.gov.it)