Pauline Curnier Jardin, Victor Man, Miltos Manetas: alla Fondazione Memmo, nuova edizione di Conversation Piece, ispirata agli scritti di Giovanni della Croce.

Si tratta di un ciclo di mostre a cadenza annuale a cura di Marcello Smarrelli dedicate agli artisti italiani e stranieri temporaneamente presenti a Roma, o che intrattengono un rapporto speciale con la città. Protagonisti quest’anno sono Pauline Curnier Jardin (borsista all’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici nel 2020), Victor Man e Miltos Manetas (artisti che da anni hanno eletto Roma come una delle loro città di riferimento).

[Fondazione Memmo, Pauline Curnier Jardin, Foto Daniele Molajoli]

Il succedersi delle varie edizioni di Conversation Piece crea un racconto per capitoli che affronta argomenti sempre diversi, legati al dibattito critico sul contemporaneo, toccando aspetti che riguardano la storia dell’arte, ma anche questioni di stretta attualità su cui gli artisti sono invitati a confrontarsi.

Notte Oscura, il titolo di questa edizione che si svolge dal 13 dicembre 2022 al 26 marzo 2023, è tratto dagli scritti di Giovanni della Croce (1542-1591) santo, mistico e dottore della Chiesa, considerato uno dei più importanti poeti spagnoli. La poesia Notte oscura dell’anima, scritta quasi in fin di vita durante un periodo di prigionia, racconta l’esperienza personale delle sue estasi notturne, in cui l’oscurità diventa la metafora delle avversità e degli ostacoli che si incontrano nel distaccarsi dai legami con il mondo sensibile per raggiungere la luce.

[Fondazione Memmo, Installation View, Miltos Manetas, Daniele Molajoli]

L’alternanza tra luce e ombra è spesso impiegata per descrivere la contrapposizione tra bene e male, tra vero e falso, conoscenza e ignoranza; eppure, il buio e l’oscurità, come insegna Giovanni della Croce, possono essere considerati momenti di attesa e decantazione del pensiero, di ambiguità seducenti e complesse, una fase cruciale nel percorso verso la conoscenza e la rivelazione.

Attraverso le opere degli artisti invitati, la mostra presenta diversi modi di concepire la notte. Una riflessione che inviti a considerare il buio come un fattore d’ispirazione e creatività, controparte necessaria dell’illuminazione; una condizione – quella dell’oscurità – che possa aiutarci a comprendere e vivere meglio i “fuochi” che agitano la contemporaneità, tra guerre, pandemie e profondi contrasti che minano la nostra capacità di resistenza, il rapporto con l’ambiente e la civile coesistenza tra le persone.

In mostra è esposta anche una rara edizione del 1707 degli scritti di Giovanni della Croce tradotti in italiano, prestito proveniente dalla Biblioteca Oliveriana di Pesaro. La mostra sarà accompagnata da una pubblicazione in uscita nella primavera del 2023.

APPROFONDIMENTO:
LE OPERE IN MOSTRA

[Pauline Curnier Jardin, Was man aus Liebe tut, 2022. Courtesy of the artist, Ellen de Bruijne Projects, Amsterdam and ChertLüdde, Berlin]

Pauline Curnier Jardin (Marsiglia, Francia, 1980) partecipa a Conversation Piece con un’installazione site specific incentrata attorno a una serie di sei bassorilievi in ceramica smaltata realizzati per il progetto Luna Kino, ispirato al cinema Luna Lichtspiegel, fondato nel 1914 e tenuto aperto durante e subito dopo la Seconda Guerra Mondiale da un gruppo di donne.

L’artista interviene su luci e colori della sala. Dal fondo scuro dei bassorilievi emergono delle figure femminili che sembrano illuminate da una luce selenitica e indossano maschere che ricordano le fasi lunari. Queste figure sono ispirate alle trümmerfrauen, le donne che si occupavano di rimuovere le macerie che invadevano le strade delle città dilaniate dai bombardamenti, le cui foto venivano fatte circolare come strumento per accrescere il senso di appartenenza e la voglia di riscatto del popolo tedesco.

[lluminated Week, 2020 © Victor Man Courtesy of the artist and Gladstone Gallery]

Victor Man (Cluj-Napoca, Romania, 1974) presenta un importante corpus di opere realizzate in questi ultimi anni. Si tratta di dipinti caratterizzati da tinte scure e da una “temperatura” notturna, attraversate da una forte carica introspettiva. 

Letteratura e storia dell’arte, memoria collettiva e vissuto personale sono gli elementi con i quali l’artista tesse un racconto, all’interno del quale le distinzioni tra presente e passato, finzione, immaginazione e realtà sono abolite.

I soggetti di Man sembrano attingere a elementi e contesti naturali, ma l’immagine della natura appare rivisitata dal suo sguardo. La figura umana, spesso al centro delle sue opere, viene mostrata solo attraverso dettagli o punti di vista che ne evidenziano i tormenti e il carattere perturbante, oscuro. Man crea enigmi visivi piuttosto che fornire soluzioni interpretative e l’unica possibilità per decifrare queste tele è data dalla necessità di trovare una mediazione tra pittore e osservatore, chiamati entrambi ad accettare l’indecifrabilità delle cose dietro la loro illusoria permanenza. 

[Miltos Manetas, After AI, 2022. Courtesy of the artist]

Miltos Manetas (Atene, Grecia, 1964) propone un progetto in situ, un working in progress realizzato, notte dopo notte anche dopo l’inaugurazione, tracciando e cancellando le immagini prodotte dal suo “giovanissimo assistente” DALL-E (algoritmo di intelligenza artificiale in grado di generare immagini da descrizioni testuali), “nato” il 5 gennaio 2021. DALL-E risponde a richieste del tipo “Dipingi in stile rupestre due cani che guardano cellulari e computer portatili” oppure “Disegna un serpente che spiega internet a un cavallo”.

Con elementi riprodotti da tali immagini, Manetas ricrea uno dei suoi celebri #ManetasFloatingStudio, studi fluttuanti che l’artista materializza in diversi luoghi attraverso una (anti)pittura leggera ed effimera prodotta versando sapone liquido sopra pigmenti di colore.           

Il colore resta “appeso” invece di rivestire la parete e la superficie acquista così una fluidità più vicina a quella di uno schermo di computer che a quella di un dipinto, diventando lo sfondo cangiante dove si stratificano interventi pittorici successivi, ma anche proiezioni di altre “forme di vita digitali”, dando vita ad architetture o ambienti virtuali che l’artista definisce “caverne contemporanee”.

Nel vortice di immagini che si genera, trova spazio anche la proiezione di ManintheDark.com (2004), un proto-NFT sotto forma di sito web, dove, come suggerisce il titolo, una figura “umanoide” fluttua nell’oscurità, trasformandosi nella metafora della condizione umana di fronte alla conoscenza, in particolare a quella apparentemente infinita e inesauribile del web.

M.C.S.
Ufficio Stampa, dicembre 2022
Immagine di copertina: Pauline Curnier Jardin, Was man aus Liebe tut, 2022
Courtesyofthe artist, Ellen de Bruijne Projects, Amsterdam and ChertLüdde, Berlin

CONVERSATION PIECE | PART VIII – NOTTE OSCURA
13 dicembre 2022 – 26 marzo 2023
Ingresso libero

Fondazione Memmo
via Fontanella Borghese 56/b, 00186 Roma
Informazioni: +39 06 68136598
info@fondazionememmo.it
www.fondazionememmo.it