Al Teatro Sociale, l’opera con le musiche di Nino Rota su libretto di Eduardo De Filippo, diretta da James Feddeck, regia Arturo Cirillo.
L’opera è ispirata all’originale commedia teatrale (1945), di cui era stato successivamente tratto il film omonimo (del 1950, con le musiche di Nino Rota e la coppia Pasquale Miele e Gennaro Jovine interpretata da Totò e lo stesso De Filippo). Ora l’opera arriva per la prima volta a Como – nell’allestimento del Festival della Valle d’Itria di Martina Franca ripreso dai Teatri di OperaLombardia – venerdì 13 gennaio, alle ore 20.00 e domenica 15, ore 15.30, ultimo titolo in programma per la Stagione Notte 2022/23. La direzione musicale è del Maestro James Feddeck e la regia firmata da Arturo Cirillo.
In scena un nutrito cast di giovani cantanti: Mariano Buccino (Gennaro Iovine), Clarissa Costanzo (Amalia, sua moglie), Riccardo Della Sciucca (Errico “Settebellezze”) e inoltre Maria Rita Combattelli, Marco Miglietta, Francesco Samuele Venuti, Giovanna Lanza, Sabrina Sanza, Roberto Covatta, Giuseppe Esposito, Albertro Comes, Graziano Dallavalle, Pasquale Greco, Francesco Cascione, Sara Borrelli, Maria Luisa Bertoli, Maria Paola Di Carlo, Christian Magrì.
LA TRAMA
Si narrano le vicende di Gennaro e Pasquale nei bassi napoletani nel 1942. Tra mille difficoltà, si sopravvive anche attraverso mezzi illeciti: la moglie di Gennaro, Amalia, si mette a fare la borsa nera risolvendo i problemi economici, ma trascurando marito e figli. Quando Gennaro, finita la guerra, torna a casa, trova la famiglia ricca, una tresca amorosa della moglie, un figlio imbroglione, una figlia incinta e una ammalata. Sfiduciato e disilluso, assisterà la piccola Rituccia inferma nella speranza che si possa salvare, somministrandole un farmaco inizialmente introvabile e attendendo il giorno successivo per vedere il decorso della malattia.
L’OPERA
Ultima opera del grande compositore milanese Nino Rota, vide la luce nel 1977 a Spoleto, con la regia dello stesso Eduardo. Accolta freddamente dalla critica, è stata fortunatamente rivalutata e fa ormai parte del repertorio lirico più rappresentato della seconda metà del secolo scorso, anche grazie a questa produzione.
Alla famosa opera cinematografica e teatrale di De Filippo, Nino Rota affianca sonorità che vanno dalla canzone napoletana al verismo, dal jazz al musical, con l’inconfondibile talento melodico che ha portato Rota ad essere uno dei più affermati compositori di musiche per il cinema.
La partitura di Rota, in tre atti sostanzialmente fedeli all’originale, costituisce un lavoro originale nel quale vengono rifusi, accanto a temi della colonna sonora del film, anche citazioni da numerosi motivi composti per le pellicole di Federico Fellini.
Il taglio complessivo è più cupo di quello della commedia, riflettendo l’atmosfera di grande tensione presente nell’Italia sconvolta dal terrorismo, mentre la scrittura musicale appare complessivamente pensata nel solco delle grandi opere pucciniane di inizio secolo. Ci sono riferimenti a tanti maestri del Novecento, Prokoviev, Weill, Gershwin, Puccini, Shostakovic, oltre alle melodie napoletane.
LA REGIA
Arturo Cirillo torna oggi a quest’opera che aveva diretto per il Festival della Valle d’Itria nel 2010. Il regista prende l’avvio dal testo teatrale, immaginando la scena come una grande stanza che muta continuamente: a volte è una trincea per richiamare la guerra, non più quella mondiale, ma quella degli anni di Piombo (la prima realizzazione avvenne a Spoleto, nel 1977), ma in certi momenti ricorda anche le azioni sceniche di Pina Bausch, mette in scena immagini legate a una religiosità esasperata, amplificando l’apparente e ipocrita devozione. Meno naturalismo, più gioco meta-teatrale. La stanza è un elemento concreto mentre tutto attorno regna l’irreale. Nel primo atto la camera è terra di nessuno, nel secondo un grande campo di fiori, nel terzo una trincea con scheletri di una guerra non finita e la convivenza di Napoli col sogno americano.
