A Palazzo Madama, in mostra chiavi reali e allegoriche che svelano l’anima di Torino. Capolavori e opere da secoli avvolte in un cono d’ombra.

Nell’attesa della mostra di primavera, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica propone un inedito sguardo sulle sue collezioni civiche e la loro storia attraverso una selezione di opere emblematiche, in un percorso che, dal 24 febbraio al 3 aprile 2023, accompagna il visitatore da La porta della Città nella Corte Medievale a Le chiavi della Città nella Sala del Senato: chiavi reali e allegoriche, che consentono di aprire la porta di Torino e poi svelarne l’animo attraverso quanto nel tempo si è deciso di conservare, poiché le opere non vanno solo viste, ma anche guardate.

[Luigi Prinotto, Scrigno medagliere contenente la raccolta di 318 medaglie celebrative della vita di Luigi XIV di Francia, 1730 (particolare). Legno impiallacciato in ebano e palissandro con intarsi in avorio, madreperla e ottone. Torino, Palazzo Madama]

Il 4 giugno 1863 nasce il Museo Civico di Torino e fin dal 1878 gli viene dato un compito preciso: testimoniare la storia della città di Torino e la sua evoluzione nei millenni attraverso un percorso inevitabilmente intessuto sulla grande storia dell’artigianato artistico, quello che dà vita alle cosiddette arti applicate.

Se il percorso non può che principiare dall’elemento simbolico di questo passaggio – l’esposizione delle chiavi e della mazza della Città di Torino – da qui si procede in un racconto che intesse capolavori paradigmatici e opere che, pur essendo di rilievo assoluto, appaiono da secoli avvolte in una sorta di cono d’ombra, poco percepite nella loro eccezionalità.

[Tesoro di Desana, Palazzo Madama. Fibbia di cintura, fine V- inizio VI sec. Regno ostrogoto d’Italia. Argento parzialmente dorato, granati almandini. / Bracciale a verga, terzo quarto del V sec. Carpazi o penisola balcanica. Oro, granati almandini, vetri verdi. / Capsella a forma di bulla, metà – terzo quarto del V sec. Carpazi o penisola balcanica. Oro, ametiste]

Ecco allora il Tesoro di Desana, abitualmente conservato nella Torre dei Tesori ipogea di Palazzo Madama: uno dei più straordinari complessi italici di gioielli del periodo posteriore al 476 d.C, capolavori fondamentali nell’evidenziare l’altissima qualità dell’arte europea allo spegnersi dell’epoca tardo antica, oltre che testimonianza della guerra fra Bisanzio e gli Ostrogoti. Per quasi 1.400 anni sepolto e ritrovato arando un campo, fece scoprire l’amore tra un nobiluomo romano, Stefano, e una gentildonna ostrogota, Valatrudi: una coppia singolare, nell’Italia di Teodorico.

Segue la sala dedicata al Piacere, alla contemplazione e alla visione con la capacità di indagare l’Io, l’intima essenza dell’uomo di Antonello da Messina, artefice di un’opera che anticipa di una generazione i ritratti di Leonardo, segnando inequivocabilmente il valore di un’arte e le primogeniture d’invenzione e ruoli.

L’ambiente connesso al Ricercare è consacrato a Filippo Juvarra, artefice della trasformazione di Torino in capitale e qui protagonista attraverso una selezione dei 644 fogli in cui il grande architetto sviluppa costantemente ogni dettaglio. Si possono ammirare il disegno della facciata di Palazzo Madama – ora oggetto di un complesso restauro – e i fogli dedicati alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, presentata con un magnifico modello in scala 1:500.

[Parte di servizio da tè e da cioccolata con armi di Vittorio Amedeo II di Savoia, detto Servizio del Re di Sardegna (acquistato nel 2019), 1725. Manifattura di Meissen. Porcellana dura decorata in policromia e oro. Torino, Palazzo Madama]

La sala dedicata al Collezionare è riservata al principale artefice delle collezioni civiche e del loro preciso indirizzo nell’ottica di museo d’arti applicate: Emanuele Taparelli d’Azeglio che, da ministro plenipotenziario italiano a Londra, ove fondò il Fine Arts Club e il Burlington Club, rientrato a Torino donò non solo le proprie raccolte di porcellane, maioliche e vetri dipinti e dorati, ma ebbe la volontà di fare della propria passione privata una missione civile.

Accanto alla sua figura, quella di uno dei grandi donatori di opere extraeuropee: con Zaverio Calpini giunse a far parte delle collezioni del Museo Civico un formidabile nucleo di opere provenienti dagli stati messicani del Veracruz e del Tabasco, culla nel periodo pre-classico della ‘cultura-madre’ di tutta la Mesoamerica, capace con la sua arte di influenzare le successive civiltà dell’area.

[Cofano, 1220-1225. Legno di noce verniciato, rame sbalzato, cesellato, traforato, stampato, inciso e dorato, smalto champlevé, tela di canapa grigia. Appartenuto al cardinale Guala Bicchieri. Torino, Palazzo Madama]

Nella sezione successiva, quella dell’Educare, è posta al centro l’ebanisteria piemontese del Settecento e la straordinaria fortuna delle opere di Pietro Piffetti, in cui perizia tecnica e fantasia inventiva si uniscono con risultati di estrema eleganza, mostrando quanto sia complessa l’esecuzione dei suoi capolavori e quale ruolo educativo abbia ancora la bottega. Si fa riferimento anche ai materiali usati dall’artista, narrando la provenienza dei legni, in molti casi esotici: dalle conchiglie importate dal Golfo Persico e dal Mar Rosso alla tartaruga dall’Oceano Indiano e dai Caraibi fino alla madreperla dalla costa occidentale dell’India.

La conclusione è in due sale. Quella del Conservare è consacrata all’eccezionale figura di Vittorio Viale, uno tra i massimi direttori museali del Novecento, e alla sua tutela del patrimonio torinese; giunto a salvaguardare le ringhiere cadute nei bombardamenti di Torino, capolavori dell’arte del ferro piemontese. E quella del Condividere, del donare: poiché è sulle donazioni che si è fatto il Museo civico, cui è stata data un’anima da ogni cittadino, da ogni torinese che in esso ha visto il prosieguo della propria storia, della propria memoria, della propria identità.

C.S.M.
Ufficio Stampa, 14 febbraio 2023
Immagine di copertina:
A sinistra: Fibula a staffa, fine V – inizio VI sec. Regno ostrogoto d’Italia. Oro, argento, ferro; granati almandini, vetri verdi. Fa parte del “Tesoro di Desana”. Torino, Palazzo Madama.

Al centro: Luigi Dughet su disegno di Giovanni Battista Boucheron (mazza) e Carlo Balbino (corona), Mazza cerimoniale della Città di Torino, 1814 – 1824 (mazza); 1849 circa (corona). Torino, Palazzo Madama.

A destra: Chiave, Piemonte, XVIII secolo. Bronzo dorato.
Dagli Archivi della Città di Torino, 1892 Torino, Palazzo Madama

LE CHIAVI DELLA CITTÀ NEI CAPOLAVORI DI PALAZZO MADAMA
24 febbraio – 3 aprile 2023

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica – Sala Senato
piazza Castello, Torino
t. 011 4433501
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