A Palazzo Medici Riccardi, 34 opere e disegni del periodo fiorentino negli anni di guerra, e la riproduzione del telero ‘Lucania ’61’.

Uno sguardo sul soggiorno di Carlo Levi a Firenze (1941 – 1945), nel buio periodo degli anni di guerra e dell’occupazione nazista fino alla lotta di Liberazione e alla ripresa della vita pubblica democratica.

[Carlo Levi, Contadine, ph.Valeria Manni]

È dedicata all’intellettuale, scrittore, pittore e uomo politico, nato a Torino nel 1902 e morto a Roma nel 1975, la mostra “Carlo Levi a Firenze. Un anno di vita sotterranea”, promossa da Città Metropolitana di Firenze, organizzata dalla Fondazione Giorgio Amendola in collaborazione con la Fondazione Carlo Levi, il centro Unesco e l’Associazione MUS.E. Sono esposte 34 opere e disegni, oltre a una riproduzione del celebre telero Lucania ‘61, nelle Sale Fabiani di Palazzo Medici Riccardi a Firenze, dal 9 febbraio al 19 marzo 2023, a cura del professor Pino Mantovani su progetto della Fondazione Carlo Levi.

A Firenze, nell’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale, Levi scrisse il suo primo e più noto libro, Cristo si è fermato a Eboli, nel quale rievocava volti, storie e personaggi del suo confino a Grassano e ad Aliano in Lucania: un’esperienza sconvolgente che lo portò alla scoperta di un’altra Italia, contadina e arcaica, confinata in un sud che viveva fuori dai tempi della storia. In mostra, le opere dipinte durante il confino ad Aliano (1935-1936) Tonino, Dietro Grassano, La Strega e il bambino, La figlia scarmigliata della Strega.

[Carlo Levi, Paola con l’abito bianco e nero, ph Riccardo Lodovici]

Tutt’intorno una galleria di ritratti, la madre, le donne amate e gli amici; la compagna del tempo, Paola Levi Olivetti, amatissima e tante volte rievocata sulla tela, per la quale decise di trasferirsi a Firenze abbandonando l’ipotesi di un espatrio in America.

Poi Anna Maria Ichino, la partigiana generosa che lo accolse nel rifugio di Piazza Pitti 14 e che lo amò in modo disinteressato per una breve stagione. Chiuso in questo nuovo “confino” fiorentino, Levi ritrasse e intrecciò rapporti con i grandi protagonisti del mondo intellettuale antifascista che si era concentrato a Firenze: lo scultore Alfieri, il pittore Colacicchi, i letterati Montale, Bazlen e Cancogni, lo scrittore psichiatra Mario Tobino, e Leone Ginzburg che morì nell’estate del ‘44 per mano nazifascista.

[Carlo Levi, La guerra partigiana, ph. Riccardo Lodovici]

Sullo sfondo di questi anni tragici sta un mondo irredento, che il pittore evoca con un capretto scuoiato su una livida spiaggia (La guerra partigiana), con i desolati paesaggi arrossati dai fuochi di guerra, con mucchi di cadaveri giacenti in un presentimento dell’Olocausto (Nudi. Il lager presentito).

Per la prima volta sono esposti in una mostra di Carlo Levi anche due dei tre quadri, provenienti da una collezione privata, da lui realizzati per il suo amico scrittore Giuseppe Brancale (Sant’Arcangelo, Pz, 1925 – Firenze, 1979).

Agli inizi degli anni Cinquanta Carlo Levi compì una serie di viaggi nell’Italia meridionale in cui respirò il clima della passione civile e delle lotte dei contadini-operai. Nacquero in pittura le opere di denuncia sociale, di esplicito indirizzo neorealista, che mostrano i corpi delle donne deformati sotto il peso della fatica, gli occhi dei bambini scavati dalla malaria, i volti degli uomini segnati dalla malattia. Ma anche i protagonisti che hanno lottato per la giustizia, come Salvatore Carnevale, sindacalista siciliano ucciso dalla mafia, e il sociologo-attivista della non violenza Danilo Dolci.

[Carlo Levi, Riproduzione del telero Lucania 61. Immagine messa a disposizione da Ufficio Stampa MUS.E]

In mostra è possibile ammirare anche una riproduzione del celeberrimo telero Lucania ’61, commissionato all’artista da Mario Soldati per rappresentare la Basilicata nel Padiglione della mostra delle Regioni a Torino in occasione delle celebrazioni per il Centenario dell’Unità d’Italia, conservato presso il Museo Nazionale di Matera. L’opera riassume tutta la visione leviana della questione meridionale filtrata dalla vicenda di Rocco Scotellaro, “il poeta della libertà contadina”, a cui Levi deve la comprensione delle lotte contadine e del pensiero meridionalista.

M.C.S.
Ufficio Stampa, 8 febbraio 2023
Immagine di copertina: Carlo Levi, Autoritratto con Paola, ph. Riccardo Lodovici

CARLO LEVI A FIRENZE. UN ANNO DI VITA SOTTERRANEA
9 febbraio – 19 marzo 2023

Palazzo Medici Riccardi
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