APPROFONDIMENTI:
NOTE DEL DIRETTORE JAMES FEDDECK
Nino Rota è uno dei più grandi compositori italiani del Novecento e Napoli Milionaria, tra le sue ultime opere, rappresenta un grande traguardo. Fu infatti la stretta collaborazione con Eduardo De Filippo a ispirare Rota – maestro artigiano dell’architettura musicale e teatrale – nella creazione della musica per quest’opera potentissima, capace di rappresentare lo spettro delle emozioni umane in tutta la sua ampiezza.
Napoli Milionaria si presenta come una naturale evoluzione dello stile del bel canto, ma con influenze innovative e sorprendenti: Rota sviluppa i motivi musicali di ogni personaggio lavorando drammaticamente fino all’atto finale, quando apparentemente ogni motivo è combinato l’uno all’altro, evidenziando ulteriormente la completa dissoluzione dello stato psicologico dei personaggi, che si svela davanti a noi sul palcoscenico. Pochi compositori sono stati in grado di offrire una rappresentazione così avvincente con una struttura musicale così raffinata.
Come compositore, Rota è conosciuto in Italia e rispettato in tutto il mondo, eppure questo incredibile lavoro ha alle sue spalle uno storico di rappresentazioni relativamente breve negli ultimi 45 anni, e praticamente privo di vita al di fuori dei teatri italiani. È vero che la storia di Napoli milionaria è intessuta di sfumature culturali locali, ma le implicazioni più ampie di questa opera sono universali e il lavoro musicale è di altissima qualità. Non riesco quindi a trovare una ragione accettabile per questo fatto, che è per me un mistero deplorevole. È quindi con gioia e umiltà che ho accettato le responsabilità musicali di questa produzione, dono per noi di una delle figure musicali più importanti d’Italia
NOTE DI REGIA DI ARTURO CIRILLO
Napoli milionaria è prima di tutto una gran bella commedia di Eduardo De Filippo, una commedia che quasi tutti abbiamo visto, se non in teatro in televisione, o al cinema con il grande Totò. Ma da questa storia, divenuta quasi epica, l’autore pensò pure di trarne un libretto per un’opera, musicata da Nino Rota, e che noi ripresentiamo, dopo molti anni dal suo debutto al Festival di Spoleto. Certo nel passaggio dal testo drammaturgico al libretto d’opera varie cose mutano: la lingua che è più italianizzata, l’ironia che è meno presente, la vicenda stessa che prende risvolti diversi. Ma quello che resta inalterato è il profondo rapporto che questa vicenda ha con il teatro. In cui i cantanti sembra quasi che recitino più che cantare, e in cui la musica diviene l’elemento di maggiore narrazione, più che le parole. Ecco allora apparire la contrapposizione tra il vicolo vociante e litigioso, e l’interno di casa Jovine; ecco il bombardamento che assume caratteri quasi apocalittici; ecco l’America che arriva con tutto il suo retaggio musicale.
Così Rota attraverso De Filippo narra una vicenda tra Brecht e Tennessee Williams, in cui il Novecento c’è tutto; con il suo melò e il suo straniamento, in un gioco di generi a cui i personaggi sono volta per volta costretti a ‘intonarsi’. Lo spettacolo stesso si intona a questa natura ondivaga della musica, divenendo a volte realistico, altre epico, altre ancora quasi un musical. Ma queste forme di teatro non smettono mai di narrare la semplice e triste vicenda degli uomini alle prese con la Storia, che non sa nulla delle loro singole vicende personali; fatte di reduci inascoltati, ragazze sedotte e abbandonate, madri divenute amorali, più che immorali, figli che muoiono così per caso. E allora l’umanità più che dover «passare a nuttata» sembra che debba solo addormentarsi, cullata sulle note di una tragica ninna nanna, che una madre dolente canta al figlio morto; addormentarsi per non pensare, e non conoscere la volgarità e lo scandalo della realtà.
C.S.M.
Ufficio Stampa, 4 gennaio 2023
Contributi fotografici: ph. Alessia Santambrogio
NAPOLI MILIONARIA!
13 e 15 gennaio 2023
Teatro Sociale di Como – AsLiCo
Via Vincenzo Bellini, 22100 Como
Biglietti online e alla biglietteria del Teatro
www.teatrosocialecomo.it