Ricordando il terremoto del Belìce, la Fondazione Orestiadi presenta le opere di Costas Varotsos e Gianfranco Anastasio.

Nel giorno della ricorrenza del terribile sisma che devastò il Belìce nel 1968, la Fondazione Orestiadi come di consueto ne celebra la memoria nel segno dell’arte e della cultura. Quest’anno sono Costas Varotsos e Gianfranco Anastasio i protagonisti, le cui opere che sono presentate domenica 15 gennaio 2023 alle ore 11.00.

[La Spirale di Varotsos © Gianluca Baronchelli]

LA “SPIRALE” DI COSTAS VAROTSOS
Costas Varotsos, artista e intellettuale greco di fama internazionale che proprio a Gibellina realizzò il suo primo lavoro di arte pubblica nel 1992, presenta “Spirale”, la celebre grande opera in ferro e vetro (1000 x 180 cm) che arriva al Baglio Di Stefano grazie alla collaborazione con la Fondazione Merz, e resterà esposta fino al 30 settembre 2023.  

La spirale è un elemento che intreccia energia e natura, forma ripetuta e potenziata dal vetro che riflette e rifrange la luce. L’opera di Varotsos nella purezza dei materiali e nella loro potenza, nell’articolazione di cerchi, cicli vitali che si susseguono, è sintesi di una riflessione sulla condizione umana e del suo rapporto ancestrale con l’Universo. 
La grande spirale con la sua armatura in ferro e l’anima in vetro apre un dialogo tra i materiali ed elementi naturali quali: la luce, trasparenza, energia, movimento, tempo, equilibrio. La ricerca di Varotsos propone equilibrio tra arte e contesto, cercando la giusta proporzione tra azione umana e potere della natura. L’artista, utilizzando la trasparenza del vetro per portare lo sguardo del visitatore oltre l’opera, stabilisce un vortice di relazioni con la realtà circostante, spazio ideale, senza limiti e frontiere. 

[Baglio Di Stefano, foto Luca Savettiere]

“IL DOPPIO E IL ROVESCIO” DI GIANFRANCO ANASTASIO
Negli spazi del Museo delle Trame Mediterranee, trova dimora l’installazione di Gianfranco Anastasio dal titolo “Il doppio e il rovescio” opera site specific che allude alla fragilità e all’instabilità del territorio del Belìce, realizzata nell’ambito del programma di residenze d’artista della Fondazione Orestiadi.  

L’opera ridefinisce la spazialità, già fortemente connotata della cappella del Baglio Di Stefano come una sensibile metafora del paesaggio e della memoria del territorio del Belice. L’immagine di un suolo capovolto, con la grande scalea inversa che prende il posto del cielo, è l’immagine materiale di una apocalisse, del sentimento della metamorfosi dei luoghi che ancora anima il paesaggio così come pure le comunità. 

All’interno della cappella sono riproposte e interpretate alcune delle dinamiche/memorie del territorio, con una proiezione ad un tempo geografica ed emotiva. Un’avvolgente installazione pittorica murale ed elementi scultorei rinviano alla persistenza dei legami fra spazi e tempi diversi, interessando tutto lo spazio, pareti pavimento soffitto. Si ridefiniscono così i connotati percettivi e gli assi prospettici della configurazione (morfologia) architettonica dell’ambiente. Installazione, pittura e scultura s’intrecciano nello spazio e fanno risuonare i temi, le direttrici e le interferenze – nella forma di rovesciamenti / spezzate / vettori – del sentimento e dei luoghi, della malinconia della distanza.

C.S.M.
Ufficio Stampa, 5 gennaio 2023
Immagine di copertina: La Spirale di Varotsos © Gianluca Baronchelli

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