Antonio Albanese debutta all’Arena di Verona come regista di Rigoletto, seconda novità del 100° Opera Festival 2023. Cast stellari si alternano nelle 4 recite.
Dopo dodici anni, il 100° Arena di Verona Opera Festival 2023 propone una seconda nuova produzione nella stessa stagione: oltre all’Aida inaugurale (vedi notizia DeArtes qui), un Rigoletto tutto nuovo che diventa un omaggio al grande cinema neorealista italiano degli anni ’50. Recite: 1, 7, 20 luglio ore 21.00 e 4 agosto ore 20.45
«La mia migliore opera!». Così Giuseppe Verdi definiva Rigoletto, dopo aver sfidato la censura e conquistato il pubblico di mezza Europa, compreso Victor Hugo, autore dello scandaloso dramma Le Roi s’amuse tradotto in musica da Verdi con i versi del fidato Piave.
Per un capolavoro del teatro musicale di tutti i tempi, mai uscito dal repertorio dalla prima veneziana del 1851, Fondazione Arena guarda a un uomo di teatro (e del cinema italiano) di oggi, chiamando alla regia Antonio Albanese, pluripremiato attore e regista che ha già firmato messinscene d’opera, fra gli altri, al Teatro alla Scala di Milano, al Lirico di Cagliari, al Petruzzelli di Bari e al Filarmonico di Verona: Rigoletto sarà il suo debutto su grande scala nel millenario anfiteatro veronese. Con lui, il team creativo del nuovo allestimento è composto da esperti apprezzati in tutto il mondo: Juan Guillermo Nova alle scene e Paolo Mazzon alle luci.
Rigoletto è il settimo titolo più rappresentato nella storia del Festival, con 102 recite distribuite in dieci allestimenti diversi lungo sedici estati fino al 2017, tutti di impronta storicizzante e tradizionale. Questa produzione giunge a vent’anni esatti dall’ultima, che ricostruiva i bozzetti del 1928: è inoltre la prima occasione, dal 2011, in cui l’Arena di Verona propone un secondo nuovo allestimento nello stesso Festival.
Rigoletto è solo uno dei titoli che compongono il ricco e atteso cartellone del Festival areniano, appuntamento che ogni anno richiama centinaia di migliaia di spettatori da ogni parte del mondo, risorsa per la città e per il territorio, giunto quest’anno alla sua edizione numero 100. Il programma rappresenta uno sforzo artistico e produttivo senza precedenti: il 100° Festival 2023 conta 49 imperdibili serate dal 16 giugno al 9 settembre in cui si alterneranno nella stessa stagione ben 8 titoli d’opera e 5 serate di gala (vedi notizia DeArtes qui).
LA REGIA DI ANTONIO ALBANESE PER RIGOLETTO
Sull’immenso palcoscenico areniano, la vicenda di Rigoletto sarà raccontata in una forma nuova, verace e affascinante, che ne sottolineerà la forza drammatica di situazioni e rapporti fra personaggi, immutata anche rendendo gli uomini in scena più vicini al sentire contemporaneo: infatti la storia si collocherà nel Polesine degli anni ’50, parte di quella pianura rurale in cui Verdi nacque e scelse di vivere, diventata poi luogo d’elezione del grande cinema italiano, da Fellini a Pupi Avati. Tutta la produzione sarà un omaggio al cinema neorealista del Dopoguerra, stagione in cui convivono ferite profonde e voglia di rinascita.
Non cambia il rapporto di potere fra il Duca – qui un grande proprietario terriero, ammirato temuto e invidiato dalla sua gente – e il suo sottoposto Rigoletto, faccendiere prescelto per arguzia tra i molti mezzadri, contadini e umili di cui il padrone dispone (e abusa). Le notti buie in campagna diventano teatro silenzioso di incontri segreti, amori, misteriosi affari e oscuri delitti, come da libretto.
«È un vero onore per me occuparmi del buffone di corte più drammatico – afferma il regista Antonio Albanese. – Considero Rigoletto un’opera impetuosa capace di esaltare passione e amore, vendetta e potere. Animare e incastonare questo capolavoro all’interno dell’Arena di Verona, per di più per i cento anni di questo spazio unico al mondo, mi rende felice. Cercherò di esaltare questa storia struggente, impegnandomi con autentica devozione e passione, promettendomi e promettendo di non impossessarmi dell’opera.
I CAST
Le quattro rappresentazioni dal 1 luglio al 4 agosto 2023 schierano in scena un cast di stelle, a cominciare dal protagonista, in cui si alternano alcuni fra i baritoni più richiesti di oggi: Roman Burdenko, Ludovic Tézier, Luca Salsi – nessuno dei quali ha mai affrontato questo ruolo a Verona – e Amartuvshin Enkhbat, che proprio in Rigoletto esordì in Arena nel 2017. L’amatissima figlia Gilda è impersonata da due specialiste quali il soprano armeno Nina Minasyan – già applaudita Violetta – e la statunitense Nadine Sierra, che il 4 agosto farà il suo debutto scenico areniano dopo una presenza in concerto nove anni fa. Le sorprese non mancano nemmeno sul fronte tenorile: l’azero Yusif Eyvazov, storico amico dell’Arena, che ha scelto anche per cimenti impegnativi in nuovi personaggi, interpreta per la prima volta il Duca nelle recite dell’1 e del 7 luglio; oltre a lui per una data ciascuno faranno il loro atteso debutto in Anfiteatro due diversi e prestigiosi Duchi quali Juan Diego Flórez e Piotr Beczała. Non da meno sono i ruoli di Sparafucile e Maddalena, fratelli in (mal)affare: esordio areniano per il basso Gianluca Buratto e conferma per il giovane mezzosoprano Valeria Girardello. Nei ruoli di fianco si riuniscono esperti e giovani talentuosi: Agostina Smimmero (Giovanna), Gianfranco Montresor (Monterone), Nicolò Ceriani (Marullo), Riccardo Rados (Borsa), Matteo Ferrara e Francesca Maionchi (Conti di Ceprano), Giorgi Manoshvili (usciere), Elisabetta Zizzo (paggio).
A dirigere il cast internazionale, nonché l’Orchestra della Fondazione Arena di Verona e il suo Coro maschile preparato da Ulisse Trabacchin sarà il maestro Marco Armiliato, già Direttore Musicale dello scorso Festival.
LE PAROLE DEL SOVRINTENDENTE E DIRETTORE ARTISTICO CECILIA GASDIA
«Abbiamo scelto una narrazione di Rigoletto che fosse allo stesso tempo vicina e lontana, chiara ma intrigante, un passato recente vagamente familiare. Verdi utilizzava Hugo, Shakespeare, Schiller e Dumas per parlare al pubblico del suo tempo: mentre scriveva, la sua quotidianità si infiltrava nei soggetti più romantici e nei personaggi più archetipici per dar loro una vita nuova, “inventando un vero” più potente di qualsiasi imitazione. La felice trovata de “La donna è mobile” ne è un esempio: una melodia che si incide subito nella mente – si racconta che Verdi chiese il massimo riserbo per non farla uscire dalle prove neanche canticchiata – e la canta un potente all’osteria, il personaggio più nobile della locandina che si mescola agli umili per i propri scopi. E il protagonista, il personaggio più profondo e complesso, è anche il più emarginato socialmente: un antieroe modernissimo».
C.S.M.
Ufficio Stampa, 21 febbraio 2021
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