Concerto di Gavin Bryars Trio. Incontri Pecci Books con Melania Mazzucco e Sandro Veronesi. Proseguono le mostre ‘Massimo Bartolini. Hagoromo’ e ‘Schema 50. Una galleria fra le neoavanguardie’.

Snodo per la promozione e la circolazione dei linguaggi contemporanei in Toscana e catalizzatore di sempre più solide collaborazioni con le principali istituzioni culturali della regione, il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato inaugura il 2023 con una serie di proposte interdisciplinari tra arte, musica e letteratura.

CONCERTO E INSTALLAZIONE
GAVIN BRYARS TRIO. AROUND IN LÀ

Il gennaio 2023 del Centro Pecci inizia sabato 14 alle ore 19.00 e alle ore 21.00 con il concerto Gavin Bryars Trio. Around in Là, organizzato con Toscana Produzione Musica e Nub Project Space (prevendite circuito TicketOne), un evento speciale che ha per protagonista il musicista e compositore inglese Gavin Bryars. Oltre a essere uno degli esponenti più importanti della musica di ricerca emersa tra gli anni Sessanta e Settanta, Bryars (Goole, 1943) è autore della partitura polifonica che dà vita all’imponente installazione sonora fulcro della mostra Hagoromo (vedi qui di seguito).

Agganciandosi alla struttura adibita a ospitare il sistema di illuminazione, l’artista ha costruito una parete continua di tubi innocenti che si snoda attraverso sette delle dieci stanze del nucleo originale del Centro Pecci, trasformandola in uno strumento musicale in cui i tubi diventano, attraverso apposite modifiche, delle canne d’organo.

CENTRO PECCI BOOKS
A gennaio riprende #centropeccibooks, il programma di incontri dedicato ai protagonisti del cinema, del teatro, della danza, del fumetto, del giornalismo e della letteratura. I primi due appuntamenti in calendario coinvolgono due vincitori del Premio Strega: giovedì 19 gennaio alle ore 18.30 la scrittrice Melania Mazzucco presenta Self-Portrait. Il Museo del Mondo delle Donne (Einaudi, novembre 2022), galleria di capolavori in cui la donna è “soggetto due volte” perché concepisce e realizza l’opera e perché ritrae se stessa o un’altra donna. Da Artemisia Gentileschi a Plautilla Bricci (l’architettrice), da Frida Khalo a Georgia O’Keeffe fino a Carol Rama, Louise Bourgeois e Marlene Dumas, Mazzucco (Premio Strega 2003) disegna un percorso collettivo, tutto femminile, nel quale le donne rivendicano il diritto di realizzarsi nell’arte, superando i ruoli che la società e la cultura del tempo hanno sempre assegnato loro.

Sandro Veronesi (Premio Strega 2006 e 2020) è protagonistagiovedì 26 gennaio alle ore 18.30, della prima presentazione nazionale del suo nuovo romanzo, Comandante, in libreria dal 25 gennaio. Scritto con Edoardo De Angelis, regista dell’omonimo film di cui sono in corso le riprese, Comandante affonda le radici nella storia della Seconda Guerra Mondiale ma è anche di stringente e clamorosa attualità: un ufficiale della Regia Marina italiana disobbedisce agli ordini e col suo sommergibile salva i nemici appena affondati: per lui non sono più nemici ma naufraghi e come tali, secondo la legge del mare, vanno salvati.
Ingresso libero, prenotazione consigliata su Eventbrite.

[Installation view Ph. Ela Bialkowska OknoStudio]

MOSTRA
MASSIMO BARTOLINI. HAGOROMO
6 settembre 2022 – 8 gennaio 2023 (prorogata al 1 maggio 2023).

La mostra, a cura di Luca Cerizza con Elena Magini, presenta una nuova installazione – la più grande mai realizzata dall’artista – appositamente concepita per gli spazi del museo; una sorta di nuova spina dorsale che guida lo spettatore alla scoperta di opere appartenenti a momenti diversi della carriera di Massimo Bartolini (Cecina, 1962). Eludendo il carattere retrospettivo, l’organizzazione cronologica e tematica, la mostra funziona come un itinerario fatto di incontri sorprendenti e rivelatori.

Hagoromo è il titolo di una nota pièce del teatro Noh giapponese, che racconta la storia di un pescatore che un giorno trova l’hagoromo, il manto di piume della tennin, spirito celeste femminile di sovrannaturale bellezza parte della mitologia giapponese. Alla richiesta dello spirito di riavere indietro il manto senza il quale non avrebbe potuto tornare in cielo, il pescatore risponde che glielo avrebbe con segnato solo dopo averla vista danzare.

Hagoromo (1989) è anche il titolo di quella che Bartolini considera la sua prima opera matura: all’interno del suo vecchio studio, su un palco illuminato, un musicista improvvisa una musica per sassofono. Una danzatrice reagisce alla musica, muovendosi dentro un parallelepipedo su ruote, che ha le sembianze di una minuscola unità abitativa. In questa performance sono già anticipati alcuni dei temi e dei caratteri che accompagnano ancora oggi la sua ricerca: la dimensione narrativa, che si sviluppa a partire da omaggi, riferimenti, prelievi di altre storie, opere e biografie; il rapporto con l’architettura e lo spazio; la relazione con il contesto teatrale e performativo, anche attraverso l’uso del suono e della musica; la delineazione all’interno dell’opera di rapporti tra opposti apparentemente inconciliabili.

