Alla Sala Maffeiana di Verona, rievocati l’artista e il mito attraverso le pagine di una nuova pubblicazione.
Appuntamento al 2 agosto 2017 con il Premio alla Carriera conferito al tenore Gianfranco Cecchele, nell’ambito del Festival Internazionale Scaligero Maria Callas.

MILLE E UNA CALLAS: il titolo richiama alla mente una serie di racconti. Il soprano greco/americano come il personaggio della favola persiana Shahrazād? Di più.
Molti hanno udito la sua voce, tutti conoscono il suo nome. Il sottotitolo, Voci e studi, rimanda a un’indagine vasta, nella quale gli approfondimenti integrano la narrazione e rievocano il mito. Maria Callas riusciva a entrare profondamente nella parte e sapeva creare il personaggio con i suoi colori e i suoi accenti. L’istinto è indispensabile, ma deve essere sorretto da una preparazione tenace. Questo, diceva Tullio Serafin. Tecnica, costanza, istintività. Gli stessi elementi emersi nel corso della presentazione del libro, a cura di Luca Aversano e Jacopo Pellegrini, edito nel 2016 da Quodlibet Studio, nelle cui pagine parlano musicologi e filosofi, storici e sociologi, testimoni diretti e amici. Oltre agli autori seduti tra il pubblico nell’accogliente Sala Maffeiana, ospiti dell’Accademia Filarmonica di Verona sono stati i relatori Prof. Vincenzo Borghetti e Prof. Nicola Pasqualicchio. A moderare l’incontro è stato chiamato il massimo esperto veronese e uno dei più qualificati in Italia, il M° Nicola Guerini, Presidente del Festival Internazionale Scaligero “Maria Callas”. Il volume propone un’analisi del fenomeno Callas come professionista e interprete, sul piano della vita sociale culturale e artistica dagli anni Cinquanta a oggi. L’artista, attrice-cantante, resta un’icona universale di modernità, che favorisce la trasposizione del mito nelle diverse forme di espressione e dialogo artistico. Sintetizza Guerini: il libro serve a capire la Callas, la Callas serve a capire un’epoca.

Alcuni contributi raccontano la protagonista tra glamour e vita privata, indagano il mito che fece di Maria, “LA” Callas. Nei secoli trascorsi vi furono molte figure emblematiche, da Paganini a Farinelli, spiega Borghetti, ma per la persistenza che l’era contemporanea reca, Maria Callas ha avuto una pervasività impossibile nel passato. La musica muore nel momento in cui la si fa vivere. Registrare significa dare durevolezza a un elemento che ne è privo. Il soprano intese subito l’importanza delle incisioni discografiche; capì il valore delle copertine dei dischi che ne individualizzavano il viso; comprese il ruolo dei media nella costruzione della leggenda. Sul rapporto tra corpo e voce nel piano attoriale, si è soffermato il discorso, come componenti inscindibili nella sua arte e nella sua capacità di interpretazione, dove erano fusi intuito e scienza. Pasqualicchio preferisce parlare di attrice-cantante e non di cantante-attrice. Maria Callas è stata una delle attrici più grandi del Novecento, senza distinzioni di genere. Aveva un talento assoluto, tale da non poter fungere da modello. Era irraggiungibile, non c’era l’eventualità che ci potessero essere altre o altri come lei. Eppure oggi, non c’è quasi nessuno che l’abbia vista sulla scena. È un atto di fiducia nel mito, ma non solo. Il teatro è nella sua voce, lo si intuisce; è nello spazio dinamico che sta attorno a lei mentre canta, che sia reale o evocato. Il Festival Internazionale Scaligero “Maria Callas” negli scorsi anni ha insignito artisti che lavorarono con lei, come Franco Zeffirelli e Rolando Panerai. Nella quarta edizione, il 2 agosto 2017, il prestigioso riconoscimento alla carriera verrà conferito a Gianfranco Cecchele, celebre tenore che nel 1965 fu a fianco della Divina, nell’indimenticabile “Norma” di Parigi.