La mostra è accompagnata da Hagoromo: Massimo Bartolini, la più ampia pubblicazione mai dedicata all’artista toscano, pubblicata da Nero. Il volume è realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (X edizione 2021), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

[Installation view Ph. Ela Bialkowska OknoStudio]

MOSTRA
SCHEMA 50 UNA GALLERIA FRA LE NEO-AVANGUARDIE (1972-1994)
11 giugno – 9 ottobre 2022 (prorogata al 26 marzo 2023)

Un’ampia selezione di opere originali e documenti d’archivio per ricordare il 50° anniversario della Galleria Schema (1972 – 1994), spazio di ricerca delle neoavanguardie nazionali e internazionali a Firenze, nella ricorrenza del centenario di nascita del suo fondatore, l’artista Alberto Moretti (Carmignano, Prato, 1922 – 2012).

Ideata da Stefano Pezzato, responsabile di collezioni e archivi del Centro Pecci, e realizzata dal museo in collaborazione con Raul Dominguez, co-fondatore di Schema e direttore di Fondazione Alberto Moretti / Galleria Schema di Carmignano, con la supervisione scientifica e le ricerche di Desdemona Ventroni, la mostra fa seguito alle recenti esposizioni del Centro Pecci dedicate all’architettura radicale, di cui Schema è stata cassa di risonanza in Italia nei primi anni Settanta.

Il percorso espositivo si articola in diverse sezioni, individuate fra quanto è stato raccolto e conservato della storia espositiva e culturale di Schema: la galleria apre nel 1972 con le proposte dei giovani “architetti radicali” celebrati proprio quell’anno a New York, dando spazio all’emergere di nuove ricerche, come il “comportamento” proposto anche alla Biennale di Venezia dello stesso anno. Fin dall’inizio la galleria organizza azioni performative che la rendono un punto di riferimento nel panorama artistico italiano, dove si discutono i cambiamenti in atto nel mondo dell’arte e arrivano alcuni dei maggiori artisti internazionali.

[[Installation view Ph. Ela Bialkowska OknoStudio]]

Insieme alle visioni di Superstudio, Ugo La Pietra e Gianni Pettena, a significative ricerche concettuali tra cui spiccano opere di Vincenzo Agnetti, Ketty La Rocca e Giuseppe Chiari, in mostra sono documentati interventi controversi e unici di Gino De Dominicis e Jannis Kounellis, di Vettor Pisani, Luigi Ontani e della compagnia Il Carrozzone; ma anche memorabili azioni soliste di Vito Acconci e Urs Lüthi, oniriche performance di Joan Jonas, Terry Fox e Chris Burden, un happening ideato e diretto da Allan Kaprow.

La sezione internazionale include opere originali dei maggiori protagonisti della Conceptual Art: le azioni fotografiche di John Baldessari, il racconto immaginario di Les Levine, le immagini e i testi “pubblicitari” di Dan Graham, le riflessioni e installazioni di Art & Language, le tautologie testuali di Joseph Kosuth. Ma anche lavori di artisti affermati come, fra gli altri, Joseph Beuys, Sol LeWitt, Ben Vautier e i “poveristi” Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio. Fra gli artisti in mostra anche Dorothee Von Windheim, Dorothea Rockburn, Anna Oppermann, Dennis Oppenheim e Luciano Bartolini.

Fra la metà degli anni Settanta e gli anni Ottanta emergono nuove tendenze figurative e si apre un nuovo confronto col passato, inteso come “premessa del futuro”, come nelle opere di Roberto Barni e della fotografa Verita Monselles che reinterpretano figure classiche della storia dell’arte, o i neon colorati ispirati all’architettura fiorentina del post minimalista Keith Sonnier. Alla fine degli anni Ottanta la galleria si apre a diverse esplorazioni plastiche e pittoriche, in un periodo di recuperi e ritorni in cui vengono presentate anche le ravvicinate osservazioni fotografiche realizzate nei primi anni Settanta da David Hockney. Fino alla sua chiusura, avvenuta il 31 dicembre 1994 e celebrata da un’acrobatica performance di Liliana Moro che ha per protagonista anche il critico Pier Luigi Tazzi, Schema ha continuato a proporre progetti e opere di nuovi artisti, in parte documentati dalla mostra.

Un capitolo espositivo riguarda la ricerca artistica di Alberto Moretti, che negli anni dell’apertura di Schema passa da una pittura di stampo minimalista a un’indagine di carattere scientifico e filosofico sull’opera pittorica. Seguono sperimentazioni con l’uso della fotografia associata a citazioni letterarie, approfondimenti delle corrispondenze simboliche sul tema dell’appropriazione, fino al progetto di carattere antropologico e sociale Techne e lavoro come arte, donato dall’artista al Centro Pecci nel 2010, un’installazione fotografica e testuale e un libro d’artista.

C.S.M.
Ufficio Stampa, 22 dicembre 2022
Immagine di copertina: Courtesy Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato

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